Un ingresso in Giunta turbolento quello di Umberto Di Giacomo per via della scelta sofferta del sindaco di effettuare il turn over con un assessore eletto, Domenico Di Baggio.
Eletto con oltre 280 preferenze tra le fila di Volt, poi diventato fondatore e capogruppo di Comunità Attiva, Di Giacomo è pronto però ad incidere in città in materia di verde e parchi urbani, ma anche di scuole e istruzione alla luce delle deleghe assegnate dal primo cittadino alla new entry dell’esecutivo Castrataro. Con il neo assessore abbiamo trascorso alcuni momenti per parlare dell’avvio di questa nuova esperienza dopo i due anni e mezzo passati tra i banchi della maggioranza come consigliere comunale, e tracciare quindi il percorso da qui alla fine del mandato.
Assessore Di Giacomo, si può dire che con l’ingresso in Giunta inizi ora un percorso nuovo per lei, ma anche per l’amministrazione di Isernia?
«Sicuramente per me inizia un percorso molto più operativo, in cui tutto si misurerà sul “fare” anziché sul “dire”, sebbene io da consigliere comunale abbia comunque spesso prediletto il fare al dire, appunto, così come hanno fatto molti miei colleghi in Consiglio. Adesso inizia un percorso nuovo, molto stimolante e interessante da affrontare con umiltà e rispetto per tutti. Da assessore si ha a che fare con tantissime persone, ognuna con le proprie esigenze, quindi bisogna agire con equilibrio e grande senso di responsabilità. Per quanto riguarda l’amministrazione di Isernia, invece, forse sarebbe troppo dire che incominci un nuovo percorso. Per me di sicuro c’è stato un grande cambiamento».
Se lo immaginava così turbolento, questo inizio? In Aula la minoranza è stata molto dura, si è parlato anche di “ricatto politico” con riferimento alla decisione di staccarsi da Volt e creare il gruppo di Comunità Attiva. Come risponde?
«Ci ha già pensato il sindaco a rispondere in Consiglio comunale alle accuse mosse dalla minoranza, mi sento di sposare in pieno quello che ha detto Piero, che ha evidenziato come il mio ingresso in Giunta non sia dipeso affatto dalla nascita del gruppo di Comunità Attiva. Sarebbe accaduto lo stesso anche se fossi rimasto in Volt, semplicemente per una questione di numeri, perché lo voglio ricordare: i voti di Volt sono stati quasi doppi rispetto a quelli, ad esempio, dei 5 Stelle che hanno un assessorato. Se proprio volessimo fare quindi dei calcoli numerici nella maniera più giusta possibile, è normale che se c’è un assessorato con la metà dei voti, chi ne ha il doppio deve averne due. Non c’entra nulla, quindi, la nascita di Comunità Attiva, che nulla ha a che vedere con una qualsivoglia forma di “ricatto politico”, come è stato definito da alcuni».
Ad ogni modo, si è chiuso un capitolo e se ne è aperto un altro.
«Sì e no, nel senso che il lavoro di consigliere comunale può essere tranquillamente svolto in continuità e in collaborazione con quello dell’assessore, perché come ho detto anche in Consiglio comunale senza i consiglieri non ci sarebbero assessori, sia dal punto di vista istituzionale che operativo. I consiglieri ‘battono’ molto di più il territorio, sono spesso nn occhi e orecchie sulla città, rispetto a un assessore che invece agisce maggiormente negli uffici, rappresentando la parte esecutiva. I consiglieri spesso sono anche la testa, le idee che danno agli assessori per poter risolvere i problemi. Ho grandissimo rispetto per il lavoro e il ruolo dei consiglieri comunali. Lo sono stato e mi è piaciuto tanto, l’ho fatto con grandissima gioia e penso che tutti quelli che oggi sono in amministrazione facciano lo stesso. A loro va un grandissimo plauso da parte mia».
Quali sono i suoi impegni a breve e lungo termine?
«Ora si apre la grande stagione del verde, quindi adesso mi sto già impegnando affinché ci sia un una attenzione particolare sul tema, con gli uffici che si sono già messi in moto repentinamente per far sì che sulla cura ambientale ci sia quella sensibilità che come gruppo ci contraddistingue e ci permetterà di avere una visione ecosistemica. Si tratta infatti di una delega che a noi piace molto, parlo di me ma anche del mio gruppo, quindi la eserciteremo nel miglior modo possibile. Per gli impegni a lungo termine invece è ancora troppo presto per entrare nei dettagli, ci sono una serie di progetti in cantiere ma è importante che si concretizzino. Quello che al momento posso dire è che vorrei che fra due anni e mezzo, quando lascerò il mio incarico, Isernia sia una città più verde e più a misura di bambini».
Nei giorni scorsi si è parlato molto del degrado nella zona della sottopasso ferroviario, dopo alcune denunce dei residenti. Cosa si può fare concretamente per cambiare le cose?
«Quella del sottopasso ferroviaria è una questione annosa, per cui si incrociano diversi livelli di competenze. Per quanto riguarda il problema della manutenzione ordinaria, come ad esempio quello dell’acqua che fuoriesce da una scalinata, con l’assessore Monaco abbiamo sempre segnalato in modo puntuale la situazione a chi di competenza, in particolare a Ferrovie dello Stato. Poi c’è un progetto di riqualificazione. Quello che mi dispiace, però, è vedere che sul tema sono state mostrate dalla stampa immagini non veritiere, ad esempio sull’erba alta, mentre l’erba alta ormai non c’era già più. La stampa ha diritto di criticare, ma in modo costruttivo… se poi si vuole fare politica è un altro discorso».
Come giudica complessivamente questi primi due anni e mezzo di amministrazione?
«Adesso si sta seminando tantissimo, questi primi due anni e mezzo di amministrazione sono serviti a piantare tanti piccoli fiori che poi in città dovranno sbocciare. Sono convinto che si sia lavorato bene e che siano state fatte delle scelte in coscienza, in onestà, in trasparenza e con il massimo del rispetto verso i cittadini».
Pensa che l’esperienza del centrosinistra nel capoluogo pentro sia un modello replicabile anche altrove, oppure è destinato a restare un caso isolato?
«L’esperienza che ha portato Piero Castrataro a diventare sindaco di Isernia è stata costruita dal basso, con un entusiasmo crescente man mano che si è andati avanti nella campagna elettorale. Piero era la persona giusta, al posto giusto, nel momento giusto. Nessun altro probabilmente avrebbe vinto le elezioni al posto suo, e io sono felice di aver scelto e sostenuto dal primo momento la sua candidatura, nella fase di definizione del tavolo politico, quasi tre anni fa. Lo rifarei convintamente ancora oggi. Non so quindi quanto sia replicabile altrove il modello di Isernia, bisognerebbe trovare delle condizioni simili per quanto riguarda il contesto di partenza, ma anche le personalità in gioco, l’entusiasmo che ad esempio noi come Volt, poi successivamente diventati Comunità Attiva, abbiamo portato per dare un valore aggiunto in termini di entusiasmo a quella coalizione. Non è una cosa semplice e niente affatto scontata».

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