Unica regione con un indice di trasmissione superiore a 1 anche nel limite inferiore: è 1.16 mentre l’Rt medio sui sintomatici è 1.51. unica regione con una situazione compatibile con lo scenario di tipo 2, le altre sono in ‘de escalation’ e quindi in scenario 1.
Ma i tassi di occupazione dei letti in area medica e in rianimazione sono sotto la soglia e non ci sono allerte di resilienza dei servizi sanitari segnalate. La classificazione del rischio in Molise quindi scende a ‘bassa’, pur se con alta probabilità di progredire. Quindi, zona gialla confermata.
Sono i dati, e il risultato non scontato ma prevedibile a mettere insieme i dati del dossier, del monitoraggio Iss e MinSalute illustrato ieri dal presidente dell’istituto Brusaferro e dal capo del dipartimento ministeriale della Prevenzione Rezza.
Dopo la riunione del Comitato tecnico scientifico, le indicazioni al ministro Speranza che con le sue ordinanze cambia il colore all’Italia. Da lunedì quattro Regioni e una Provincia autonoma restano in arancione: si tratta di Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e provincia di Bolzano. Tutte le altre sono gialle. Quelle che si trovavano in questa fascia da alcune settimane, e cioè Campania, Toscana, Molise, Basilicata e Provincia di Trento, e le altre che invece scendono: Lazio, Piemonte, Valle d’Aosta, Marche, Friuli, Abruzzo, Lombardia, Veneto, Emilia, Calabria e Liguria.
A livello nazionale l’Rt continua a scendere. Il fattore che calcola la velocità di replicazione dell’infezione rilevato dalla cabina di regia dell’Iss, ministero alla Salute e Regioni è a 0,84. La settimana scorsa era 0,97. Il Molise, ha accennato Brusaferro nella conferenza stampa di ieri pomeriggio, è fuori linea ma sul dato incide il fatto che con piccoli numeri si hanno intervalli alti.
In base al monitoraggio della cabina di regia, comunque, tutte le Regioni tranne l’Umbria nel periodo tra il 18 e il 24 gennaio hanno dati da zona gialla, cioè un Rt inferiore a 1 e un rischio basso o moderato.
Prima, per passare da una zona con più restrizioni a una con meno divieti si dovevano aspettare due settimane con dati compatibili con la classificazione inferiore ma il conteggio iniziava dalla prima settimana in cui il monitoraggio rivelava il miglioramento dei dati. Così di fatto ci volevano tre settimane di numeri da gialla, per fare un esempio, per lasciare l’arancione. Adesso invece quei 14 giorni sono netti, cioè con due monitoraggi da zona gialla si abbandona quella arancione (e con due da arancione quella rossa). Dopo il via libera di cabina di regia e Cts Speranza ha deciso di cambiare le classificazioni.
«L’Italia rimane sostanzialmente costante nella sua curva e si colloca a livelli più bassi rispetto agli altri Paesi europei. Il rischio è moderato-basso in quasi tutte le regioni. C’è un miglioramento in termini di impatto sui servizi, ma è contenuto perché le curve decrescono ma molto lentamente, e questo dopo le misure di mitigazione. Dunque l’epidemia resta in una fase delicata e non ci dobbiamo rilassare troppo, ma mantenere una grande attenzione», ha spiegato Brusaferro.
«La situazione è migliorata. Incidenza e Rt in lieve calo ci dicono che la tendenza in questo momento è positiva. Ma l’incidenza – ha aggiunto Rezza – è tuttavia ancora elevata e resto alto il numero dei morti. Quindi le misure prese hanno funzionato anche se si fatica ad abbattere molto l’incidenza di nuovi casi, in un quadro in cui il virus in Ue circola molto e ci sono varie varianti».

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