«Sono tornato in Molise per tre giorni, volevo passarli con gli amici. E poi sono pieno di esami. Certo non pensavo di ritrovarmi a dover gestire una cosa del genere».
Antonio Grosso ha 23 anni, segue un master europeo in ‘official statistics’ alla Sapienza. « Non ho mai pensato di andarmene dal Molise, anche se sto studiando fuori ho sempre voluto ritornare qui».
Sul suo profilo Fb le foto sul campo di rugby o in birreria con gli amici. Sorridente negli scatti. Impegnato, anche incazzato, in alcuni post. Venerdì era a Campobasso per una visita oculistica. Dopo la visita, avrebbe dovuto mangiare con un amico. L’amico è il ragazzo che ha insultato il presidente della Regione. «Non ricordo cosa ha detto, comunque niente può giustificare la violenza fisica», dice Antonio a Primo Piano Molise.
Lui stesso ha rivelato in un post su Fb di essere uno dei due giovani protagonisti dell’episodio che ha fatto in pochi minuti il giro delle redazioni. «Mi sono voluto esporre perché non ci stavo a passare per l’aggressore, a sentire questa narrazione dei fatti. Non è stato affatto così».
Dunque, la versione dei fatti di Antonio: insieme a un suo amico passa per via De Attellis. Nel gazebo di Osteria Ventotto c’è Donato Toma a pranzo con un il capo della sua segreteria politica. «Parlavamo di politica, sono stati fatti alcuni commenti e abbiamo girato l’angolo», sintetizza lui. Non ripete le frasi dette dal suo amico: «Non ricordo, sono ancora scosso per l’aggressione. Comunque, qualsiasi cosa abbia detto il mio amico la violenza non si può tollerare. Qualsiasi violenza verbale non può essere giustificata con la violenza fisica». I due ragazzi continuano a camminare verso via Roma, dove è parcheggiata la loro auto. Girato l’angolo (nella foto il tratto di via Roma dove è avvenuto il diverbio), «abbiamo visto questo omone che ci ha iniziato a inseguire e il mio amico è scappato. Io ero rimasto fermo, non avevo detto niente e mi sono fermato davanti alla macchina. L’uomo (Tiberio, ndr), tornando indietro si è avvicinato a me, ha iniziato a chiedermi: tu eri lì con il tuo amico? Ho risposto: sì, qual è il problema, stavamo andando a mangiare. Non ho alzato le mani, io ho giocato a rugby e sono stato allenatore di calcio, ho sani principi. Lui si è avvicinato e mi ha tirato una prima testata. Nel momento in cui cercavo di allontanarlo con il braccio sul petto, come mi hanno insegnato gli arbitri, ha provato a darmi una seconda testata. Avendo io creato questa distanza, ha sbattuto con il naso sulla mia fronte. Si è innervosito ancora di più, mi ha fatto volare gli occhiali, io non vedevo niente perché dopo la visita oculistica ero pieno di atropina, mi ha fatto sbattere contro la macchina e mi ha tirato due calci contro la schiena».
C’è un video, mandato in onda da un’emittente locale e ripreso da testate online, in cui si sente una persona urlare, una bestemmia e frasi concitate. Non era Tiberio, era Antonio: «Gli chiedevo di allontanarsi perché mi stava aggredendo», spiega. Dopo la testata e il resto, il ragazzo era fuori dai gangheri. «Ma il video è tagliato, mi sento solo io che gli dico di allontanarsi e non toccarmi».
Intanto, il suo amico che si era allontanato torna coi Carabinieri, prosegue il racconto Antonio, e il presidente della Regione con i poliziotti che «mi hanno visto palesemente sconvolto. Pensavo che quell’uomo fosse la guardia del corpo di Toma, mi sono sentito aggredito dalle istituzioni. Davanti alla polizia io mi rivolgevo a lui (Toma, ndr). Dicevo: presidente lo vede come è andata la situazione… Mi affidavo alla sua figura. Perché io posso non condividere quello che ha fatto durante la pandemia, ma lui mi deve tutelare».
Tornato a casa, il ragazzo si è fatto refertare a Riccia: «Contusioni e lividi. Tre, quattro giorni di prognosi».
Non ha ancora deciso cosa fare, «vedrò un avvocato per capire come muovermi. Sto ricevendo tantissimi messaggi di solidarietà, persone che mi vogliono aiutare anche a titolo gratuito. Già che mi dicono “ti credo” per me è tanto». E l’amico? In fondo è nato tutto da qualcosa che ha detto lui… «Guardi, sono io che ho subito l’aggressione, lui mi sta aiutando in questa vicenda. Non posso dargli la colpa, non mi ha aggredito lui. Qualsiasi cosa abbia detto il mio amico, poi c’è stata un’aggressione fisica ed è una cosa intollerabile. Fondamentalmente – ripete – erano critiche politiche».
Nei confronti di Maurizio Tiberio, aggiunge, non porta rancore. «Sono un rugbista, in campo ci si dava le mazzate, poi si faceva il terzo tempo e si risolveva tutto davanti a una birra. Se si fosse comportato in maniera differente per me sarebbe stato meglio, però mi ha creato tutta una serie di casini (la versione secondo cui lui ha aggredito il segretario di Toma, ndr) e non potevo non dire la mia. Se Tiberio avesse voluto parlare, io avrei risposto a parole. Non ho bisogno di ricorrere alle mani e non ho alzato le mani nei suoi confronti». ppm

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