Un bilancio zavorrato dall’indebitamento che al 31 dicembre scorso ammontava di 524.5 milioni: 92 di mutui, 139 di prestiti obbligazionari e 293 di anticipazioni di liquidità. Manco a dirlo, la voce (causa) maggiore di queste zavorre è la sanità.
La relazione della Corte dei Conti e la requisitoria del procuratore regionale portano al dispositivo che boccia numerosi capitoli e fondi del rendiconto 2019 di Palazzo Vitale (mancate rilevazioni conseguenti a debiti fuori bilancio, mancate iscrizioni a contenzioso, per esempio degli 86 milioni da pagare all’Inps per i contributi non versati dalle vecchie Asl, e altre criticità) e chiede alla giunta Toma di porre rimedio.
Il risultato negativo dei conti della Regione è di 91.7 milioni, a fronte dei 5 e mezzo del 2018.
Il bilancio ha ancora ‘in pancia’ 699 milioni di residui attivi. L’attuale giunta ne ha cancellati 47.5 (5 della sanità), quasi tutti antecedenti al 2015. Sul punto l’esecutivo Toma viene promosso dai magistrati perché queste scelte denotano l’intento di assegnare priorità ai residui più risalenti come la Corte ha sempre sollecitato.
Severa però l’analisi dei componenti del collegio – Cerqua e D’Addio insieme alla presidente Valente – sul conto economico: Cerqua evidenzia «complessiva inattendibilità delle voci di costo che appaiono sottostimate». Pur dando atto di aver avviato un percorso diverso nel 2019, sottolinea che è allo stato iniziale.
I TRASPORTI. I magistrati contabili riconoscono alla Regione di aver avviato il recupero per sovracompensazioni ricevute dalle ditte addirittura dal 2008 in poi, pagate senza tener conto dei ricavi tariffari. Pur se l’azione intrapresa dall’ex assessore Niro e poi proseguita ha subito qualche battuta d’arresto al tribunale civile, per la Corte si tratta di iniziative virtuose dal punto di vista della spesa dei fondi pubblici evidentemente. Non così, invece, lo stallo in cui è precipitato il settore dopo che il Consiglio regionale a dicembre scorso ha bocciato il doppio lotto per il bando del Tpl con una legge ora ferma perché impugnata dal governo nazionale.
LA ZAVORRA IMPEDISCE LO SVILUPPO. Nessun impegno per i nuovi investimenti entro il 31 luglio 2019 e, rileva il giudice D’Addio, dall’elenco delle opere finanziate dagli spazi acquisiti col patto di solidarietà emerge che alcuni impegni riguardano rifinanziamenti di opere precedenti. Dunque, l’indebitamento tiene saldamente al suolo, di fatto azzerata, la capacità dell’ente Regione di programmare in prospettiva.
Anche D’Addio segnala criticità importanti su numerosi capitoli: molti impegni rappresentano «mere prenotazioni di spesa», spesso sono «assunti posteriormente al sorgere dell’obbligazione», si è riscontrata l’imputazione della stessa fattura a più capitoli di bilancio.
SPESA SU PER I DIRIGENTI APICALI. Alla Regione vengono poi contestate lacune sul fronte della trasparenza (alcune relative alle collaborazioni lo sono da tempo). Ma pure il fatto che da ottobre 2019 il nucleo che valuta la dirigenza non è ancora costituito e che quindi il personale dirigenziale «non è stato valutato tenendo conto del grado di raggiungimento degli obiettivi». L’indennità di risultato stanziata per il 2019, non ancora erogata, è pari a 882mila euro. Non solo: la spesa per il personale è aumentata: +3,6% quella per le retribuzioni dei direttori generali.
LE PARTECIPATE. Vanno dismesse, ribadisce la Corte dei Conti, ma la Regione non messo in campo azioni effettive e tempestive. Rilievi alla fusione fra Funivie, Campitello Matese e Korai (tutte e tre già in dismissione). Sulla liquidazione di Sviluppo Montagna, poi, D’Addio contesta un atteggiamento attendista.
Altrettanto severo il giudizio del procuratore Grossi, che aderisce alla valutazione della Corte secondo cui rispetto ai rilievi mossi alla Regione un anno fa, il recepimento «si è dimostrato solo formale e non è il risultato di scelte (…) effettive e sostenibili».
ritai

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