Dalla notte di ieri l’ambulanza del servizio di emergenza urgenza del “Caracciolo” è in assetto “India”, quindi senza medico a bordo e questo, di fatto, paralizza anche il Pronto soccorso dell’ospedale di area disagiata di Agnone. E, si badi bene, la demedicalizzazione notturna del 118 non è affatto prevista solo durante la settimana di Pasqua, né fino alla fine di aprile, bensì «al momento è fino a disposizione contraria», come precisa il sindacalista Bruno Delli Quadri. Tanto per essere chiari: il medico a bordo dell’ambulanza, in alto Molise, ci sarà solo dalle ore otto del mattino alle venti di sera, poi, durante la notte, la vita dei residenti nei piccoli centri montani sarà affidata al Padreterno, perché l’Asrem se ne lava pilatescamente le mani. E questa storia andrà avanti fino a disposizione contraria dell’Asrem appunto. H12 si chiama il servizio, che in realtà è il dimezzamento di quello H24; e “India” il nuovo assetto notturno dell’equipaggio del 118: autista soccorritore e infermiere. Stop. Per tutto il resto affidatevi alle preghiere. «Togliere il medico sull’ambulanza ad Agnone è un atto di una violenza inaudita» commenta amareggiato il medico del 118 Ferdinando Carmosino, non nuovo a dichiarazioni dure contro l’azienda sanitaria per la quale lavora. «Tutti i cittadini hanno gli stessi diritti, – riprende il medico – anche chi vive in alto Molise e il diritto alla salute e alle cure mediche mi pare sia scritto a chiare lettere anche nell’articolo 32 della Costituzione». Con la demedicalizzazione notturna di Agnone restano attive H24 le postazioni di Isernia, Venafro e Trivento. Nella città capoluogo di provincia c’è già l’ospedale e il Pronto soccorso, con medici e infermieri; Venafro è a dieci minuti dal “Veneziale” e l’Asrem dove pensa di amputare il servizio di emergenza urgenza? Ovviamente in alto Molise, per via della solita legge dei numeri e delle prestazioni erogate: statisticamente le emergenze urgenze sono minori nell’entroterra, per via della minore densità abitativa e dunque i medici vengono spostati come pedine dove teoricamente servono di più, tra Isernia e Venafro appunto. «Di fatto non solo Agnone, ma tutto l’alto Molise così viene lasciato scoperto durante tutta la notte. – riprende Carmosino – Pensiamo ad una emergenza sanitaria a Capracotta, tanto per fare un esempio: parte l’ambulanza dal “Caracciolo”, l’infermiere riferisce telefonicamente la sintomatologia e dalla centrale operativa decide l’invito di un’ambulanza medicalizzata, ad esempio da Trivento. Un’oretta per arrivare a Capracotta, prendere il paziente e partire, a seconda delle necessità, verso l’ospedale di Isernia o di Campobasso, dove realisticamente lo sventurato abitante di Capracotta arriverà dopo tre ore. Siamo abbondantemente oltre il tempo massimo, previsto anche dalle normative, entro il quale un cittadino italiano deve avere assicurato il diritto alle cure mediche. O forse in alto Molise sono cittadini di serie B o serie C?». Il problema è sempre quello della disponibilità del personale: i medici dell’emergenza urgenza sono circa la metà di quelli che servirebbero all’Asrem per riuscire a coprire tutti i turni. Ma spostarli come pedine, senza alcuna concertazione, da una postazione all’altra non risolve certo il problema, anzi rischia paradossalmente di aggravarlo. Ne è convinto, perché lo sperimenta sulla sua pelle, il medico Carmosino: «Spremere così i medici, facendo sobbarcare loro un carico di lavoro eccessivo, alla lunga non paga; anzi, magari chi potrà andare via, in Abruzzo o altrove, lo farà e il numero dei medici a disposizione dell’Asrem calerà ancora di più». Maggior carico di lavoro, in giro in lungo e in largo per l’intero Molise, significa anche maggiori rischi per il personale e chi potrà farlo, secondo l’analisi di Carmosino, andrà via, prenderà servizio altrove, visto che le richieste sono alte ovunque. E la demedicalizzazione della postazione 118 di Agnone avrà effetti negativi anche sul resto dell’ospedale. Si pensi, appunto, al Pronto soccorso. Di notte in tutta la struttura di Agnone sarà presente un solo medico, quello del Pronto soccorso, senza più l’ausilio del collega del 118. Non solo il dimezzamento di un servizio, dunque, ma dell’intero ospedale che pure resta, ma solo sulla carta, di area disagiata.

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