Le accuse sono sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia. Di questo risponderanno il prossimo 19 settembre i due coniugi di Castropignano che ieri mattina, al termine dell’udienza preliminare, sono stati rinviati a giudizio dal gup Veronica D’Agnone. Vittima della segregazione durata oltre 22 anni, secondo l’accusa, una donna di 67 anni, sorella e cognata dei presunti aguzzini.
Il caso ha scosso molto la comunità molisana. I fatti risalgono al settembre dello scorso anno, quando i carabinieri della Compagnia di Bojano, dopo una segnalazione, fecero irruzione nel casolare della coppia – tra Casalciprano e Castropignano – trovando la donna rinchiusa in una rimessa angusta.
L’incubo per la donna sarebbe iniziato nel 1995, dopo la morte del marito. Per non vivere da sola accetta l’invito del fratello che le offre ospitalità mettendole a disposizione quella che era la stanza degli anziani genitori. I primi anni di convivenza trascorrono in tranquillità ma poco dopo la donna inizia a diventare un peso per il fratello e viene costretta a spostarsi in una stanza ricavata di fianco alla legnaia, priva di qualsivoglia forma di riscaldamento.
Una rimessa, accessibile mediante una scala a chiocciola esterna, che viene dotata di un rudimentale sistema di chiusura dall’esterno. Alla donna – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – viene impedito di poter uscire quando la coppia non è in casa.
Per anni non ha potuto usufruire di cure mediche, solo sporadicamente è stata accompagnata da una parrucchiera dove era guardata a vista dalla cognata. La donna non è mai più uscita da sola, neanche per andare sulla tomba del defunto marito e non le è stato mai concesso di fare due chiacchiere con nessuno.
Umiliazioni continue, compresa l’impossibilità di poter curare la propria igiene personale: fratello e cognata le avrebbero permesso un solo bagno al mese, nella vasca arrugginita e sporca usata per il bucato. Non avrebbe nemmeno avuto accesso ai servizi igienici, nella stanza ricavata accanto alla legnaia.
La coppia, difesa dall’avvocato Demetrio Rivellino, ha invece sempre rigettato le accuse mosse dalla donna che ora si trova in una struttura protetta.

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