La battaglia per la salute si combatte, ancora una volta, nelle aree interne, in quei comuni piccoli e troppe volte mal collegati dove è davvero tutto più complicato. E demedicalizzare la postazione del 118 di Frosolone non è accettabile. Dodicimila circa i cittadini coinvolti (loro malgrado) da questo provvedimento, in vigore da ieri. E così i sindaci, la voce delle comunità, sono pronti alle maniere forti. Al lavoro su un documento condiviso che sarà inoltrato al ministro Schillaci, ai prefetti di Isernia e Campobasso, al commissario ad acta e al dg Asrem con il quale si chiede la revoca del provvedimento.
Sì, perché i territori sui quali si abbatte questa decisione attraversano le aree interne, da una provincia all’altra. E così i sindaci di Frosolone, Macchiagodena, Bagnoli del Trigno, Sant’Elena Sannita, Civitanova del Sannio (per quanto attiene la provincia di Isernia), Duronia, Torella del Sannio e Molise (per quella di Campobasso) hanno fatto fronte comune per per contrastare l’ultima decisione in ordine di tempo che riguarda la sanità. Da ieri, come ormai noto, la postazione del 118 di Frosolone è in assetto “India”: autista, soccorritore e infermiere. Quindi, senza medico a bordo.
«Una scelta – rimarca il primo cittadino di Frosolone, Felice Ianiro, ai microfoni di Teleregione – che avrebbe gravi pregiudizi sulla intera area che è servita dalla postazione del 118 di Frosolone. Una scelta che non passerà in silenzio» avverte. Nella sede del Comune di Frosolone c’è anche il collega Gianni Meffe, sindaco di Torella.
«Una decisione che penalizza i cittadini non solo nel momento dell’urgenza ma anche come percezione di sicurezza – spiega -. Avere un presidio del 118, anche se Torella fa parte di altra provincia, è un aspetto importante anche nelle scelte di vita, quando si decide se restare a vivere nei nostri piccoli centri oppure trasferirsi altrove».
Sull’ambulanza, quindi, saliranno l’autista, il soccorritore e un infermiere. E se dovesse servire un medico, questo interverrà da Bojano o da Trivento, a bordo di un’auto medica.
«Togliere il medico al servizio 118 – sbotta Felice Ciccone, sindaco di Macchiagodena, interpretando di certo il pensiero dei colleghi e delle comunità coinvolte – rappresenta un vero e proprio attentato alla salute dei nostri cittadini. È inaccettabile!
I nostri territori sono già fortemente penalizzati e, per questo, fa ancora più rabbia vedere smantellare servizi importanti come quelli socio-sanitari e, addirittura, quelli emergenziali.
È assurdo anche perché il servizio 118, quello vero con il medico, è il miglior modo per decongestionare il pronto soccorso dei nostri ospedali che tanto stanno soffrendo in questo periodo – rimarca, alla luce delle criticità quotidiane che ormai affliggono l’accesso al Veneziale -. È assurdo perché mentre noi lavoriamo ogni giorno per rendere i nostri territori più attrattivi, c’è chi va in direzione contraria rendendoli più fragili e più vulnerabili. Unitamente ai sindici dell’area, chiederemo con forza la revoca dell’assurdo provvedimento» annuncia Ciccone che è al lavoro con i colleghi primi cittadini.
Come riportato ieri sulle colonne di Primo Piano, dopo il no del tavolo tecnico alla bozza di decreto che formalizzava un accordo decentrato con i medici del trasporto sanitario d’emergenza (del valore di 300mila euro l’anno), i poco più di 40 camici bianchi in servizio non effettueranno più i turni aggiuntivi che permettevano di coprire 12 delle 16 sedi dislocate sul territorio mentre Sant’Elia, Cerro al Volturno, Castelmauro e Campobasso Monte Grappa sono giù da tempo senza medico.
«Siamo in balia delle onde» sintetizza un cittadino di Frosolone.
Parla di passo indietro un anziano che non si sottrae ai microfoni. «Che si pensa per il futuro, quale meccanismo alla base di questa scelta, perché tagliare un servizio essenziale? Se togliamo anche questo, dobbiamo sloggiare dal Molise» la sintesi di un ragionamento che non fa una piega.

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