Agnone Capitale della cultura 2026, il progetto entra nel vivo. “Il fuoco dentro, margine al centro” è il nome scelto dall’amministrazione comunale di Agnone per il secondo incontro con la cittadinanza finalizzato a stilare, in maniera condivisa e comunitaria, il famoso dossier che dovrà essere presentato all’attenzione del Ministero della Cultura al fine di perfezionare la candidatura della città a capitale della cultura per l’anno 2026. «Invitiamo la comunità agnonese al secondo importante incontro di presentazione e confronto sulla candidatura di Agnone a Capitale italiana della cultura 2026 – spiegano dall’amministrazione comunale – L’appuntamento è per oggi, martedì 29 agosto, alle ore 17:30 presso la sala consiliare di Palazzo San Francesco». Nel corso di questa seconda riunione pubblica verranno presentati i risultati del processo partecipativo svolto negli scorsi mesi e la brand identity “Agnone 2026”, «al fine di implementarli attraverso il contributo della cittadinanza» aggiungono dagli uffici del Municipio. Parteciperanno al dibattito, oltre al sindaco Daniele Saia, anche il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, il vicepresidente e assessore Andrea Di Lucente, l’assessore regionale alla Cultura e Turismo, Salvatore Micone, il Rettore dell’Università degli Studi del Molise, Luca Brunese e la professoressa Letizia Bindi, coordinatrice del progetto di candidatura. «Vi aspettiamo numerosi – commenta il sindaco Saia – per arricchire insieme il dossier di candidatura e porre le basi di un percorso culturale condiviso e coinvolgente per la nostra comunità». «La partecipazione attiva e la mobilitazione di ognuno di noi può davvero fare la differenza e consentire ad Agnone di presentare una proposta forte e coesa, – aggiunge Saia – che metta in luce al meglio il nostro patrimonio culturale, le nostre tradizioni e le nostre potenzialità». Inutile dire che l’asso nella manica per la città è rappresentato dalla millenaria tradizione della ‘Ndocciata: «Mostrando quel “fuoco dentro” che ci caratterizza – chiude Saia – e che può portarci ad essere un “margine al centro” dell’Italia».

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