Federico Marazzi non ci sta. E a stretto giro di posta replica a Franco Valente. Il professore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, che dal 1984 collabora agli scavi e coordina le operazioni, risponde punto per punto all’architetto il quale, ricordiamo, è Conservatore onorario del sito di San Vincenzo al Volturno come da nomina della Regione Molise.
A Marazzi, dunque, in merito all’articolo dal titolo “San Vincenzo al Volturno. Scavi fuori stagione” «corre l’obbligo di rettificare una serie di affermazioni in esso contenute assolutamente false o fuorvianti per chi legge».
«Prima cosa – scirve il professore -: dove sta scritto che tutti i manuali di archeologia sconsiglino di scavare in autunno? A parte il fatto che il mese di settembre è per larga parte un mese che ricade astronomicamente nella stagione estiva, nella maggior parte dei casi gli scavi archeologici (quando non determinati da esigenze di emergenza o di interesse pubblico) vengono svolti di preferenza proprio nelle stagioni di passaggio, onde evitare il picco della calura, che alle nostre latitudini può comportare disagi e rischi per chi opera non secondari. Fra l’altro, se quest’anno si fosse scavato a San Vincenzo al Volturno nel mese di agosto, ci si sarebbe trovati di fronte ad una piovosità tale da causare problemi assai maggiori di quelli che il tempo previsto per il mese corrente sta presentando».
Poi, «il signor Valente, stando all’articolo, affermerebbe che sarebbe stato lui a richiedere l’intervento sullo scavo dei Carabinieri, al fine di identificare chi vi stesse scavando. Le cose sono andate in realtà in maniera diametralmente opposta. Ieri mattina (martedì, ndr) il signor Valente ha iniziato a far volare un drone sopra l’area di scavo, senza chiedere previa autorizzazione né al sottoscritto che lo dirige, né alla Soprintendenza che ne ha dato concessione, né al Polo museale che gestisce l’area, né alle persone presenti sullo scavo, che hanno vista a propria insaputa invasa la loro privacy, né preoccupandosi dei potenziali rischi che il volo di un drone può comportare per chi si trovi al di sotto del proprio raggio di azione. Siamo stati perciò noi a dover chiedere l’intervento della forza pubblica affinché cessasse questa irruzione non richiesta».
Un altro capitolo è quindi dedicato «all’autorizzazione allo scavo»: «Essa – ha spiegato Marazzi – è di esclusiva competenza della Soprintendenza che rilascia le concessioni e il terreno su cui esso si sta svolgendo ricade nelle particelle catastali la cui pertinenza è stata già trasferita al Demanio dello Stato. Valente parla anche dell’assenza di archeologi molisani sullo scavo. È questa un’osservazione che mi lascia letteralmente interdetto. Fermo restando che da noi sono i benvenuti studenti di qualunque provenienza – ivi inclusi quindi quelli molisani – che desiderino maturare su questo sito i propri crediti formativi, posso assicurare che nel corso degli anni sui cantieri che io dirigo di molisani ve ne sono stati parecchi, sia a San Vincenzo al Volturno che altrove. Ma mi domando: averne di provenienza diversa non dovrebbe costituire un motivo di orgoglio, dato che in questo modo si dà l’opportunità di conoscere il territorio regionale a persone che magari non lo avevano mai visitato? E, se si seguisse lo stesso criterio, all’Università del Molise dovrebbe allora essere vietato aprire e gestire scavi di ricerca in regioni diverse dalla propria? Una delle caratteristiche principali della ricerca scientifica non dovrebbe essere esattamente quella di far lavorare insieme le persone a prescindere dalla loro origine per il comune obbiettivo del progresso della conoscenza?».
Il professore replica poi anche in merito alla richiesta del Conservatore onorario di una ispezione parlamentare sul sito. «Personalmente, sarei più che onorato – come ho fatto mille volte in passato – di ricevere delegazioni istituzionali sul sito per descrivere loro il lavoro della mia équipe, ma anche per raccontare perché, a mio avviso, San Vincenzo al Volturno non sia finora decollato come meriterebbe e perché sia a forte rischio la sua candidatura nei siti Unesco patrimonio dell’Umanità».
Infine, il prof Marazzi conclude: «C’è insomma veramente da domandarsi il perché di tanto accanimento nei confronti di un gruppo di archeologi che opera sul sito ad esclusivo beneficio della formazione didattica e della ricerca scientifica. E c’è anche da chiedersi quale dovrebbe essere il danno che deriverebbe al sito di San Vincenzo al Volturno dal fatto che persone qualificate continuino a lavorarvi per riportare alla luce la sua storia, riscoprendone parti sinora inesplorate. Ma soprattutto c’è da chiedersi – e lo ripeto forse per la milionesima volta – a chi giovi sollevare ciclicamente polemiche come quelle riportate dall’articolo, che servono solo ad ostacolare, se non a bloccare, qualsiasi azione seriamente costruttiva per affrontare le tante sfide che un luogo come San Vincenzo al Volturno presenta. E la Regione Molise, di cui Valente si dice rappresentante, vuole veramente che questi siano lo spirito e l’atmosfera entro cui far crescere il dibattito per il futuro del sito?».

3 Commenti

  1. Pietro Mastronardi scrive:

    Mi fate sentire l’altra campana?

  2. Pietro Mastronardi scrive:

    Ci fa sentire anche l’altra campana? Per nascita agnonese oltre per costume sono abituato a sentirne più di una. Grazie.

  3. Franco Valente scrive:

    Carneade, chi era costui?
    In genere misuro la pochezza di una persona quando invece di chiamarmi architetto Valente mi chiama “signor Valente”.
    Io signore non sono mai stato, ma chi mi chiama così pensando di diminuire il mio nome ha sbagliato strada, portone e tuzzuraturo…

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.