Ha trascorso la notte all’ex Gil. Padrone di casa e padrone del desk: nel senso che è lui a pigiare i tasti del computer e inviare allo schermo i risultati man mano che arrivano – non proprio rapidamente – al sistema che ha il copyright della Regione.
Un sistema che è al suo primo test e sconta il rodaggio. A inserire direttamente i dati sono i Comuni. Per gran parte della notte, fino alle cinque, nella sala stampa allestita dalla Regione c’è anche il candidato del centrosinistra Carlo Veneziale. Con quello che è stato il suo presidente di giunta finché – dopo la candidatura – ha lasciato la carica di assessore, Veneziale consulta i dati. Poche parole, a volta solo uno sguardo come commento. «Ci sentiamo in questi giorni», infine. Così Carlo saluta Paolo.
Il tempo di andare a casa e rimettersi in sesto. A metà mattina, Paolo Frattura è di nuovo sotto i riflettori. Il presidente uscente partecipa a uno spazio della Tgr Rai Molise insieme al suo successore. La stretta di mano con Toma anticipa il passaggio di consegne dei prossimi giorni.
Prima di far scendere il sipario su una maratona elettorale che non lo ha visto direttamente in campo, Frattura analizza con Primo Piano i dati elettorali. E apre già, spalanca in realtà, la finestra sul congresso regionale del Pd.
Affluenza, vincitori e sconfitti di queste regionali: presidente, lei che idea si è fatto?
«Partiamo intanto da una partecipazione di 30mila elettori in meno rispetto alle regionali del 2013 e 10mila in meno rispetto alle politiche del 4 marzo. È il primo dato che dovrebbe farci riflettere, visto che il tema delle regionali dovrebbe essere ancora più sentito dal cittadino che si vede direttamente coinvolto dalla programmazione dell’amministrazione. Quanto al secondo aspetto, c’è una vittoria del centrodestra rispetto ai 5 Stelle con un dato significativo: la differenza dei voti in percentuale dell’una coalizione rispetto al dato delle politiche e dell’altra, i 5 Stelle, rispetto sempre alle politiche. Terzo aspetto, purtroppo, la sconfitta del centrosinistra. Un grande ringraziamento va al candidato presidente Carlo Veneziale che ce l’ha messa tutta ma che purtroppo non ha goduto del consenso legato alla ritrovata unità, semmai ha pagato le conseguenze di questa esasperante litigiosità tra i pezzettini del centrosinistra che hanno portato a questa sonora bocciatura, non di Carlo Veneziale ma della proposta del centrosinistra. Già solo il Pd dimezza quasi il suo consenso: il 9% rispetto al 15,2 del 4 marzo con l’aggravante che, tranne Leu che supera di poco la soglia di sbarramento, addirittura le altre tre liste non partecipano nemmeno potenzialmente al riparto dei seggi. In Consiglio vanno due consiglieri del Pd che rappresenteranno la coalizione».
Quindi è principalmente il Pd, presidente, a dover compiere lo sforzo vero di ricostruzione del centrosinistra in Molise.
«Ritengo che oggi sia necessario fare un bagno di umiltà da parte di tutti, superare ogni tipo di personalismo e protagonismo, renderci conto che siamo stati capaci tutti – ciascuno con la propria responsabilità, io per primo – di distruggere un patrimonio di consenso che i cittadini ci avevano consegnato ininterrottamente dal 2013 in poi in tutte le scadenze elettorali. Quindi con la massima umiltà, una buona, profonda e serena analisi del voto per ripartire da subito per la ricostruzione del Pd alla guida del centrosinistra in Molise».
Che ruolo giocherà Paolo Frattura in questa ricostruzione? Torna all’attività di imprenditore, avrà più tempo libero…
«Per quanto riguarda le mie attività, diciamo che dovrò recuperare il tempo che finora a queste ho sottratto, quindi non avrò più tempo libero… Certo, ci saranno minori impegni istituzionali, non avendo alcun ruolo, ma ci sarà comunque l’impegno professionale e imprenditoriale. Detto questo, sono iscritto al Pd, sono stato presidente di questa Regione grazie al Partito democratico, non finirò mai di ringraziare il Pd per questa opportunità, per la straordinaria esperienza di vita e di rapporti, che ho avuto modo di fare in questi anni. Quindi sarò, in quanto iscritto, simpatizzante, elettore e sostenitore del Pd, sono a disposizione del lavoro che, in squadra voglio sperare, intenderemo mettere in campo. Tutti insieme, senza pregiudizi, senza preclusioni e senza veti nei confronti di chicchessia. Il segretario è dimissionario – anche se dovrà formalizzare le dimissioni nella maniera prevista dallo Statuto -, per cui immediatamente si partirà la stagione congressuale».
Il Pd ha la responsabilità della ricostruzione, ma quanta ne ha avuta nella sconfitta pesantissima di oggi? Quanta responsabilità ha il gruppo dirigente del partito rispetto al 9%?
«Io ritengo sia inutile mettersi a individuare le responsabilità. Finiremmo col fare il processo alla persona, che oggi serve a nulla. Oggi, invece, l’umiltà ci deve mettere nelle condizioni di capire innanzitutto come mai la lista del Pd dal 14,8% del 2013, quando votarono 30mila cittadini in più rispetto ad oggi, scende al 9%. Quali sono gli errori fatti, non dal gruppo dirigente ma come dicevo prima da ciascuno di noi, e che cosa è il caso di fare da subito per ricostruire la credibilità del centrosinistra e del Pd. L’obiettivo di oggi non è cercare responsabilità perché finiremmo col perdere giornate piene senza risolvere nulla. Si tratta di capire chi c’è che vuole investire il proprio tempo, la propria credibilità, la propria professionalità, i propri rapporti, la propria voglia di riportare il Pd e il centrosinistra a godere della fiducia e della vicinanza dei cittadini per affrontare tutta la fase congressuale e le scadenze che dopo verranno».
Che regione lascia a Donato Toma? E qual è l’augurio al suo successore?
«Gli faccio un augurio di sereno, costruttivo e collaborativo lavoro con la sua maggioranza ma tenendo presente che in Consiglio regionale si fanno le leggi per il bene del Molise e che non è detto che alcune proposte non possano venire anche dalla minoranza. La campagna elettorale è finita, non si tratta più di contrastarsi sulla base di cose da promettere o per le quali ci si impegna per la legislatura ma si tratta di rimboccarsi le maniche e lavorare. Gli lascio un report – che abbiamo distribuito anche in questa campagna elettorale ai cittadini – che fotografa il Molise al 31 dicembre 2017 con un chiaro richiamo anche a quello che avevamo trovato al 31 dicembre 2012 perché lui possa farne l’uso che ritiene opportuno. Può cestinare quel lavoro o provare a valutare le eventuali ricadute positive che quel lavoro e le scelte difficili che abbiamo messo in campo determinano in termini di opportunità per il nostro Molise per i prossimi cinque anni».
rita iacobucci

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