Il Molise? Sembra aver capito. A Termoli, Isernia, Campobasso e Venafro ieri sera dopo le 18 strade vuote e gente evidentemente in casa. Da qui al 3 aprile, tre settimane di contatti sociali ridotti al minimo indispensabile: si può fare. Colpisce, nel primo giorno di applicazione del decreto ‘resto a casa’ in tutta Italia, la disciplina cinese dei molisani. L’auspicio è che non sia solo un fuoco di paglia, sarebbe deleterio perché il coronavirus si muove – rapidissimamente – con le persone: se loro si fermano, si arresta l’epidemia che in Italia sta mostrando il suo volto più severo. Lo dicono i numeri. nel bollettino di ieri il numero più alto di morti.
Il governatore Toma, commentando la ‘fotografia’ del primo giorno di quarantena volontaria dei molisani ha espresso il suo apprezzamento per il senso di responsabilità della comunità regionale.
Non ha nascosto che misure più restrittive, chieste dalle regioni del Nord e non escluse dal governo nazionale, potrebbero essere utili. Ma in videoconferenza col dipartimento di Protezione civile ha pure ribadito la necessità di misure economiche a sostegno dei tanti che in questi giorni dovranno chiudere l’attività. Inoltre, ieri mattina al tavolo permanente istituito in Consiglio regionale, ha riferito di aver chiesto al governo nazionale, considerata la necessità di fronteggiare nel migliore dei modi la situazione emergenziale, l’esclusione del Molise dalla gestione commissariale per il rientro dal deficit.
Sul fronte sanitario, la giornata di ieri si è aperta con una brutta notizia: al Cardarelli era deceduto in nottata un 51enne di Campobasso, arrivato col 118 attrezzato per il trattamento di casi Covid: era in grave difficoltà respiratoria. Dopo la sua morte, il tampone effettuato ha dato esito negativo. Una tragedia, comunque. Tanto che come di prassi l’Asrem ha disposto l’accertamento diagnostico sulle cause del decesso.
I tamponi eseguiti finora sono 212, 82 quelli che hanno dato esito negativo, 15 i positivi: dunque sono 15 quelli di cui si attende il responso. Fiato sospeso, fino a ieri sera tardi, per il test a cui è stato sottoposto ieri un medico rianimatore in servizio al Veneziale: ha accusato sintomi in queste ore, era stato al lavoro a Termoli probabilmente avendo contatti con uno degli operatori del San Timoteo contagiati. L’esito negativo alle 21.30. Un sospiro di sollievo rimarcato dal direttore dell’azienda sanitaria e dal presidente della Regione.
Nessun problema e nessuna conseguenza al Veneziale, dove sono destinati i restanti 13 pazienti ricoverati a Termoli. Dopo il loro spostamento – questione di ore quindi – comincerà la sanificazione del San Timoteo propedeutica alla riapertura dell’ospedale del basso Molise.
Sempre al Veneziale, riferisce il direttore dell’Asrem Oreste Florenzano, è stato rafforzato il reparto di Rianimazione con 11 monitor. Aumentata anche la fornitura di mascherine, altre 12mila ieri, oltre a occhiali protettivi e tute. La dotazione sarà utilizzata anche per aumentare, attraverso i distretti, i dispositivi di protezione dei medici di base.
Infine, un’altra buona notizia: il marito della paziente 1, la signora di Montenero a cui per prima è stato diagnosticato in Molise il Covid-19, sta meglio e dal Cardarelli è stato riaccompagnato all’isolamento domiciliare. In Malattie infettive, dunque, sono 3 i ricoverati, altri 3 sono in Terapia intensiva e nove persone sono assistite a casa. Resta fermo il numero dei contagi: 15. In isolamento, invece, si trovano 222 persone e 243 quelle in sorveglianza.

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