Il dibattito sulle fonti rinnovabili nel basso Molise è fiorente, stavolta, direttamente, è il “Distretto del cibo: Olio Evo Molisano” che si erge in difesa del Molise dall’attacco delle pale eoliche e dei pannelli solari messi a terra
«Il distretto del Cibo Olio Evo Molisano, riconosciuto dalla Regione Molise nel giugno dello scorso anno, ha voluto rispondere con un suo comunicato, firmato dal suo presidente, il dottor Luigi Di Majo, e indirizzato a Primo Piano Molise. Il quotidiano che il giorno precedente aveva riportato in prima pagina una dichiarazione dell’ingegner Mauro Ferrari, managing director della Wqs Italia, in risposta alle perplessità della Coldiretti regionale riguardo alle energie rinnovabili, in particolare dei generatori che sfruttano il vento. Pali giganteschi (250 metri di altezza) e pale eoliche enormi a significare uno stravolgimento del paesaggio agrario che, grazie all’operosità e intelligenza di migliaia di coltivatori molisani, nella gran parte piccoli, hanno saputo costruire nel corso di millenni.
Una sottrazione di terreno, nel caso del Molise, fertile, coltivato, origine della qualità delle eccellenze Dop e Igp riconosciute, ragioni di filiere sempre più importanti, come quella del grano, del vino, dell’olio, della pasta e degli ortaggi. In pratica un furto di quella sola energia rinnovabile vitale, che per noi è cibo.
Nel ribadire queste affermazioni, proprie di un distretto del cibo, si vuole dire all’ingegner Mauro Ferrari – avendo presente la legittimità del suo ragionamento – che la lezione impartita al dottor Di Majo, agronomo che ha operato nel mondo e imprenditore agricolo da oltre 50 anni in Molise, è del tutto fuori luogo, sbagliata. E lo è per quello che ha dato, insieme a tanti altri, all’agricoltura molisana, oggi vanto di due primati nazionali, quali la ruralità e la biodiversità. La più pronta per il ritorno a un’agricoltura naturale, biologica, all’insegna della sostenibilità e, come tale, del futuro della regione e delle nuove generazioni.
Il dottor Di Majo che, ancora una volta, ha voluto essere un esempio pensando e promuovendo il Distretto “Olio Evo Molisano”, per un rilancio dell’olivicoltura, la più importante coltivazione arborea del Molise, non a caso culla delle Città dell’Associazione nazionale delle Città dell’Olio, sede del primo Parco, in Italia e nel mondo, dedicato all’olivo, quello di Venafro e al primo, quello di Termoli, dedicato alle 20 varietà autoctone che costituiscono il patrimonio della biodiversità olivicola regionale. Un rilancio basato su ricerca e sperimentazione, formazione, comunicazione e strategia di marketing.
L’idea di altri 10mila ettari di olivi da aggiungere ai 14mila ora censiti, compresi quelli abbandonati da recuperare, è una risposta alla riaffermazione della centralità dell’agricoltura e al suo ruolo di perno di uno sviluppo che rende più ricco il paesaggio, più salubre l’aria, meno malato il clima, più possibile il rilancio dei 136 comuni, in particolare di quelli più piccoli e situati nelle aree interne.
In sintesi più possibile, con lo sviluppo dei turismi legati alla qualità dell’ambiente e del buon cibo, la permanenza dei giovani, oggi in fuga, che rappresentano il pensiero primo del dottor Di Majo, il presidente di un Distretto, forte della presenza delle rappresentanze del mondo dell’agricoltura e di centinaia di soci.
La riflessione del Distretto “Olio Evo Molisano” sull’espansione delle energie rinnovabili partiva dal fatto che il Molise ha già dato (più del doppio di quanto le spettava) tanta parte del suo territorio a queste realtà e, che un’altra espansione diventerebbe una vera e propria invasione che lo soffocherebbe sotto i diversi aspetti dal distretto sottolineati.
Il nostro è un progetto che pensa al domani del Molise nel rispetto della sua antica vocazione, l’agroalimentare e la pesca, e delle sue moderne possibilità (turismo/i), proprie di una regione che è l’espressione alta della sua modernità, quali sono – come sopra si diceva – la ruralità e la biodiversità.
Non servono altri parchi eolici e, meno che mai, servono pannelli solari a terra perché tolgono al Molise il suo domani.
Purtroppo, per quanto utili e necessarie le fonti rinnovabili di energia, lo sviluppo così previsto non lascia nulla al territorio e deturpa il paesaggio».

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