Non tutto nasce per caso, ci sono terreni fertili dove le buone idee germogliano prima e diventano arbusti ai quali aggrapparsi in caso di vento forte. Marta Mazzoni e Angelo Licameli, marito e moglie, hanno appena terminato l’ennesimo giro, al di fuori degli orari di lavoro: vanno a caccia di dispositivi di protezione individuale, dotazioni oggi indispensabili e sconosciute ai più fino a ieri. Le cercano, le acquistano con i proventi di tante donazioni anonime e poi le portano lì dove ci sono i soggetti più fragili. Case di riposo, ad esempio. Oppure al Santissimo Rosario, il giorno dopo l’arrivo degli anziani provenienti dalle strutture di Agnone e Cercemaggiore. Ieri mattina Marta è andata ad effettuare l’ennesima consegna di questi giorni complicati: nella casa alloggio Madre Teresa a Cercemaggiore – dove è stato scovato un cluster che ha coinvolto prima 13 anziani e 3 operatori e poi, qualche giorno dopo, anche gli altri sei nonnini che sembravano aver passato indenne la fase del contagio – ha consegnato camici, cuffie, mascherine chirurgiche, copriscarpe, guanti. Per gli ospiti e per il personale che si prende cura, al momento, di una decina di pazienti positivi. L’idea geniale per ovviare alla difficoltà planetaria di potersi approvvigionare dei dpi è stata quella di ricorrere ai piccoli fornitori, alle donazioni di chi per mestiere usa tipologie simili di dispositivi, il tutto con il supporto indispensabile di una catena di solidarietà che si snoda fino a chi realizza in casa le tanto agognate mascherine, i camici e tutto quello che può essere confezionato con ago, filo, una macchina da cucire e tanto cuore. «Molti nostri conoscenti ci chiedevano come poter aiutare chi aveva bisogno, e così abbiamo cominciato ad acquistare quello che serviva subito dai piccoli fornitori. Ma poi abbiamo individuato altri canali» spiega Marta che dopo aver consegnato i dpi si è messa in movimento per reperire biancheria per il cambio per quei pazienti che hanno familiari in quarantena. L’intuizione di Marta e Angelo si rivela strategica: ci sono dispositivi che possono fare al caso e ai quali magari non si pensa. Ad esempio le tute che vengono utilizzate nei caseifici, le mascherine indispensabili anche per i carrozzieri, i camici da sala operatoria che adoperano i veterinari. Tanta solidarietà che ne ha messa in moto altrettanta: le donazioni da professionisti, imprenditori, titolari di azienda. Prime consegne al Cardarelli nel clou dell’emergenza, poi nei luoghi sensibili come Cercemaggiore e Venafro e infine le mascherine realizzate da alcune sarte di Campobasso e Roccamandolfi «dove ci stanno dando una grossa mano» confessa Marta. E così nascono calzari, camici, mascherine chirurgiche da donare a chi ne ha bisogno. A Campobasso ne hanno già consegnate 500 alle guardie ambientali che le hanno distribuite. Chiunque volesse rendersi parte attiva di questa catena, può contattare Marta e Angelo sulle rispettive pagine Facebook. C’è ancora tanto da fare.

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