Nel Paese senza culle del 2019, al Molise va il triste primato della diminuzione di popolazione. In percentuale, -1,14%. In termini assoluti, al 31 dicembre del 2018 c’erano 2.876 molisani in meno. Un anno dopo la contrazione era di 3.476 residenti. E i molisani, a fine 2019, erano 302.265.
Nel bilancio demografico dell’anno scorso, l’Istat ha registrato il nuovo minimo storico di nascite dall’unità d’Italia, un lieve aumento dei decessi e più cancellazioni anagrafiche per l’estero. La diminuzione delle nascite (-4.5%) è di oltre 19mila unità rispetto al 2018: nel 2019 sono stati iscritti in anagrafe per la nascita 420.170 bambini. I cittadini che si sono cancellati dalle anagrafiche perché si sono trasferiti all’estero sono stati 182mila.
Il calo delle nascite si registra su tutto il territorio, ma è più accentuato al Centro (-6,5%). I fattori strutturali che negli ultimi anni vi hanno contribuito si identificano nella progressiva riduzione della popolazione italiana in età feconda, costituita da generazioni sempre meno numerose alla nascita – a causa della denatalità osservata a partire dalla seconda metà degli anni Settanta – non più incrementate dall’ingresso di consistenti contingenti di giovani immigrati.
Come il calo delle nascite, anche la diminuzione della popolazione coinvolge tutt’Italia, in questo caso i decrementi maggiori si registrano al Sud e nelle isole. Il primato negativo dunque spetta al Molise, che nel 2019 ha perso l’1,14% della popolazione, seguito dalla Calabria (-0,99%) e Basilicata (-0,97). Anche il saldo naturale è negativo in tutte le regioni: unica eccezione la Provincia autonoma di Bolzano. Il tasso di crescita naturale, che si attesta a -3,6 per mille a livello nazionale, varia dal +1,5 per mille di Bolzano al -8,1 per mille della Liguria. Anche Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Molise presentano livelli del saldo naturale particolarmente accentuati, superiori al -5,5 per mille.

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