Società civile, movimenti civici e partiti moderati fanno appello da settimane al presidente del Tribunale di Isernia Vincenzo Di Giacomo affinché accetti di candidarsi alla guida della Regione.
Lui risponde a poche settimane dalla definizione di liste e alleanze (se pure non il 4 marzo per le regionali si dovrà votare entro fine aprile): «Per esclusivo spirito di servizio e nel superiore interesse di questa nostra terra, potrei anche compiere il grande sacrificio personale e professionale che mi viene richiesto, quello della rinuncia a tutte le mie funzioni attuali». Non nasconde la sensibilità all’apprezzamento ricevuto e al richiamo «al senso di responsabilità nei confronti della mia modesta persona di umile servitore dello Stato».
Disposto al «sacrificio» che però – rilancia – non basterebbe. «Perché, a mio sommesso parere di cittadino, a questo sacrificio dovrebbe necessariamente accompagnarsi un altro elemento essenziale, quello della costituzione di una grande Coalizione Unitaria, trasversale ed inclusiva, una Coalizione non contro qualcuno ma per costruire qualcosa ed anzi per costruire grandi cose. Una Coalizione che ponga al centro del proprio programma il lavoro e l’impresa e quindi il rilancio dello sviluppo economico ed occupazionale, obiettivi questi da perseguire con fortissima accelerazione e con la massima determinazione, quella stessa determinazione con cui i nostri antichi Padri e Madri Sannite condussero le loro battaglie anche contro chi pareva invincibile».
Come la Grosse Koalition in Germania, che però si forma dopo le elezioni. Allora, meglio, un’alleanza per un governo di salute pubblica. Che rappresenterebbe, per Di Giacomo, «la naturale prosecuzione della battaglia intrapresa dal Comitato Unitario per la salvaguardia della Corte di Appello di Campobasso e dei Tribunali di Isernia e Larino, costituito su impulso dell’Associazione nazionale Magistrati del Molise da me presieduta, una battaglia che pareva persa in partenza e che invece fu vinta (sebbene il pericolo potrebbe ripresentarsi in futuro) proprio grazie al comune e compatto impegno di tutti, di tutte le componenti della società civile e politica che vi presero parte. La soppressione di questi uffici avrebbe altrimenti innescato un deleterio effetto a catena,con l’ulteriore soppressione di tanti altri uffici giudiziari e non giudiziari sia pubblici che privati e quindi con danno gravissimo per il nostro tessuto socio-economico».
Come il Comitato, da lui promosso e presieduto, Di Giacomo propone una Coalizione Unitaria che «prosegua tale lavoro, puntando direttamente al forte rilancio economico ed occupazionale di questa regione, il cui territorio rischia oltre tutto di essere diviso e smembrato in vari pezzi che verranno accorpati alle regioni limitrofe (come già accaduto purtroppo per vari enti ed istituzioni presenti in regione) laddove sarebbe invece necessario interagire con le regioni limitrofe, ma preservando la nostra identità storica, culturale, geografica e socio-economica».
La proposta è un azzardo politico, il giudice non nasconde di esserne consapevole. «Ma resto convinto che i partiti dell’intero schieramento politico dovrebbero riuscire anche nell’attuale momento storico a compiere un grande atto di amore verso questa nostra terra, facendo un passo di lato per coalizzarsi con entusiasmo in appoggio alla spinta civica, anche se da posizioni politiche distanti tra loro, così da dare vita ad una grande Coalizione che non si risolva in un calderone, ma che punti, per il tempo limitato di una legislatura (per poi tornarsi all’ordinaria dialettica politica), ad obiettivi programmatici comuni e condivisi e nella quale confluiscano anche (ed anzi soprattutto e prima di tutto) le forze migliori della società civile, sia laiche che religiose. Una Coalizione che sia governata da un terzo garante super partes (non necessariamente individuabile nella mia modesta persona, dato che in questi mesi sono stati fatti pure altri nomi di donne e di uomini autorevoli che potrebbero egregiamente rivestire tale ruolo) e che sia volta alla formazione di un governo di emergenza e/o di solidarietà regionale (quali se ne sono già visti pure in campo nazionale nei momenti di massima criticità, come nel secondo dopoguerra o ai tempi del terrorismo rosso e nero), al fine di far fronte all’attuale fase di gravissima criticità, al fine di combattere i nostri veri nemici, che si chiamano crisi economica, disoccupazione, emigrazione, desertificazione e povertà».
La prima investitura nei confronti di Di Giacomo è arrivata circa un mese fa da cinque movimenti civici, fra cui quelli guidati da Massimo Romano e da Giuseppe Astore. Qualche giorno fa l’endorsement del Polo dei moderati, protagonista e costruttore ne è il leader dei Popolari per l’Italia Vincenzo Niro. In mezzo, molte indiscrezioni sul gradimento di pezzi da novanta del centrodestra molisano, a partire dall’eurodeputato Aldo Patriciello e da Forza Italia nel suo complesso senza dimenticare Angela Fusco e i sovranisti. Il richiamo alle «forze migliori della società civile» si è colto anche fra le righe nel discorso di fine anno del presidente del Consiglio Vincenzo Cotugno, che ha auspicato che la nuova classe dirigente sia appunto espressione del Molise migliore per salvare l’autonomia e il futuro della regione.
Questo il quadro, che Di Giacomo mira dunque a consolidare e allargare ribaltando l’appello che a lui viene rivolto. La politica, continua così la sua analisi, deve tornare a essere servizio alla collettività, «per far sì che l’interesse generale prevalga sull’interesse particolare, che la politica non si risolva in meri personalismi, divisioni e spaccature, odi di partito, polemiche controproducenti, doppiezze e ipocrisie, sterili attacchi personali dettati dalla corsa alle poltrone, favoritismi clientelari, abusi di potere o peggio ancora corruzione e concussione, ma che prevalgano il rispetto delle regole, l’onestà, la trasparenza, la competenza, l’efficienza e l’abnegazione».
Ai più sembra solo un sogno. «Io dico che allora – è la risposta del magistrato – è ancor più necessario ed urgente costruire una squadra di sognatori, che organizzi un esercito di sognatori i quali, proprio per tale motivo, saranno invincibili e riusciranno così a trasformare questi sogni in realtà. Io sono uno di questi sognatori, e perciò sogno la nascita di una Coalizione Unitaria, sogno che venga compiuto questo grande atto di amore verso la nostra terra, per ridare a tutti la speranza in un futuro migliore, per ribaltare le sorti economiche ed occupazionali dei nostri territori, per scrivere tutti insieme una pagina della storia di questa regione destinata ad essere tramandata e ad essere letta dalle generazioni future, per rendere un doveroso omaggio ed un doveroso servizio a questa nostra terra ed a tutti coloro che la abitano».

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