La Costituzione dà alle Regioni la libertà di ‘allearsi’ mantenendo la propria autonomia per gestire servizi e affrontare problemi comuni. In questo senso, dice a Campobasso il presidente della Consulta Giuseppe Tesauro, la Marca Adriatica può diventare un ‘progetto pilota’.

“Secondo la norma costituzionale, una norma molto larga, si possono fare molte ipotesi, molti modelli. Per il momento non c’è una prassi di altre Regioni, quindi la Marca Adriatica si pone sostanzialmente in un contesto di libertà sancita dalla Costituzione. È interessante – spiega la quinta carica dello Stato – vedere come si svilupperà questa idea. Se andrà avanti potrebbe costituire un prototipo”. Il tema delle macroregioni, svela peraltro, fu affrontato nella discussione in Assemblea Costituente.

Ospiti d’eccezione per il convegno organizzato dagli Ordini degli avvocati e dei commercialisti e dal Centro studi molisano. Oltre a Tesauro, il presidente di Svimez Adriano Giannola. Proprio alla Svimez sarà affidata la supervisione su uno studio di fattibilità per la federazione di Marche, Abruzzo e Molise. Lo annuncia un consigliere dell’Assise regionale marchigiana, Dino Latini. Giannola, per parte sua, evidenzia che gli elementi tecnici “per avere una sostenibilità, per quel poco che abbiamo potuto vedere come Svimez, ci sono tutti”. Positiva, questa prospettiva, perché  “opposta all’idea della macroregione. La macroregione infatti – prosegue – comporta una unificazione che vuol dire creare una istituzione diversa rispetto a quelle già esistenti”.

La relazione la tiene il prof Giovanni Di Giandomenico, antesignano del progetto di Marca Adriatica. Ne ribadisce l’opportunità, strumento che ‘salva’ l’autonomia del Molise che è a serio rischio. Prima delle conclusioni di Tesauro il contributo del governatore molisano Paolo Frattura: “La Marca Adriatica  – rimarca – non mette in discussione la nostra identità e l’autonomia delle nostre Regioni. Mettiamo sul tavolo una ipotesi di organizzazione comune. Oggi siamo nelle condizioni di rilanciare organismi comuni che portino avanti opportunità di sviluppo comune nel rispetto delle peculiarità e della storia di ciascuno”. Un’opportunità importante  – chiude – “perché per la prima volta l’Europa riconosce la strategia delle macroregioni”.

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