Il patron di Oti, Antonio Rosati, e l’ex calciatore di Juventus e Varese, Bruno Limido, sono stati arrestati assieme ad altre sei persone nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano su una presunta frode fiscale da 250 milioni di euro. Per il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, la frode sarebbe stata realizzata nei settori della logistica, dei trasporti e del facchinaggio attraverso una rete di cooperative.
Per l’accusa Rosati, pur non figurando come proprietario, sarebbe di fatto stato a capo del consorzio Expo Job, che si accaparrava appalti in diversi settori attraverso offerte più vantaggiose dei competitor poiché non versava tasse né contributi ai lavoratori. Per gli arrestati è scattato anche il sequestro preventivo di beni per un valore di 63 milioni di euro. Le indagini, coordinate dal pm Carlo Nocerino, “hanno permesso – si legge in una nota delle Fiamme gialle – di accertare un articolato sistema di frode fiscale nei settori della logistica, del facchinaggio, del trasporto su strada e dei servizi alle imprese, attraverso l’utilizzo strumentale di consorzi e società cooperative. L’inchiesta è nata da un’attività effettuata da undici funzionari dell’ufficio centrale antifrode dell’Agenzia delle Entrate e si è sviluppata attraverso un metodo investigativo sperimentale promosso dalla Procura di Milano per contrastare l’evasione fiscale e contributiva che coinvolge anche personale dell’Inps e della Direzione territoriale del lavoro”. Difficile ipotizzare ora quali riverberi possa avere la vicenda giudiziaria di Rosati sulle Officine Tessile Italiane, la società nata sulle ceneri di Ittierre che faticosamente in quest ultime settimane stava cercando di muovere i primi passi.

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