Un anno e mezzo di consultazioni con le amministrazioni comunali coinvolte, confronti e dibattiti con cittadini e associazioni, con la Consulta per le aree protette e anche con il direttore generale del Ministero dell’Ambiente. Quindici i comuni molisani che entrano nella proposta di perimetrazione, tre livelli di ‘protezione’ decrescente che interesseranno l’ampia porzione di territorio che dovrebbe entrare nel parco nazionale del Matese e sul tavolo l’ipotesi di un marchio che caratterizzi le produzioni agroalimentari dell’intera area. Il condizionale è d’obbligo perché tutto è all’attenzione del ministero competente e dell’Ispra, ai quali spetta l’ultima parola sulle decisioni assunte dalla Regione Molise con le due delibere di Giunta, la 588 del 30 dicembre 2019 e la 2 del 10 gennaio 2020. Il punto su quanto fatto, sulle modalità con le quali si è arrivati alla proposta di perimetro dell’area parco (versante molisano) e sul perché siano state assunte decisioni che hanno scontentato più di qualcuno, sono state l’oggetto delle delucidazioni offerte dal governatore Toma e dell’assessore regionale Cavaliere. L’area parco parte a Sepino e termina a Monteroduni (e potrebbe includere anche Sassinoro e Morcone, che hanno chiesto al Molise di essere parte della proposta di perimetrazione): questa la linea che puntella il parco nazionale del Matese. È evidente come sia stato parecchio complicato mettere insieme le istanze provenienti dagli stakeholders di un territorio così vasto e che presenta differenze. La Regione ha fatto sintesi, dopo un cammino lungo e complicato. Cosa che, ad oggi, non è accaduta in Campania dove sarebbero coinvolti altrettanti comuni, ricadenti in due province: da lì non arriva alcuna proposta di perimetrazione. Eppure le due regioni dovranno parlarsi a breve: per ragionare del disciplinare di tutela e successivamente della governance del parco del Matese sulla quale il Molise è parecchio intenzionato a dare battaglia. «Solo chi non fa non sbaglia» e il presidente Toma e l’assessore Cavaliere hanno spiegato perché la proposta inviata al Ministero sia il punto di equilibrio fra tutte le varie e variegate istanze. «Il parco è il luogo dove i diversi interessi, che sono economici, ambientali e amministrativi , non devono confliggere ma trovare il baricentro. Noi abbiamo avanzato la nostra proposta – ha detto il governatore – l’iter potrebbe essere anche diverso da quello che abbiamo immaginato ma è bene spiegare che la perimetrazione non pone freni alle attività agricole e produttive in essere» sottolinea ancora. Un lavoro certosino, che ha dovuto contemperare le indicazioni dettate a livello centrale, le istanze dei territori, le vocazioni di sviluppo sulle quali si è deciso di investire, le esigenze di tutela da preservare, le sollecitazioni delle associazioni ambientaliste. Emblematico il caso dell’oasi Wwf di Guardiaregia: se fosse stata inserita nell’area parco, avrebbe perso il suo nome, l’identità con la quale è conosciuta ormai sul territorio nazionale perché inglobata nella perimetrazione. E così, per ‘salvare’ l’immane lavoro fatto, non è inclusa nella perimetrazione. Nessuno scandalo: non perderà la propria vocazione naturalistica, come tutte le aree sic (siti di interesse comunitario), zps (zone di protezione speciale) e quelle “Natura 2000” che si trovano all’esterno della perimetrazione. Identico ragionamento per Campitello: entra nell’area parco ma non completamente (ogni comune ha stabilito la percentuale di territorio che ne farà parte, ndr) per consentire il rilancio della stazione sciistica e il collegamento con Roccamandolfi sui quali insistono il finanziamento del Cis (circa 30 milioni di euro) e altri 8 milioni, che saranno stanziati a febbraio dalla Regione. Stesso ragionamento per Altilia: l’esclusione dall’area parco non pregiudica affatto la sua importanza né tantomeno le tutele in capo al sito archeologico. «Una opportunità unica, quella del parco nazionale del Matese – chiarisce Toma – che si lega a filo doppio con le politiche green a livello comunitario: le ricadute, anche in termini di fondi a disposizione, sono importanti e sono quelle sulle quali noi stiamo già lavorando». Ambiente, acqua, borghi, paesaggi, sentieri e camminamenti, castelli, storia, enogastronomia. «Su queste direttrici si basa la nostra idea di sviluppo armonico e sostenibile del Molise – rimarca il presidente -. Ai giornalisti che ci hanno visitato da molti stati europei e non, abbiamo fatto vedere come si vive in Molise, come si mangia, i nostri borghi. La giornalista del Guardian – confida – è rimasta ammaliata da Roccasicura». Come a dire che nulla avviene per caso, che il risultato viene afferrato dopo averci lavorato personalmente, attraverso le strutture, con l’impiego di tempo e risorse. E il parco del Matese, nella narrazione del governo regionale, è una risorsa da afferrare. Tocca all’assessore Cavaliere smontare quelle che sono le accuse piovute a margine della delibera contenente la proposta di perimetrazione, che nei fatti significa l’indicazione precisa dell’area che rientrerà nel parco. «Abbiamo ascoltato, dal luglio 2018 a dicembre 2019, la consulta per le aree protette, i sindaci, i cittadini. All’interno delle amministrazioni o delle associazioni ci sono sensibilità diverse, richieste differenti: abbiamo dato l’opportunità a tutti di poter esprimere la propria opinione e a chi ci accusa di non aver dato seguito alle indicazioni dei Comuni, vorrei ricordare che in molti casi – dopo le elezioni amministrative del maggio scorso – sono cambiate le governance e quindi anche le posizioni rispetto all’idea parco che troppo spesso viene vista come un limite. Dal Ministero ci sono state esplicitate alcune raccomandazioni, alle quali dovevamo dare seguito: nessun ‘buco’ nell’area parco, che avrebbe dovuto essere omogenea. E tutto quello che entra nella perimetrazione si chiamerà ‘parco del Matese’. Non è stato semplice ragionare con tutti. La proposta dell’Ispra ad esempio era in contrasto con chi governa i territori – chiarisce Cavaliere – e la Regione non poteva non ascoltare i sindaci. Abbiamo stilato una proposta che è una mediazione: qualcuno ci ha accusato di aver fatto il ‘compitino’, altri non hanno fatto nemmeno quello – punzecchia Cavaliere -. Avremmo potuto lasciare tutto invariato, così come suggerito da Roma. Invece abbiamo voluto decidere su quella che è per noi la visione di futuro. Ci hanno accusati di aver ridotto la perimetrazione ma siamo andati oltre, ascoltando anche chi ha voluto puntare al 100% sul parco, inserendo completamente il proprio territorio comunale nella perimetrazione». La parola passa al ministero dell’Ambiente, poi si aprirà la partita del confronto con la Campania e quella sulla governance e sulla sede del parco del Matese. E la Regione Molise non pare intenzionata a voler subire alcuno scippo.
ppm

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