Due decessi a distanza di poche ore: il paziente campano trasferito dal Neuromed venerdì e il padre (di Campobasso) del medico del 118 risultato anche lui positivo. Nel giorno peggiore (ma purtroppo il bollettino ci ha abituati a una inesorabile corsa al nuovo record) della pandemia in Italia, anche il Molise paga il suo tributo.
Si allunga la lista dei contagi: 61 quelli accertati alle 17 di ieri pomeriggio, ma in verifica vi erano già a quell’ora altri 8 casi sospetti. Un infermiere del 118 di Riccia e un medico di base (che ha mutuati a Vinchiaturo ma pure a Torella e Castropignano) fra gli operatori sanitari che hanno contratto il covid-19.
Intanto, il caso Neuromed è finito ieri anche sul Corriere della Sera. E ha portato in serata all’emanazione dell’ordinanza che ha stabilito la ‘zona rossa’ a Venafro e Pozzilli.
Il bilancio del 21 marzo 2020
Sono 61 i contagi su 529 tamponi eseguiti. Ventuno le persone ricoverate al Cardarelli: 15 in malattie infettive e 6 in terapia intensiva. In rianimazione anche un medico ospedaliero di Termoli, le cui condizioni sembrano essere migliorate nelle ultime ore. Sette in totale i pazienti deceduti (in due casi il tampone è stato effettuato post mortem). Otto i pazienti ancora ricoverati al Neuromed. Aumenta il numero delle persone in quarantena, sono quasi 400 quelle indicate dal bollettino giornaliero Asrem (a lato), ma forse vanno aggiunti tutti i familiari degli 85 dipendenti dell’Irccs di Pozzilli su cui l’azienda sta effettuando una indagine epidemiologica. Almeno i molisani.
Zona rossa intorno al Neuromed
«La numerosità dei pazienti covid positivi di Neuromed può configurare l’esistenza di un cluster epidemiologico con potenziale coinvolgimento anche del personale di assistenza», così il dg Asrem Florenzano nella sua relazione al presidente della Regione. Gran parte degli operatori che sono stati a contatto coi pazienti risiede a Pozzilli e Venafro e quindi – visto che un’indagine esaustiva non può essere condotta in tempi brevi – sussiste il pericolo che il contagio abbia interessato un elevato numero della popolazione dei due centri. Per questo il governatore Donato Toma, come già per Riccia e Montenero di Bisaccia, ha disposto fino al 5 aprile il divieto di allontanarsi da Venafro e Pozzilli e il divieto di entrarvi, ha sospeso gli ufficili pubblici (tranne quelli che erogano servizi essenziali). Entrano ed escono – si legge nell’ordinanza – operatori sanitari, forze dell’ordine, personale impegnato nell’assistenza e chi lavora in attività consentite, per esempio le fabbriche del nucleo industriali che, salvo decisioni del governo nazionale che ieri sera erano al vaglio per tutto il territorio italiano, sono ancora in funzione.
Al Pd non basta: il partito regionale ha chiesto a Mef e ministero della Salute, fra l’altro, di chiudere il Neuromed.

r.i.

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