Ha indicato falsi requisiti durante la compilazione della domanda finalizzata all’assegnazione del reddito di cittadinanza – omettendo finanche di indicare prossimi congiunti comunque percettori di reddito -, beneficiando indebitamente del sostegno economico per circa un anno. Il ‘furbetto’ di turno, però, non ha fatto i conti con la costante e attenta attività di verifica della Guardia di finanza circa la repressione di reati di questo tipo.
Giovedì, infatti, sulla base delle indagini coordinate dalla Procura di Campobasso ed eseguite dagli uomini delle Fiamme gialle, è stata eseguita una misura cautelare nei confronti dell’uomo disposta dal gip del Tribunale di Campobasso.
È dunque scattato il sequestro di tutti i proventi illecitamente percepiti dal 2019 al 2020, circa 7.000 euro, nonché della stessa “carta postamat Rdc” che abilita al prelievo del denaro accreditato.
La Guardia di finanza continua a porre in essere un attento e costante monitoraggio dei soggetti interessati a vario titolo dalle indagini, ma anche verso coloro che sono stati identificati nel corso delle ispezioni avviate o durante i controlli sul territorio ai fini della repressione dei traffici illeciti o, ancora, nei pattugliamenti finalizzati a garantire la sicurezza.
Diversi “furbetti”, infatti, sono stati scoperti, nel corso delle attività di servizio volte alla repressione di reati comuni o altre irregolarità, grazie ai controlli eseguiti per il contrasto del lavoro irregolare o per l’avvio di ispezioni di frode fiscale, ecc.
Tale attività costituisce una delle mission istituzionali della Guardia di finanza, in stretto coordinamento con l’autorità giudiziaria ed avvalendosi dei tipici poteri di polizia economico-finanziaria, affinché vengano scovati i “furbetti” e il sussidio pubblico sia concesso a chi effettivamente ne ha bisogno e diritto, posto che l’indebito accesso a benefici assistenziali aggrava l’iniquità sociale e genera un danno per le casse pubbliche.
«Il sequestro preventivo disposto sui beni nella disponibilità dell’indagato, volto a conservare il profitto del reato ai fini della successiva confisca – spiega il procuratore Nicola D’Angelo – , si inserisce nel contesto delle linee di intervento di questa Procura volte alla repressione dei reati da realizzarsi, non soltanto intervenendo sui presunti autori, ma anche aggredendo i beni che ne costituiscono il profitto. Questo – conclude – in un’ottica di deterrenza e di recupero alla collettività di quanto illecitamente acquisito».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.