Un sit-in unitario, la pandemia e la sua gestione in particolare hanno compattato i sindacati del comparto sanitario.
Le categorie di Cgil, Cisl e Uil, la Fials, Nursing up e Fsi hanno organizzato il presidio di ieri pomeriggio davanti al Cardarelli, il secondo in pochi giorni.
«Ci sentiamo completamente abbandonati, parlo da operatore e da sindacalista. Abbiamo avuto incontri in azienda e in Regione ma le promesse sono state puntualmente disattese», la sintesi di Carmine Vasile (Fials).
«Abbiamo chiesto l’adeguamento degli organici, invece oggi abbiamo in servizio meno operatori di quanti erano alla fine della prima ondata», aggiunge. Per dare l’idea spiega: «Al quinto piano del Cardarelli ci sono circa 30 pazienti Covid, con un rapporto infermieri malati di uno a dieci, trattandosi di pazienti di sub intensiva dovrebbe essere di uno a 3-4 degenti. Certo che poi se il paziente suona il campanello e l’infermiere non arriva si sente trascurato».
Un organico risicato, con pochi innesti che non sono riusciti ad abbassare l’età media di 60 anni, turni di 12 ore «che non ci fanno rendere al massimo. Noi ce la stiamo mettendo tutta, ma più di così non siamo capaci di fare». Turni di 12 ore coperti dai dpi, con i quali è impossibile anche bere e mangiare. I sindacati pongono poi anche il tema dei percorsi, sporco e pulito, che non garantiscono a loro dire la sicurezza. Una cinquantina i contagiati fra il personale sanitario al momento e dal presidio è arrivata la richiesta di scuse al dg Asrem Florenzano che ieri a Tgr sui casi emersi fra il personale del San Timoteo ha dichiarato: «Se tutti gli operatori indossano correttamente i dispositivi di protezione quando lavorano con i positivi il contagio è impossibile. Si sono contagiati fuori dall’ospedale e non dentro».
Anche l’Ordine delle professioni infermieristiche di Campobaso-Isernia è intervenuto sul punto: «Quanto dichiarato è un’offesa alla figura infermieristica che soprattutto in questo periodo sta garantendo turni estenuanti: orario di lavoro di 12 ore in modo continuativo; rientri sui riposi; garantisce una turnazione sul territorio per effettuare i tamponi dopo il proprio turno di lavoro; e sicuramente non per un fatto economico visto che sono scarsi 12.00 euro ad ora, ma ciò che contraddistingue il professionista infermiere è il grande spirito di abnegazione nei confronti del cittadino con il suo bisogno di salute e verso un’azienda che non riconosce l’impegno e la professionalità dei propri infermieri; strutture non idonea ad accogliere i pazienti Covid positivi a causa di elevata promiscuità». Dunque, ci chiede l’Ordine, «quale vita sociale è possibile fare con un’attività così estenuante?».

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