I primi dati sono inequivocabili: l’Eliseo è una questione fra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. La marcia del Fronte nazionale è arrivata sulla porta del potere in Francia. Ad un passo, anche se tutti gli altri partiti si sono affrettati a dare indicazione di convergere sul candidato liberal-socialista.
Gli exit poll e i risultati non sorprendono il governatore Frattura, che si dice convinto della vittoria al ballottaggio di Macron. «È l’enfant prodige del presidente Hollande – spiega -, il cui partito oggi evidentemente paga lo scotto di scelte impopolari. I francesi hanno insegnato al mondo cosa vuol dire la responsabilità e con senso di responsabilità al turno successivo sceglieranno Macron».
Guardando le percentuali dei primi risultati, la sinistra moderata sembra essere scomparsa, annientata. Il governatore del Molise non è d’accordo: «I socialisti hanno votato Macron. E al ballottaggio lo voteranno anche gli elettori di Fillon. La Francia è la nazione più conservatrice del mondo. In ballo c’è conservare o meno lo spirito europeista. Escludo che Fillon, per quanto di destra, possa convergere su Le Pen».
Le Pen ha comunque ottenuto un risultato lusinghiero. Insomma, non teme che in Italia possa accadere altrettanto? «Sono tanti i fattori che possono determinare un’elezione, a partire, appunto, dalla legge elettorale, dalla riforma costituzionale. Oggi ogni pronostico è fuori luogo. Molto dipenderà dalla norma con la quale andremo a votare per il rinnovo del Parlamento. Ecco, ricordo che quando Massimo D’Alema invitava a votare “no” per il referendum del 4 dicembre scorso, prometteva in 60 giorni la proposta di riforma elettorale e costituzionale. Sono passati cinque mesi e nessuno, al di fuori di Renzi, ne parla più. Come si dice: fare finta di cambiare, affinché nulla cambi».
Tornando al risultato francese, Frattura mette in conto anche «le questioni giudiziarie che hanno coinvolto moglie e figli del candidato conservatore. C’è un procedimento anche per la Le Pen, ma il suo caso è meno ‘antipatico’». Secondo Frattura, dunque, Macron ha raccolto tanti consensi nel centrosinistra. E, a parere del governatore molisano, sarà lui a guidare l’Eliseo. Vedremo.
Se vivesse in Francia anche Michele Iorio al ballottaggio voterebbe per Macron. Dal voto per l’Eliseo, comunque, arrivano indicazioni interessanti. L’ex presidente della Regione analizza l’affermazione di Le Pen e il fatto che «si è squagliato il Partito socialista». C’è un quadro, dice, «molto differente rispetto a prima». La sinistra radicale ha ripreso vigore, sintomo pure questo che il popolo chiede di essere ascoltato. I voti per Le Pen, prosegue Iorio, «devono servire ad orientare le scelte». Non affiderebbe a quella forza politica, e quindi a quell’elettorato, «il destino di una Nazione» ma allo stesso tempo ritiene che «la politica non possa non ascoltare i cittadini». La «demonizzazione di una parte consistente di elettorato significa nascondere la testa sotto la sabbia e in questo modo i problemi poi esplodono». In Italia, conclude il capo del centrodestra molisano, la situazione francese non è replicabile, soprattutto se il fronte moderato riuscirà a ricompattarsi. In questo caso, «le spinte lepeniste sarebbero riassorbite nella proposta complessiva, che avrebbe delle accentuazioni su alcuni temi che io per certi aspetti condivido pure».
Chi voterebbe al ballottaggio? Antonio Federico, portavoce M5S a Palazzo D’Aimmo scarta la domanda. «La decisione spetta ai francesi. Chiunque dei due vinca e sarà presidente, per noi sarà un interlocutore». Sulle indicazioni che arrivano dal primo turno per l’Eliseo, commenta: «La sinistra ha perso forza, in Francia e in tutta Europa. C’è da tempo questo scollamento. I partiti di estrema destra invece sono sempre più forza. Io credo ci sia bisogno di un’alternativa politica seria: più credibile rispetto a quella della sinistra che si sta sfaldando ma allo stesso tempo più incisiva di quella della destra populista». In sintesi: non si può rincorrere Le Pen.

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