La chiusura degli atenei del Nord, in particolare di Lombardia e Veneto, sta riportando a casa moltissimi universitari molisani.
Il presidente della Regione Toma ieri mattina ha firmato un nuovo provvedimento, un’ordinanza valida per 90 giorni a meno che non intervengano misure diverse, che amplia il raggio d’azione delle misure di prevenzione già messe in campo sabato (e passate impropriamente per una chiusura dei confini): chi proviene dalle aree nelle quali risulta positiva almeno una persona o nelle quali vi è comunque un caso riconducibile al coronavirus, o chi vi abbia soggiornato negli ultimi 14 giorni, ove giungano in Molise per motivi di lavoro, di studio, familiari o per qualunque altra ragione, sono tenuti a comunicare la loro presenza sul territorio all’autorità sanitaria locale che provvederà a mettere in atto le adeguate misure di prevenzione della diffusione del virus.
Per chi arriva dalle zone a rischio ma non dai comuni sottoposti a cordone sanitario (essenzialmente i focolai del Lodigiano e di Vo’ Euganeo e al momento sarebbero poco più di una decina), dunque, c’è solo l’obbligo di chiamare – non oltre due ore dall’ingresso nel territorio regionale – il proprio medico di base. Sarà poi lui a segnalare all’Asrem e raccomanderà all’assistito di ricontattarlo in caso di sintomi simili a quelli del coronavirus (febbre, tosse, difficoltà respiratorie). Se non si ha un medico curante, si può far riferimento al 1500 del Ministero e ai numeri dedicati istituiti ieri: 0874313000 e 0874409000.
Chi invece è arrivato da comuni che si trovano entro il cordone sanitario (nei giorni scorsi perché da sabato il governo ha fermato i viaggio fuori dalle zone rosse presidiando i paesi interessati anche con le forze dell’ordine) deve seguire la stessa prescrizione: dichiarare la propria presenza in Molise. Ma in quel caso si attiva la permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva: in sostanza una quarantena a casa. In caso di insorgenza di sintomi, da comunicare al medico curante o comunque all’Asrem, si attiverà il dispositivo per eseguire il tampone. Da quel momento in poi si è ‘caso sospetto’.

r.i.

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