A distanza di ormai alcuni anni da quando vennero contestati i primi addebiti, il Gup del Tribunale di Larino, Federico Scioli, ha rinviato a giudizio ieri mattina i 7 indagati nell’ambito dell’inchiesta sul cattivo funzionamento del depuratore al porto di Termoli. Inchiesta nata nel 2015, dopo i primi sversamenti di reflui in mare e proseguita a lungo. Tuttavia, per tutti è caduta l’accusa più grave, quella di danno ambientale. Due periodi diversi contraddistinguono l’inchiesta sul depuratore e coinvolgono due amministrazioni comunali, le ultime: quella in carica e la precedente. Si prende in esame il periodo dal 2012 in avanti e per quanto riguarda i problemi dell’ultimo scorcio, si parte dal dicembre 2015. Un’attività d’indagine che ha coinvolto ben 7 persone, tra amministratori pubblici, ex dirigenti, la Crea e anche l’Arpam. I due ex sindaci Angelo Sbrocca e Basso Antonio Di Brino, l’ex dirigente dei Lavori pubblici Silvestro Belpulsi, l’ex dirigente sempre dei Lavori pubblici e attuale componente di staff Matteo Caruso, il responsabile tecnico di Crea gestioni srl Paolo Santini e il legale rappresentante della società che ha in carico la rete idrica integrata Emanuele Maria Blasetti; infine il direttore del dipartimento Arpam Maria Grazia Cerroni. A vario titolo, dovranno rispondere di accusa di reato di Getto pericoloso di cose (articolo 674 c.p.) in concorso, poiché hanno omesso di assicurare il corretto funzionamento e la necessaria manutenzione dell’impianto di depurazione; nonché di realizzare i lavori e le opere necessari a consentire il corretto trattamento depurativo di tutti i reflui convogliati prima dello scarico in mare, omissione d’atti d’ufficio in concorso, perché non si sono mossi per tempo a trovare una soluzione idonea.

Emanuele Bracone

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