Le trombosi di cui Ema ha dichiarato «possibile» il legame con la somministrazione del vaccino AstraZeneca si sono manifestate in circa un caso su 100mila.
I soggetti colpiti al 4 aprile, in base al database europeo sulla sicurezza dei farmaci, sono stati 222 su 34 milioni di persone vaccinate, in maggioranza donne sotto i 60 anni. Per questo motivo alcuni Stati, tra cui l’Italia, hanno deciso di raccomandare AstraZeneca solo a persone sopra i 60.
D’altro canto, però, Ema ha specificato che non esistono categorie di età o sesso per cui si sia dimostrato un rischio maggiore. Il vaccino è stato giudicato sicuro e i rischi-benefici positivi-
Ci sono tuttavia segnali e sintomi a cui prestare attenzione. Nel suo repert Ema ne ha descritto i sintomi così: «Fiato corto, dolore al petto, gonfiore alla gamba persistente, dolore addominale, sintomi neurologici (inclusi mal di testa grave e persistente o visione offuscata), minuscole macchie di sangue sotto la pelle oltre il sito di iniezione».
«Nessuna terapia, nessun esame, nessuna profilassi si può fare prima – ha spiegato inoltre al Corriere Salute Sergio Siragusa, ematologo vicepresidente della Società Italiana di Ematologia e fra i maggiori esperti italiani sulla trombosi -. Invece è necessario prestare attenzione a questi sintomi: gonfiore a un braccio o a una gamba, dolore addominale che non si risolve, cefalea che non passa, difficoltà a respirare o dolore toracico che non si risolve rapidamente, tachicardia o emorragie e lividi. Stiamo parlando di persone giovani che non hanno altre patologie concomitanti, perché altrimenti questi segni o sintomi potrebbero essere associati ad altro. In un paziente che sta bene e non ha nessuna malattia, la presenza di questi segni è importante».
Ma per quanto tempo dopo la somministrazione della dose bisogna fare attenzione all’eventuale insorgenza di uno di questi sintomi? «Il periodo più critico – ha detto ancora Siragusa – va da una settimana dopo la somministrazione fino a tre settimane dopo».

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