Palloncini bianchi e rosa, una immagine di Sonia (Lucia il primo nome all’anagrafe) Di Pinto in vestito da sposa, che non potrà indossare come aveva sognato, una colomba lasciata libera, tanti applausi commossi, prima, durante e dopo la funzione religiosa, i cori di Alleluja e le canzoni di Irama (Ovunque sarai) e di Lucio Battisti (E penso a te). Un crescendo clamorosi di sensazioni da pelle d’oca quelle che hanno contrassegnato e scandito nella giornata di ieri, l’ultimo lungo sabato, il penultimo di aprile, per la comunità locale assieme all’amatissima 46enne, vittima della follia, del male, di una morte assurda quanto cruenta. Raramente abbiamo avvertito tanta intensità quanto compostezza in una circostanza così drammaticamente reale. Salutare per sempre un’amica, che stava per celebrare le sue nozze, mancavano appena 4 settimane, vedere partire il feretro, dagli occhi di genitori, fratelli, del compagno e dei suoceri, presenti ieri e omaggiati dalle autorità civili, religiose e militari, è stato un tuffo al cuore, per chiunque. Figurarsi per chi la morte la custodisce lì, perché strappata agli affetti e all’amore. Petacciato ha risposto ieri nel migliore dei modi. La salma di Sonia era arrivata nella notte, dopo il lungo viaggio dal Lussemburgo, dove venerdì mattina c’era stata un’altra cerimonia, quella organizzata dalla comunità cristiana italiana che vive nel GranDucato. Il sindaco Roberto Di Pardo ha salutato Sonia prima dell’apertura della camera ardente, poiché è dovuto partire per motivi di lavoro al Nord, lasciando in rappresentanza dell’amministrazione locale il suo vice e Antonio Di Pardo e gli altri componenti della Giunta. Vigili urbani, Carabinieri e Odv Petacciato Onlus, l’associazione di Protezione civile di cui lei stessa, la compianta Sonia, era stata socia volontaria negli anni in cui visse in paese, si sono prodigati al massimo anche per garantire che tutto filasse liscio e dopo l’arrivo dei genitori, avvenuto qualche minuti prima delle 9, hanno aperto i cancelli della palestra di via Tremiti dell’istituto comprensivo Vincenzo Cuoco, dove per circa 5 ore i residenti, gli amici, i parenti, hanno voluto renderle omaggio, non lesinando affatto ricordi, pensieri, sgomento, dolore, lacrime, chi urlava per sfogare la rabbia. Una vicenda che ha segnato nel profondo il territorio del basso Molise tutto, non abituato a crimini di questa efferatezza, come sta emergendo dalle indagini portate avanti dalla procura lussemburghese, oltretutto a scapito di un’anima innocente e benvoluta da tutti, che stava trovando finalmente il suo equilibrio massimo, raggiungendo dopo un lavoro stabile e che amava anche l’amore della sua vita. Ma la vita le è stata sottratta da due banditi incappucciati e questo ha ferito non solo la sua famiglia, ma tutti coloro che la conoscevano e stimavano. Tanti i manifesti di adesione al lutto accanto alla fila ordinata nell’atrio della palestra, camera ardente al riparo opportunamente da foto e video, visto il successivo funerale all’aperto, come disposto dal primo cittadino. Tanti anche i mazzi di fiori che a getto continuo venivano consegnati e sistemati attorno al feretro della povera Sonia. Puntualità svizzera e non poteva essere altrimenti visti i natali della 46enne, da 5 lustri tornata a Petacciato con la famiglia, nell’arrivo della bara sul sagrato della chiesa madre di San Rocco, i fedeli e chi ha partecipato alle esequie ha potuto trovare file di sedie, che non sono certo bastate e tutto intorno c’era una folla che cingeva la chiesa, sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine e della Protezione civile, occorre sempre rispettare le norme anti-Covid, anche fuori dall’emergenza, con così tante persone assiepate. Oltre al coro, ai familiari, alle autorità, il vescovo Gianfranco De Luca, che ha concelebrato con don Mario Colavita, don Gianfranco Mastroberardino, padre Guglielmo Lalli e don Matteo Moccia, si è rivolto proprio a lei. Un’omelia che ha segnato l’isolamento del male rispetto alla morte, nel passaggio dalla vita, che la condurrà dal prossimo 28 dicembre a essere ricordata nella festa dei Martiri Innocenti. Una omelia che ha visto scandire concetti molto chiari, con cui viene rinsaldato il legame tra Sonia e Gesù. «E’ difficile parlare in questo momento perché davanti alla morte non abbiamo parole soprattutto quando ci troviamo davanti ad una morte che nasce dal male. Vivo con voi l’abbraccio di tutta la comunità e le lacrime che sono gli unici gesti possibili. Se c’è una parola da dover dire è quella della fede che non possiamo tacere. La parola di Dio che dà la vita per sempre. La morte non è l’ultima parola sulla nostra vita. La morte è un passaggio. C’è la vita oltre la morte.
Una immagine mi viene in mente pensando a Sonia. Alla morte violenta di quello che noi veneriamo come primo Cristiano, Stefano, che viene lapidato e aggredito dalla cattiveria dei suoi concittadini. Ci sono 3 passaggi nel racconto di questa violenza dice che Stefano guardava il cielo e vide comparire la gloria di Gesù. Nessuno muore solo. Ma muore insieme a Gesù. Io sono sicuro che Sonia ha visto Gesù e non è morta sola mentre veniva aggredita dalla violenza gratuita, dalla banalità del male. C’è un altro passaggio e dice che Stefano pregava. Questo è quello che stiamo vivendo. Affidare la sorella Sonia al Padre di Gesù Cristo. Lei ora è nell’abbraccio del padre. Ultimo atteggiamento che vediamo nella morte di Stefano che si rivolge a Gesù e dice non imputare loro il male che fanno. Una parola di perdono, di Misericordia. Le stesse parole che Gesù dice prima di morire sulla croce. La rabbia dinanzi all’aggressione per qualche soldo è normale ma dobbiamo trovare nel nostro cuore la Misericordia. Non stancatevi di fare bene anche davanti al male. Non lasciamoci catturare dalla superficialità perché diventeremo complici del male che ha mille forme e che può produrre solo la morte. È l’amore che vince». «Sonia entra a far parte di questi martiri e sono da venerare come santi. A noi che soffriamo per questo distacco non venga meno la speranza di ritrovarci ancora insieme».
Alla fine della funzione religiosa, i funerali hanno avuto un momento speciale, quello dedicato in forma di preghiera dalla madre Antonietta, che è stata negli anni molto attiva socialmente a sostegno dei più deboli in paese, proprio per la figlia Sonia, recitata da don Mario Colavita: «Il vuoto di un figlio è incolmabile ma la santa madre aiuterà a vivere questi giorni e ti sarà vicini con immenso amore. Nel dolore benedite il Signore per aver donato un figlio speciale. Che i raggi di luce e Misericordia possano irradiare di luce il cuore di una madre. La madre santissima vi sarà vicina per asciugare le vostre lacrime». La benedizione del vescovo De Luca ha poi avviato alla fine della celebrazione esequiale, gli incaricati dell’agenzia funebre Morrone di Montenero di Bisaccia, che ha curato il trasporto della salma dal Lussemburgo all’Italia ha preso in consegna la bara, portata poi a spalla da alcuni giovani nel breve tragitto dal sagrato della chiesa, passaggi salutati sempre con applausi, all’ultimo saluto in viale Pietravalle, dove sono stati fatti salire in cielo simbolicamente i palloncini bianchi e rosa e la colomba, in due momenti distinti, associati alle due canzoni riprodotte e diffuse, prima Ovunque sarai di Irama e quindi E penso a te di Lucio Battisti, l’ultimo, grande applauso, coi presenti gonfi negli occhi di emozione e commozione, idealmente abbracciati a Sonia e alla sua famiglia, ha segnato l’inizio dell’ultimo viaggio: ciao Sonia, in cielo troverai anime candide come te.
Emanuele Bracone

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