Alle 21.30 la conferma di quello che il tam tam diceva da ore: non esiste più una zona rossa, arancione che sia, l’Italia è «zona protetta».
Tutta Italia è zona rossa, stretta forte sulla movida in particolare con un divieto di aggregazione che si rivolge ai giovani, che in questi giorni non si erano fatti convincere dagli appelli ripetuti di politici e operatori sanitari.
Fermo anche il campionato di calcio e tutta l’attività sportiva, anche nelle palestre.
Giuseppe Conte lo annuncia in una conferenza stampa, dopo aver avuto l’assenso non solo dei ministri ma anche dai governatori. Il presidente del Molise poco prima l’ufficializzazione della decisione aveva dichiarato di essersi detto d’accordo, in videoconferenza, alla zona rossa per tutta Italia.
Zona rossa perché bisogna restare a casa: si evitano i contagi e le conseguenze negative sulle persone già a rischio, si evita di sovraccaricare un sistema sanitario già fortemente provato da questa emergenza senza precedenti.
Proprio per rafforzare il dispositivo di cura, è pronto il decreto per le assunzioni straordinarie negli ospedali italiani. La bozza è stata condivisa con i presidenti delle Regioni.
Da Donato Toma, ancora una volta ieri sera, l’appello a rispettare le regole e le disposizioni nazionali: «Evitiamo luoghi affollati e contatti ravvicinati, senza il rispetto scrupoloso delle disposizioni, avremo fallito l’obiettivo».
Sta dando risultati la terza ordinanza che ha firmato dopo l’esodo dal Nord: 200 le segnalazioni di rientro, 160 quelle che ieri erano state già verificate dall’Asrem. Mentre avanza la ‘lettura’ dei tamponi effettuati su pazienti e sanitari del San Timoteo (screening a tappeto dopo i casi di positività riscontrati in alcuni medici e infermieri che per qualche giorno erano stati in servizio): su 95 test, 38 già elaborati hanno dato esito negativo. Dei 47 pazienti ancora ricoverati nell’ospedale ancora chiuso, ieri ne sono stati dimessi (o trasferiti in altri ospedali) 20: quattro a Campobasso, uno a San Giovanni Rotondo, due a Larino e gli altri – dichiara il dg dell’Asrem Oreste Florenzano – sono a casa. Oggi saranno dimessi altri 14 pazienti e, se non sarà possibile dimettere in ragione delle loro condizioni i restanti 13 si procederà ad una sanificazione per comparti, in modo da accelerare la riapertura del San Timoteo.
Quanto al bilancio del 9 marzo 2020 in Molise: 15 i positivi, il nuovo caso accertato è un 80enne di Termoli rientrato dalla settimana bianca in Trentino, era in quarantena a casa quando ha accusato sintomi e poi si è aggravato. È in Terapia intensiva al Cardarelli.
Sono 247 le persone in isolamento fiduciario domiciliare, 160 quelle in sorveglianza. Ieri sono state consegnate 15mila mascherine (la fornitura richiesta era di 50mila ma la Protezione civile sta proseguendo l’approvvigionamento), oggi invece arrivano 900 test.
Sempre ieri, una nuova riunione con Cattolica e Neuromed per definire la presa in carico di pazienti non Covid19 e la messa a disposizione dei posti (22) di Terapia intensiva che si aggiungeranno ai 19 degli ospedali pubblici (già attivati o attivabili).
E nel pomeriggio l’istituzione del tavolo permanente fra Regione, Asrem, Protezione civile regionale, Prefetture e Ordine dei medici di Campobasso. A Palazzo Vitale il primo di una serie di incontri che si terranno, periodicamente, per fare il punto della situazione sull’emergenza Covid-19 in Molise, riferire al Tavolo le rispettive esperienze e coordinare le azioni da mettere in campo.
Oggi, infine, sarà allestita la tenda pre triage anche al Cardarelli (ieri era stata allestita al Veneziale).
r.i.

Ottomila Covid-19, quasi 800 in terapia intensiva Ennesimo bilancio nero che porta alle misure Wuhan

CAMPOBASSO. Sono 7.985 i malati per coronavirus in Italia: 1.598 persone rispetto a domenica. Il dato del 9 marzo è stato fornito dal commissario per l’emergenza Angelo Borrelli nella conferenza stampa alla Protezione Civile. Le persone guarite sono 724, 102 in più di domenica.
Le morti, invece 463 (+97). I malati ricoverati in terapia intensiva sono 733 (+83). Di questi 440 sono in Lombardia, che ha avuto un incremento in un giorno di 41 casi. Sono invece 4.316 i malati con sintomi ricoverati e 2.936 quelli in isolamento domiciliare.
Da oggi, ha aggiunto Borrelli, saranno distribuite 100mila mascherine negli istituti penitenziari, dove sono state montate 80 tende di pre triage per lo screening del coronavirus nelle carceri.
In conferenza stampa anche il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia che, dopo la consueta riunione operativa con i governatori (in videoconferenza) ha riferito che si sta lavorando ad una «progressiva omogeneizzazione delle regole su tutto il territorio nazionale». Intanto ieri si è deciso di chiudere tutti gli impianti sciistici del Paese da stamattina con un’ordinanza di Protezione civile. «Dobbiamo prendere atto che il buon senso che spesso abbiamo chiesto non solo non c’è stato ma c’è stata anche una operazione di marketing vergognosa. Ci riferiamo alla sollecitazione ad alcuni studenti liberi da impegni scolastici ad andare in montagna», ha spiegato. Un’anticipazione delle misure Wuhan decise in serata.
Una bella notizia, comunque, dalla giornata di ieri: il ‘paziente 1’ è stato trasferito dalla terapia intensiva a quella sub intensiva, ha iniziato a respirare autonomamente, ha spiegato l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera. Il 38enne manager dell’Unilever è ricoverato a Pavia, mentre sua moglie, incinta di otto mesi, è tornata a casa da qualche giorno dopo essere stata ricoverata al Sacco.
Questo, però, deve far tenere ancora più alta la guardia: seguendo le regole delle misure di contenimento emanate dal governo nazionale e da quelli locali il coronavirus si può battere. Ma davvero bisogna contenere al minimo i contatti sociali, restare in casa isolati se si ha febbre superiore a 37.5 ed evitare comunque luoghi affollati.
Il picco dei contagi, secondo una prima previsione teorica, potrebbe arrivare a metà aprile in Lombardia, con ondate successive nelle altre regioni. Lo indica il modello sviluppato per la pandemia influenzale del 2009 e applicato alla Covid-19 da Stefania Salmaso, l’epidemiologa che allora era a capo del Centro nazionale di Epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità.

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