Ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere per dare il tempo tecnico alla difesa di esaminare il fascicolo M.I., l’imprenditore di Isernia finito al centro dell’operazione ‘Metamorfosi’ messa a segno qualche giorno fa dalla Squadra Mobile. Il 30 enne è stato confinato agli arresti domiciliari, perché accusato di estorsione e truffa nei confronti di un 66enne, anche lui residente nel capoluogo pentro.
Accompagnato in tribunale dal suo legale Maurizio Carugno per l’interrogatorio di garanzia, ha deciso dunque di non rispondere alle domande del Gip Michela Sapio.
Pesanti le accuse formulate nei confronti dell’uomo, a seguito delle indagini partite dalla denuncia della vittima.
Agli investigatori il 66enne ha raccontato che tutto era cominciato qualche tempo fa. Un giorno ebbe un diverbio con una persona e raccontò l’accaduto al 30enne, suo conoscente. Una storia che sembrava finita lì, invece qualche giorno dopo il truffatore lo ha ricontattato per avvisarlo che a seguito di quella lite sarebbero partiti dei procedimenti penali a suo carico.
Gli ha proposto però il suo aiuto, naturalmente in cambio di denaro.
L’incubo ha avuto inizio così. «L’arrestato – hanno riferito dalla questura – ha posto in essere, inizialmente, nei confronti del 66enne, una condotta estorsiva minacciando di riferire ai suoi familiari le sue fantomatiche vicende giudiziarie e poi successivamente con artifizi e raggiri, nel corso di 4 mesi si è fatto consegnare circa 40.000 euro in contanti».
Ma c’è di più. Il truffatore, con pregiudizi di polizia per reati contro il patrimonio, ha dimostrato di essere particolarmente bravo nel modificare il tono di voce ed il linguaggio ogni qual volta ha contattato la vittima per richiedere somme di denaro utili ad evitare i fantomatici procedimenti penali. A volte si è presentato a suo nome, altre volte come un immaginario avvocato che avrebbe dovuto curare gli interessi della vittima facendogli recuperare l’ingente cifra già spesa.
Raccolta la testimonianza sono partite le indagini. E nel giro di pochissimo tempo, grazie anche a numerosi presidi tecnologici e innumerevoli servizi di osservazione e controllo, sono stati messi insieme molteplici elementi utili a riscontrare le dichiarazioni del 66enne.
Il quadro indiziario raccolto a carico del 30enne è stato pienamente condiviso dal Gip che ha emesso la ordinanza cautelare.

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