Tossicodipendente incallito. Fuori controllo. Un caso ingestibile persino dal Sert. In questa trappola, vittima involontaria, una madre, che pur vedendo il figlio precipitare nel baratro della droga, ha provato dapprima con tutte le sue forze ad aiutarlo poi lei stessa è finita per diventare bersaglio di quella violenza inaudita causata dall’uso di droghe, dai postumi che il consumo quotidiano di stupefacenti provoca inesorabilmente sulla psiche di un essere umano.
È la drammatica storia di una madre di Campobasso e di suo figlio, ormai 43enne, che della droga ha fatto l’obiettivo della sua vita senza tentare mai di uscirne. E calpestando tutto ciò che attorno a lui poteva invece aiutarlo e recuperarlo.
Botte, maltrattamenti, violenza, sono diventate il pane quotidiano per questa madre disperata che alle richieste incessanti di denaro del figlio negli ultimi mesi, stanca, disperata e ormai sul lastrico ha iniziato a dire “no”. Tentando la strategia di piazzarlo con le spalle al muro ed indirizzarlo verso quelle comunità di recupero che forse potrebbero tentare l’ultima chance.
La spirale, dicevamo, si è stretta mesi fa.
Ma alle percosse quotidiane, ai soprusi, ai danneggiamenti causati in quel piccolo appartamento tra oggetti scagliati, arredi distrutti e porte divelte, questa madre ha sempre risposto non denunciando.
Poi l’amore per quel figlio si è trasformato in consapevolezza e dura coscienza di un problema che andava risolto. Perché la comprensione e l’aiuto ‘fai da te’ non era utile né sufficiente. Come sempre in questi casi.
Quindi la prima denuncia, poi la seconda, e ancora la terza fino all’intervento della Polizia.
Gli uomini della questura di Campobasso hanno raccolto testimonianze e molti altri elementi utili a ricostruire questo difficile dramma familiare.
I vicini hanno raccontato di urla e richieste di aiuto continue.
Hanno confessato di porte divelte e sconquassi ricorrenti.
Quindi gli agenti hanno relazionato al pubblico ministero. E la legge si è mossa per prassi: tutelare la madre e dare una nuova possibilità a questo figlio.
Dunque, per ora, dovrà stare lontano dalla sua casa familiare. Da sua madre. E da tutte quelle sicurezze che si accaparrava con la violenza per soddisfare il bisogno di droga. I servizi sociali proveranno ad indurlo a capire che a questo punto della sua vita soltanto una comunità di recupero potrebbe salvargli la vita. Diversamente ad attenderlo ci sarà il carcere.

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