«La terza sezione della Cassazione penale rigetta il ricorso del Procuratore generale, rigetta il ricorso dell’imputato, che condanna al pagamento delle spese processuali, nonché alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa, sostenute nel presente giudizio dalla parte civile ammessa al patrocinio a spese dello Stato, nella misura che sarà liquidata dalla corte di Appello di Campobasso con separato decreto di pagamento ai sensi degli articoli 82 e 83 del decreto del Presidente della Repubblica 115/2002, disponendo il pagamento in favore dello Stato». E’ questo il dispositivo con cui la Suprema corte di Cassazione ha messo la parola fine sul processo a carico di don Marino Genova, confermando la condanna decretata in secondo grado, dalla corte di Appello del capoluogo, a 4 anni e 10 mesi. Il verdetto è stato reso noto nella mattinata di ieri, col dispositivo poi pubblicato nel pomeriggio. Si conclude così, almeno sugli aspetti penali, la vicenda che ha sconvolto il basso Molise e non solo, dopo la denuncia presentata da Giada Vitale per la vicenda che l’ha vista abusata quand’era minorenne. Per il resto della loro storia il gup di Larino ritenne il non luogo a procedere. Legalmente, Giada Vitale, si è affidata ai nuovi avvocati Pasquale Mautone e Pietro Cirillo, col supporto della psicologa Luisa D’Aniello, che sta seguendo la ragazza da qualche tempo. Il procuratore generale presso la Corte d’appello Fioretti aveva chiesto di annullare la sentenza rinviando gli atti a un altro collegio, per un nuovo esame, tesi sposata dal procuratore generale presso la Cassazione, ma i giudici non hanno accolto né questa istanza, tanto meno quella della difesa, affidata a Carlo Taormina. Don Marino potrebbe finire in carcere.

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