Una famiglia col cuore infranto, dilaniato. L’intera comunità di Cercemaggiore segnata da un dolore che accomuna tutti, dal primo all’ultimo cittadino.
Ieri pomeriggio, all’interno del campo sportivo comunale, si è tenuta una solenne e commovente cerimonia per dare l’ultimo saluto a Cristian, l’operaio 21enne morto sul luogo di lavoro, travolto da un gancio meccanico. Una tragedia che ha seminato dolore e sgomento.
Una settimana colma di angoscia, giorni difficili, tristi, grigi, doloranti per una perdita inaccettabile e impensabile. Non ci sono parole per descrivere un avvenimento così straziante a tal punto da zittire tutti. La morte di Cristian rappresenta ciò che di più crudele possa avvenire nella giovinezza, ciò che di più straziante possa accadere ad una madre, ad un padre e ad un fratello. Un tempo che non torna indietro, un tempo che resterà fermo, senza riportare indietro Cristian. Nessuno restituirà alla famiglia, agli amici la sua spensieratezza.
Ventuno anni, tanti hobby, tanti amici. Basta dare uno sguardo alla sua bacheca Facebook. Moto, cavalli, giardinaggio: tutto ciò che accompagna la vita di un giovane che è andato via presto, troppo presto.
Pieno all’inverosimile l’impianto sportivo dove al termine della funzione sono volati in cielo palloncini bianchi e colombe. Tutte le attività commerciali del paese sono rimaste chiuse in segno di rispetto, nel giorno in cui sindaco e amministrazione hanno proclamato il lutto cittadino.
«Ciò che ci fa piangere di più è la tragica morte avvenuta sul luogo di lavoro – il commento del vescovo Bregantini, che insieme a don Peppino, parroco di Cercemaggiore, e ai frati del Santuario di Santa Maria della Libera, ha celebrato il funerale – morte terribile per chi sta svolgendo ciò che più nobilita il genere umano. Speriamo tutti che questa morte non sia vana, ma serva a creare condizioni di lavoro ancor più dignitose. Per tutti. Per i giovani, in particolare, vista la giovanissima età di Cristian, che si era messo subito al lavoro, con grande passione e impegno, oltre che con qualità professionale encomiabile.
Cristian era amatissimo dai suoi amici. Sapeva tessere relazioni belle, sia sul lavoro che nell’ambito del paese, specie nella sua dedizione ad una vita piena, anche con la passione per i cavalli e le moto, segni di una vita vissuta bene, pienamente, con gioia grande. Sempre unito alla sua famiglia, che lo circondava di grande tenero affetto.
Ora, dal cielo, ci insegna a curare molto i nostri luoghi di lavoro, ad essere ancor più rispettosi delle norme. Ci invita dal cielo a rendere ogni lavoro fonte di dignità, in leale collaborazione reciproca, nella certezza che ogni momento della catena lavorativa è preziosa, fatto con coscienza, perché ad ogni singolo punto è legata la vita di un altro operaio».
Commoventi anche le parole pronunciate dal pulpito da un assai emozionato don Peppino che ha concluso commosso il suo intervento.
L’importanza del lavoro è talmente elevata che è universalmente riconosciuta come un diritto fondamentale dell’uomo e tra tutti i diritti e tra tutte le cose che spettano all’uomo, tra tutte le cose delle quali l’uomo ha diritto, quello del lavoro è un diritto necessario, quello stesso diritto che ha portato via Cristian prematuramente.
Una catastrofe crudele che ha unito tutti nella preghiera e nella riflessione sull’importanza della vita. La vita così breve, un susseguirsi di istanti che, talvolta, assomigliano ad un cammino dedalico da affrontare, con tante ingiustizie, tante negatività, tanti avvenimenti segnati, tanti enormi dispiaceri, come questo.
Inconfondibile il suo sorriso, come è stato ricordato da tutti, come dal vivo, come nelle foto diffuse sulla sua bacheca, una stretta al cuore ancora più grande pensando alla sua gioia e alla sua sensibilità.
Un dolore che non arreca soluzione, un dolore che penetra nelle viscere più profonde del corpo, un dolore che pervade l’animo intero e i cuori dei suoi cari nel fiore dei suoi anni.
Cristian è volato in cielo e ora non gli resta che vegliare su di noi, da lassù, di veglia sulla sua famiglia, su tutti i suoi cari, affinché nessuno possa più soffrire.
Sittibi terra levis. E che la terra ti sia lieve davvero, che ti ricordi sempre, con dolcezza e delicatezza, come faranno tutti i tuoi cari, per sempre.
Natascia Testa

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