Un professore che insegna all’università degli Studi del Molise, collegato a gruppi militanti di aspirazione suprematista e antisemita, giornalisti bolognesi e piemontesi, pensionati, un impiegato amministrativo e un cantautore.
Sono in tutto 11 gli indagati in tutta Italia dalla procura di Roma per i reati di offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica e istigazione a delinquere.
«Va a quel paese», «Bastardo», «Devi morire», «Il popolo prima o poi si ribellerà. Questo è quello che vi meritate». Queste alcune delle frasi trovate sui social rivolte al presidente Sergio Mattarella e sulle quali c’è un’indagine condotta dai carabinieri del Ros dall’aprile del 2020.
Ieri mattina i carabinieri del reparto anticrimine del Ros, coordinati dal procuratore capo Michele Prestipino, insieme ai pm Eugenio Albamonte e Gianfederica Dito, con il supporto dei comandi provinciali di carabinieri di Roma, Latina, Padova, Bologna, Trento, Perugia, Torino e Verbania, hanno eseguito due decreti di perquisizione emessi dalla procura di Roma.
Tra gli indagati e perquisiti c’è il professore di storia contemporanea dell’Unimol Marco Gervasoni. Storico e saggista, già nel settembre 2020 finì nella bufera mediatica per un tweet sulla vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein. «Ma che è, n’omo?» il commento di Gervasoni in riferimento alla Schlein sulla copertina de “L’Espresso”. La vicenda gli costò un richiamo formale da parte della Commissione etica a cui era stato deferito dal Senato accademico dell’ateneo. Il professore si difese sostenendo che il suo non era nient’altro che un esperimento sociale.
Nel 2019 la Luiss, in cui insegnava storia comparata dei sistemi politici, lo sollevò dalla docenza, a contratto, a causa di un altro tweet: « Ha ragione Giorgia Meloni, la nave va affondata. Quindi Sea Watch bum bum, a meno che non si trovi un mezzo meno rumoroso». E in passato Gervasoni era finito anche nel report dell’Osservatorio antisemitismo.
Copiosi i contenuti multimediali offensivi nei confronti del presidente Mattarella finiti tra le mani dei carabinieri del Ros tra l’aprile del 2020 e il febbraio 2021.
Le perquisizioni hanno portato al sequestro di numerosi dispositivi elettronici. Dagli accertamenti è emerso che il professor Gervasoni era in contatto, tramite la piattaforma social russa VKontakte, con gruppi e militanti di ispirazione suprematista e antisemita.
Tempestivo l’intervento del rettore dell’Università degli Studi del Molise, Luca Brunese, che ha condannato l’accaduto.
«Appresa dagli organi di informazione la notizia che un docente dell’Università degli Studi del Molise sarebbe coinvolto nell’indagine giudiziaria per offese sui canali social al Presidente della Repubblica, il rettore dell’Università del Molise, il professor Luca Brunese, esprime i più alti sensi di stima e la più profonda solidarietà nei confronti del presidente Sergio Mattarella, già ospite della nostra università nel 2016, oltre che l’assoluta fiducia nell’operato della magistratura. Il rettore – sottolineano dall’ateneo – ribadisce la ferma condanna dell’università rispetto a comportamenti o atteggiamenti che possano in qualunque modo ledere i valori e le istituzioni fondanti della Repubblica italiana e, seguendo gli sviluppi effettivi dell’inchiesta, è pronto a prendere, insieme agli organi accademici, ogni provvedimento necessario per tutelarli».

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