Non si ferma l’azione legale del tandem Giuseppe D’Urbano-Giada Vitale, rispettivamente avvocato di fiducia e parte offesa nella vicenda don Marino Genova. Al di là delle condanne e delle archiviazioni in sede penale, è stata richiesta alla diocesi di Termoli-Larino e alla Congregazione per la Dottrina della Fede, tutta la documentazione istruita dal Tribunale Ecclesiastico. Una istanza basata dalla disposizione impartita da Papa Francesco, che in epoca successiva alla data di deposito dell’opposizione alla richiesta di archiviazione, il Sommo Pontefice ha abolito il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali perpetrati da esponenti del clero cattolico occidentale a danno di minorenni. Secondo l’avvocato D’Urbano si evince l’assoluta necessità di conoscere gli atti processuali e i provvedimenti assunti dalla Magistratura Ecclesiastica nei confronti dell’ex parroco di Portocannone. In realtà la richiesta, inevasa a quanto pare, era finalizzata a fornire ulteriori elementi in vista dell’udienza sulla proposta di archiviazione del secondo filone d’indagini. Come è noto, sulle indagini supplementari delegate alla squadra mobile, attraverso l’escussione di medici e psicologi che hanno avuto in cura la stessa giovane, oltre ad acquisire e valutare ulteriore documentazione. «Non appare delinearsi ed emergere in maniera chiara e univoca una condizione di inferiorità fisica o psichica», scriveva la Toncini per conto della Procura di Larino, e il gip Rosaria Vecchi ha pressoché confermato l’impianto della richiesta di archiviazione impugnata, con riferimenti giurisprudenziali.

EB

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