L’immediata revoca del provvedimento dirigenziale che ha demedecalizzato il 118 di Agnone. È la richiesta, chiara e precisa, che l’amministrazione comunale di Agnone fa all’Asrem e alla Regione Molise. Dopo giorni di polemiche, sulla stampa, per l’ennesimo taglio operato dall’azienda sanitaria ai danni dell’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone, l’amministrazione comunale in carica dà finalmente un segnale ed esce con una dura nota, riassumibile così: «No alla privazione del personale medico del 118 di Agnone». Da martedì notte, infatti, l’emergenza urgenza dell’alto Molise è affidata ad un autista soccorritore e ad un infermiere, senza medico a bordo dell’ambulanza, come se l’ospedale di area disagiata di Agnone fosse un banale distretto sanitario di base, poco più di un ambulatorio. La sottrazione del medico al 118 è stata disposta, senza alcuna concertazione con il personale, dall’azienda sanitaria, per far fronte alla cronica carenza di professionisti che si occupano appunto dell’emergenza urgenza. I turni notturni soppressi in Alto Molise permetteranno di coprire il servizio altrove, in particolare a Isernia e a Venafro, dove l’azienda sanitaria ritiene che sia più necessario, sempre sulla base della contorta legge dei numeri e delle prestazioni erogate. D’altro canto in alto Molise godono tutti di buona salute e soprattutto sono attenti a non avere bisogno dell’emergenza urgenza nel corso della notte, quindi il medico sull’ambulanza non serve, meglio trasferirlo a Venafro e a Isernia, dove c’è già un Pronto soccorso funzionante e operativo, quello dell’ospedale “Veneziale” appunto. Deve essere stato questo, più o meno, il filo logico, staremmo per scrivere illogico, che ha guidato il funzionario che ha disposto il dimezzamento del servizio di emergenza urgenza in alto Molise. Questo comporta che in caso di necessità l’ambulanza del “Caracciolo” esce e interviene sul posto, quindi raggiunge il paziente bisognoso, poi il “povero” infermiere telefona alla sala operativa dove gli passano un medico che, secondo l’Asrem, dovrebbe fare una sorta di diagnosi telefonica, qualcosa di molto simile al “pendolino” di Maurizio Mosca. Di fatto l’infermiere non fa nulla, per non accollarsi rischi derivanti da operazioni o somministrazioni di farmaci che non gli competono; al massimo richieste l’intervento di un medico e quindi il professionista che fino a l’altro ieri ha prestato servizio ad Agnone parte da Isernia o Venafro o Trivento per raggiungere l’alto Molise, con gli intuibili tempi di percorrenza. Nel frattempo il paziente, magari infartuato o con un ictus in corso, attende lì “paziente” appunto, cercando di non morire. Se e quando finalmente l’ambulanza medicalizzata arriva, carica lo sventurato cittadino e, a seconda delle necessità mediche, lo trasferisce a Isernia o Campobasso, dove lo stesso arriverà dopo tre ore, salvo imprevisti e complicazioni. Magari arriverà già cadavere, ma questo è un mero dettaglio per l’Asrem. Una follia operativa, denunciata sulla stampa dal personale, della quale finalmente si accorge anche il sindaco Daniele Saia e il suo assessore alla sanità, il medico-primario in pensione Giovanni Amedeo Di Nucci. «La decisione di privare la zona dell’alto-Molise-Agnone del medico del servizio 118 è di una gravità inaudita. – dichiarano dall’amministrazione comunale di Palazzo San Francesco – Togliere ad un territorio già in grande difficoltà un servizio con una forte connotazione interventistica d’urgenza, espone i cittadini residenti ad un rischio inaccettabile ed è una grave lesione del diritto alla salute sancito dalla Costituzione». Vivaddio. «È un provvedimento che colpisce duramente la popolazione più fragile dei malati e quella delle aree del paese più svantaggiate – continuano dall’amministrazione Saia – La gravità della decisione è ancora maggiore perché il medico del 118 provvede al trasferimento dei pazienti giunti al Pronto Soccorso del Caracciolo per patologie tempo-dipendenti (ictus e infarto) che necessitano di cure salva-vita che possono ricevere solo nell’ospedale regionale in tempi brevi». Esattamente quello che andiamo scrivendo da giorni su queste colonne. «Come amministrazione comunale chiediamo, pertanto, la immediata revoca del provvedimento ed il rapido ripristino del servizio 118 con medico nel turno notturno e che il Pronto Soccorso dell’ospedale “Caracciolo”, che opera solo grazie alla abnegazione e sacrificio dei medici del presidio, sia dotato anche di strumentazione Tac, cosa promessa da anni, ma mai arrivata».

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