Tre anni fa il Neuromed reagiva così alle accuse di essere stato ‘beneficiato’ dal piano operativo di Paolo Frattura, allora commissario della sanità e presidente della Regione alleato del proprietario dell’Irccs Aldo Patriciello: «L’Irccs Neuromed è stato fortemente danneggiato dal Programma operativo straordinario 2015-2018, emanato nel settembre 2016 e diventato legge nel giugno 2017. L’Istituto, come altri centri molisani, ha infatti promosso ricorso al Tar Molise per vedersi riconosciuti i legittimi interessi, ottenendone l’ordinanza 167/2016 e sta ora predisponendo l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale».
Ieri la Consulta ha stabilito che il Pos non poteva essere legificato, o meglio che è incostituzionale l’articolo 34 bis della manovrina del governo Renzi (dl 50/2017 convertito poi in legge) che elevava l’atto di programmazione della sanità molisana al rango di norma dello Stato azzerando così il rischio ricorsi.
Una pronuncia innovativa, lo si intuisce dai richiami che il giudice redattore Giancarlo Coraggio fa all’orientamento della Corte su materie analoghe per spiegarne il discostamento che in questo caso ha operato. Concretamente, il verdetto avrà effetto sulle parti impugnate di quel Pos (i ricorsi presentati e ancora sub judice potranno essere esaminati nel merito, non è detto che saranno automaticamente accolti), come il taglio di 11 posti letto al Neuromed. Ma non rimette in discussione invece tutto ciò che non è stato impugnato o su cui la magistratura amministrativa si è già espressa. In poche parole: la Corte non ha annullato il piano Frattura, lo reso solo quello che normalmente è un piano operativo: atto di programmazione e quindi amministrativo.
Simbolicamente, la sentenza dà ragione un po’ troppo fuori tempo a chi – i comitati e gli avversari politici di Frattura, anche di centrosinistra – gridava al golpe in quella primavera di tre anni fa. Di fatto, però, conserva un’attualità che nessuno probabilmente sperava: quel piano, scaduto il 31 dicembre 2018, è ancora in vigore. Una lunghissima prorogatio in attesa che il piano dei nuovi commissari sia validato da Roma. Tecnicamente ora sarà più semplice sostituirlo: non si è di fronte a una norma dello Stato.
La vicenda si avvia al Tar. Il Neuromed impugna il taglio di posti letto (da 156 a 145) contenuto nel nuovo piano operativo. Non è l’unico ricorso contro quel piano. E qualcuno supera il vaglio dei giudici amministrativi di via San Giovanni in relazione alla carenza di interesse, sul presupposto che la legificazione del Pos ne ha recepito solo il contenuto, non lo ha blindato per sempre. Ma il Consiglio di Stato è di parere contrario: diventato norma statale, il piano non è più attaccabile in sede amministrativa. È questa opposta lettura che convince i magistrati del Tar Molise a sollevare, nell’ambito del ricorso del Neuromed questione di legittimità costituzionale. Lo fa a metà novembre del 2018. A un mese e mezzo dalla scadenza del Pos. C’è voluto del tempo, tempo durante il quale (vale la pena ribadirlo) quel piano è rimasto in vigore e lo è tuttora. Una sorta di ‘vendetta’ servita freddissima.
Argomenta la Consulta, accogliendo la tesi del Tar Molise e del Neuromed – che si è costituito nel giudizio deducendo che l’articolo 34 bis sarebbe ispirato all’unico intento di incidere direttamente sulle decisioni del giudice amministrativo nei giudizi in corso -, che il Pos, oggetto della legificazione, ha «tutte le caratteristiche di una materia inquadrabile fra quelle naturaliter amministrative», un atto generale di pianificazione dalle rilevanti ricadute su tutte le strutture sanitarie regionali. Scelte, quindi, «destinate a riverberarsi sulla salute dei cittadini molisani» e che richiedevano «dati di fatto complessi e di non facile lettura, dati che solo una istruttoria amministrativa approfondita, e arricchita dalla partecipazione degli enti interessati, poteva garantire».
Era facilissimo ipotizzare, ragionando su queste valutazioni, un ampio ricorso al contenzioso contro il piano e in particolare – sottolinea la Consulta – non è un caso «che il contenzioso da cui prende le mosse la questione di legittimità costituzionale in esame sia incentrato sulla mancata partecipazione all’istruttoria e sulla conseguente inadeguatezza della stessa». Un’ipoteca sul risultato finale per il Neuromed davanti al Tar. Così sembra.
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