«Un documento programmatico non è un sogno nel cassetto, al contrario è un impegno serio e responsabile da verificare nel tempo, ma sul quale oggi chiedo la vostra fiducia».
Per ogni paragrafo, le azioni che intende mettere in campo insieme alla sua maggioranza. Donato Toma vuole essere ricordato, ha detto, come l’uomo della concretezza.
Cinquantatre pagine, un discorso che comprende tutti i settori che il neo governatore intende cambiare o valorizzare. Le linee programmatiche che ha illustrato ieri a Palazzo D’Aimmo rappresentano il suo punto di partenza, la base costruita sullo status quo: quel che cioè ha trovato e la sintesi con cui lo ha reso noto.
Dalle attività produttive all’agricoltura, ma anche turismo, cultura e macchina amministrativa, i dipartimenti e le società partecipate.
Il primo pensiero, a «quanti in questo momento si trovano in condizioni fisiche ed economiche svantaggiate. Principalmente a loro va data una speranza che ci impegniamo a trasformare in certezza: tornare a credere in una società più giusta e solidale. Noi ci candidiamo ad operare in tal senso e ce la metteremo tutta». A margine della seduta, ha spiegato che l’impegno concreto in questo caso – dopo che l’approvazione del programma attuativo di assistenza ai disabili – consiste nel fatto che «tutti i finanziamenti che ci arriveranno in sede di riparto dei fondi per la povertà e dei fondi per la non autosufficienza siano indirizzati immediatamente sul territorio. Abbiamo fatto giunta alle 8.30 di sabato mattina perché avevamo questa delibera da fare per attribuire agli Ambiti i fondi pervenuti dal Ministero e dovevamo velocizzare».
Una delle parole chiave del suo mandato, ha aggiunto poi, è condivisione. Con le minoranze, che per lui non sono opposizione, con le parti sociali e con i cittadini: «Immagino un governo partecipato e allargato alla società civile, una casa aperta e trasparente dove ogni cittadino possa sentirsi “condomino” della Regione».
Nel merito delle questioni principali, sullo sviluppo la prima scossa del presidente. Quella che è quasi un allarme. Intanto, il Molise è «lontano dai dati medi nazionali», ha «infrastrutture precarie».
L’emergenza resta il lavoro: «Negli ultimi 10 anni sono emigrati 27mila molisani per cercare lavoro altrove, spesso al nord Italia ma anche all’estero. Nello stesso periodo un terzo del fenomeno migratorio ha riguardato unità lavorative qualificati, laureati e diplomati specializzati, ed è proprio a questi che bisogna guardare per il futuro».
Nel mirino del presidente c’è soprattutto un «non efficace utilizzo di fondi statali e comunitari». La spia lampeggia in rosso riguardo al Por. Mentre per il Psr ci sono «significativi dati di impegno delle risorse per i quali attendiamo, ovviamente, un riscontro qualitativo della spesa dall’attuazione dei diversi progetti finanziati» , il Por presenta «un bassissimo livello di spesa delle risorse messe a disposizione dall’Europa». Sul punto, ha riferito della nota del 3 maggio a firma del ministro De Vincenti che «evidenzia che per la nostra amministrazione, per evitare di incorrere nel disimpegno automatico, al prossimo 31 dicembre è fissato un livello di spesa complessiva del Por pari a 22,1 milioni di euro; al momento, il livello delle certificazioni è di 1,7 milioni appena il 5% dell’obiettivo di spesa annuale». Non sarà facile, ha ammesso, velocizzare ed evitare che tornino indietro le risorse. «Ma – ha assicurato – non ci tireremo indietro». In ritardo pure il Patto per il Molise: «L’asse dedicato alle imprese è fermo con spesa e impegni allo zero percento. Mi riferisco alle misure per la ricerca avanzata e per l’industrializzazione, per il miglioramento infrastrutturale delle zone industriali, per i bonus fiscali e contributivi, per la riqualificazione della Cittadella dell’economia e del polo fieristico di Campobasso». Accelerare, parola d’ordine per Toma anche riguardo all’area di crisi.
Quindi, fra le altre cose, nelle sue linee c’è la proposta al partenariato economico e sociale di un “Programma di risorse per le imprese e per l’occupazione per il prossimo biennio” mettendo a sistema «le risorse comunitarie e nazionali non utilizzate e altri fondi disponibili che ricercheremo con dedizione a livello ministeriale»; la richiesta di un tavolo nazionale per avere informazioni aggiornate sul contratto di sviluppo con Amadori per l’avicolo, sulle imprese che hanno risposto al bando di Invitalia per l’area di crisi e su quello regionale; la pubblicazione a breve degli avvisi per le risorse non attivate del Por 2014-2020 e Patto per il Molise.
Per la cultura, il governatore punta «alla produzione di eventi culturali che costituiscano un unicum che non è possibile trovare altrove» e alla «creazione di un marchio che possa identificare il Molise come eccellenza turistica, enogastronomica e culturale», a far diventare lo sport leva del marketing territoriale.
Le infrastrutture, altro capitolo importante. «Le nostre reti stradali statali, provinciali e comunali, le tratte ferroviarie con i loro disagi pressoché quotidiani, non sono in grado di fornire servizi accettabili. Viviamo – ha detto Toma in Aula – ormai da anni con “illusioni infrastrutturali croniche”. In passato, era stata “conquistata” la realizzazione di un tratto autostradale che attraversasse longitudinalmente il territorio, da Termoli a San Vittore, collegato al capoluogo da una bretella ed era stato addirittura indicato un termine entro il quale realizzare l’opera, ma il passato governo regionale ha inteso accantonare l’idea». A suo parere, «è arrivata l’ora di aspirare ad una viabilità a scorrimento veloce e a tratte ferroviarie che assicurino tempi celeri di percorrenza e costi contenuti. Se servirà, “batteremo anche i pugni”, perché il nostro obiettivo è far capire che non siamo mossi da mero campanilismo, ma dall’intenzione di creare un network con le regioni confinanti: un Molise migliore e ben integrato nel “Sistema Paese” è funzionale a tutti, non solo ai molisani». Altro obiettivo, un piano straordinario per l’edilizia scolastica.
E, ancora, la revisione degli accordi con le Regioni confinanti sul costo e il pagamento delle tariffe per la nostra acqua. Una scelta di merito che «va fatta e andava fatta anche prima».
Per la sanità ha ribadito due obiettivi: «Superamento del decreto Balduzzi chiedendo l’attivazione di almeno un ospedale Dea di II livello per regione, indipendentemente dal numero di abitanti; possibilità di istituzione a Campobasso di un polo clinico universitario. Nell’uno o nell’altro caso, la conservazione degli attuali quattro poli ospedalieri anche con modelli organizzativi innovativi che assicurino un’offerta sanitaria adeguata a livelli accettabili di assistenza».
Tra i tanti spunti, due ultimi di interessi. Sui costi della politica, ha annunciato «un’operazione tesa a legare il contenimento della spesa alla produttività» e quindi l’avvio di «una fase di studio e approfondimento dei sistemi premiali di remunerazione dell’attività politica per innescare un ciclo virtuoso». Infine, la sede di Bruxelles per Donato Toma deve diventare «la “casa” operativa, strategica e funzionale delle nostre imprese, dei nostri professionisti, del nostro sistema scolastico ed universitario, delle iniziative di cooperazione internazionale. O ci riusciamo e si chiude! Ma ci riusciremo!».
r.i.

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