È stata una giornata campale quella di ieri per Ceppagna. La rivolta annunciata dai residenti contro l’arrivo degli immigrati è al momento sospesa. L’incontro con i vertici dell’amministrazione comunale è servito alla fine a stemperare la tensione.
L’accoglienza per la frazione sarà limitata a sei extracomunitari e non «oltre 60» come paventato dalla comunità ceppagnola che per domenica aveva indetto un’assemblea in piazza. L’assemblea è stata così congelata in attesa degli eventi. Sei immigrati, in una frazione che comunque già da anni ospita stranieri che finora non hanno mai dato motivi di preoccupazione, sono un numero “accettabile”, hanno fatto intendere i residenti che ieri si sono recati in Municipio. «Lo Sprar è l’argine all’invasione che, quindi, non ci sarà né a Venafro né a Ceppagna», hanno rivendicato il sindaco Sorbo, il suo vice Ricci e gli assessori Tommasone e Potena presenti all’incontro. Il numero massimo concordato nell’ambito del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati è di 137 in tutto il territorio cittadino ed è comprensivo della settantina già presente nei Cat (centri di accoglienza temporanea). Come da bando e progetto Sprar presentato dall’associazione di cooperative che ha ricevuto l’aggiudicazione provvisoria (manca la definitiva perché la commissione sta ancora verificando tutti i requisiti tecnici) nella frazione ceppagnola è uno l’immobile indicato e che dovrà ospitare i sei immigrati previsti: in via XX settembre.
Altre ipotesi sono state categoricamente smentite dagli amministratori comunali. In particolare, il vicesindaco Alfredo Ricci con delega alle Frazioni ha assicurato che «opporremo più di un muro di fronte ad altre evenienze. Sei su 137 è un numero accettabile, di più no. Il senso dello Sprar è proprio questo, evitare invasioni e numeri incontrollabili. Con lo Sprar decide il Comune, qualora come sospettano i residenti le cooperative proponessero modifiche e altri immobili diremo assolutamente di no. Voglio segnalare – ha poi aggiunto Ricci – che almeno personalmente ho “ceduto al ricatto istituzionale dello Sprar” perché l’alternativa sarebbero stati i Cat e la gestione emergenziale della Prefettura che, com’è noto, tratta direttamente con i privati dove allocare gli ospiti. Chi afferma il contrario o è in malafede oppure è già da tempo in campagna elettorale». Insomma, sei e non di più. Parola dell’amministrazione comunale. I residenti non si fidano al 100% perché in questi giorni i lavori in corso ad una palazzina hanno insospettito e non poco. Tuttavia, dopo un vertice teso, i ceppagnoli hanno deciso di sospendere ogni protesta restando comunque vigili.
La Stampa di ieri titolava in prima pagina «Cresce il numero dei Comuni che accolgono i migranti». Tra questi Comuni c’è a pieno titolo anche Venafro che ha aderito allo Sprar «per evitare un numero doppio di extracomunitari e perché con un progetto serio c’è maggiore possibilità di integrazione». Lo Sprar inoltre è anche un’opportunità economica per le attività della città anche se a Ceppagna ormai non è rimasto più nulla, come hanno sottolineato gli abitanti: «Ci sentiamo abbandonati, ma almeno vogliamo salvaguardare quel pò di vivibilità e sicurezza che c’è rimasta. Ma se gli immigrati saranno sei non ci sono problemi. Tuttavia – è stato il pensiero della delegazione ieri in Comune – temiamo che una volta arrivati i primi sei il numero poi aumenterà, in quel caso la protesta sarà veemente». Anche la Prefettura, comunque, ha provato a mediare le posizioni anche se lo Sprar è ‘affare’ del Comune ribadendo che l’accoglienza deve essere diffusa e a piccoli gruppi. Impensabile, pertanto, decidere di “stipare” 50/60 immigrati in una frazione che conta poche centinaia di residenti. «La convenzione con le cooperative che si occuperanno del servizio parla chiaro – ha ribadito Alfredo Ricci -: qualsiasi modifica va avallata dall’amministrazione e noi non daremo mai l’ok a soluzioni che prevedono decine di immigrati a Ceppagna. Non se ne parla nemmeno, non esiste proprio una ipotesi del genere. Per questo abbiamo aderito allo Sprar, per decidere noi ed evitare ciò che è accaduto negli altri paesi. Pur stimando il prefetto Guida, persona di assoluto buonsenso, abbiamo preferito bloccare il numero e decidere noi».
Ciò ovviamente a patto che la commissione non riscontri problemi tecnici nell’affidamento del servizio con l’aggiudicazione definitiva all’unico concorrente rimasto in gara (un altro è stato escluso dal bando). Di tutt’altro avviso resta invece Adriano Iannacone. Il vicepresidente dell’assise civica e membro del gruppo Misto ha infatti ribadito che «è stato e resta un errore aver aderito allo Sprar: inoltre, si potrebbe ancora recedere in autotutela dall’affidamento provvisorio. I Cat stanno chiudendo, gli sbarchi sono diminuiti quindi chi ha deciso di approvare lo Sprar sta dicendo al governo gli immigrati che ancora ci sono mandateli qui a Venafro. Con il nuovo governo nazionale, poi, magari si cambierà totalmente la politica sull’immigrazione».
Sia come sia, al momento il dado sembra tratto: i ceppagnoli hanno concesso una tregua e sono pronti a deporre metaforicamente le armi, ma solo a patto che gli immigrati assegnati alla frazione siano 6 e non di più.

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