Chiusa definitivamente nel 1984, a seguito del terremoto, ha riaperto ieri il portone la chiesa di Sant’Antuono nel centro storico.
Dopo anni di lavori di messa in sicurezza, dunque, torna a disposizione una delle chiese più antiche della città. Ieri mattina cerimonia di “inaugurazione” in grande stile, alla presenza del vescovo della diocesi di Isernia-Venafro Camillo Cibotti, del sindaco Alfredo Ricci e di tanti cittadini entusiasti per la riapertura del luogo di culto. Ieri non ha riaperto solo Sant’Antuono però: a Venafro è stata riconsegnata pure la casa canonica che fungerà da centro Caritas.
Di «atto dovuto» nei confronti della comunità ha parlato Cibotti. Il quale ha poi sottolineato come l’attenzione della diocesi sia rivolta a ridare «sempre di più a Venafro il posto che le spetta, che è parte della nostra diocesi e come tale deve avere quell’importanza che non è solo nell’edificio ma in modo particolare anche nell’attenzione a quelle che sono le nuove povertà e le nuove esigenze e specialmente di chi è in difficoltà».
Dunque, «la realizzazione di tutto questo non può che darci tanta soddisfazione e spero che dia anche alla città di Venafro riferimenti ulteriori». Il vescovo si è detto entusiasta di «riscoprire la bellezza di questi luoghi» che adesso dovranno «accogliere nella carità i bisogni di tanta gente».
Visibilmente soddisfatto ieri mattina alla cerimonia anche don Girolamo Dello Iacono, responsabile edilizia di culto della dicoesi di Isernia-Venafro: «È stato restituito un pezzo di storia del territorio venafrano».
La chiesa nota come chiesa di Sant’Antuono è importante non solo per la sua posizione nel centro storico, ma anche perché nel 1911, seppure per un breve periodo, fu utilizzata da padre Pio (che soggiornava al convento di San NIcandro) per le confessioni. Il luogo era la sede della parrocchia Ss Martino e Nicola, attualmente ricade invece nella giurisdizione diocesana della parrocchia di Santa Maria di Loreto.
Ricordiamo che il consistente numero di chiese presenti sul territorio venafrano ha dato a Venafro l’appellativo di “città delle 33 chiese”. Si tratta di molte chiese di dimensioni ed epoche varie presenti nel centro storico e nella zona pedemontana. Purtroppo – come è evidenziato pure su Wikipedia – molti luoghi di culto oggi sono chiusi al culto e abbandonati. Da ieri, fortunatamente, non più Sant’Antuono.

Valente: una delle testimonianze più antiche dell’attività religiosa in città

Per scoprire la storia della chiesa riaperta ieri è necessario, oltre che sempre piacevole, attingere allo sconfinato “archivio” del blog dell’architetto venafrano Franco Valente. «Nel volume sulle origini e lo sviluppo della città di Venafro, che era la sintesi della mia tesi di laurea, nel 1979, tra le altre chiese riportai anche quella di S. Nicola e Martino, popolarmente detta di S. Antuono – scrive Valente -. Più precisamente S. Antuono dei porci, come veniva definito S. Antonio abate, per distinguerlo dall’altro detto di Padova: la chiesa di San Nicola e Martino è situata all’interno della cinta muraria del nucleo medioevale venafrano e rappresenta una delle testimonianze più antiche dell’attività religiosa della città».
Dunque, «il monumento, più volte trasformato nel tempo, fu costruito utilizzando in gran parte materiale proveniente da edifici romani». Poi «da alcuni particolari architettonici ancora esistenti nelle murature si può con certezza affermare che essa già esistesse prima del XIV secolo». Sia come sia, «fu certamente la sua preesistenza alla cinta muraria trecentesca a condizionare l’intero sviluppo della città quando questa si ampliò inglobando i vari borghi esterni alla cinta più antica. La chiesa in epoca barocca, trasformata con un intervento che risente delle correnti più affermate in tale epoca, assunse quel particolare aspetto che ancora la caratterizza, rappresentando l’elemento formale conclusivo di un percorso che si sviluppa dalla “via per dentro”, l’antica strada principale interna a Venafro».

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