E’ un vulcano. Forse quel fuoco incrociato arrivato dall’opposizione e da un esponente del suo stesso partito (Lello Bucci del Pd) non se lo aspettava. In mezz’ora il sindaco Antonio Battista non presenta solo i due nuovi componenti della sua squadra di governo, Maria Rubino e Francesco De Bernardo, ma si toglie qualche sasso dalla scarpa in un cammino che forse si sta rivelando più tribolato di come si aspettava. Dal suo volto trapela forse il nervosismo maturato dopo gli attacchi degli ultimi giorni.

Innanzitutto, specifica, «non ho ricevuto pressioni o ricatti, è una decisione che avevo preso un anno fa. Non stiamo rubando nulla, stiamo utilizzando tutte le potenzialità che la legge ci dà: lo statuto ci consente di avere fino a dieci assessori». Non reggerebbe dunque il paragone con Bologna e Firenze: nove esponenti nell’esecutivo ma – l’accusa mossa dalla Coalizione civica – un numero di abitanti di gran lunga maggiore rispetto a Campobasso. Risponde pure sui costi delle indennità: 70mila euro in più a detta degli esponenti dell’opposizione. «Con la giunta a nove – sottolinea il primo cittadino – avremo sette indennità e dunque non ci saranno costi per le casse comunali». L’incarico di Stefano Ramundo, infatti, è a costo zero, mentre i due nuovi assessori divideranno l’indennità piena.

Rivendica la ‘sua’ spending review: «Abbiamo ridotto i costi rispetto alle scorse amministrazioni, ci siamo autolimitati sulle commissioni (non più 12 ma nove) e dunque i consiglieri arrivano al massimo della potenzialità di cumulo dei gettoni di presenza».

L’allargamento ha provocato un cortocircuito inaspettato nel Pd. Le accuse di Lello Bucci sono state un brutto colpo. «Risolveremo con il dialogo e con la verifica degli impegni assunti un anno fa. Siccome ci sono intelligenza e appartenenza – precisa Battista – sono sicuro che ci spiegheremo. L’allargamento della giunta era un impegno che abbiamo preso un anno fa, non abbiamo fatto nulla che possa essere paragonato ad una estemporaneità del singolo».  Ai suoi consiglieri chiede «una gestione più silenziosa, un’amministrazione garbata». Poi alza il tiro: «Se la politica mi porta a ragionare solo di equilibri e di altre storie, chiudo. Se la mia azione – insiste scandendo le parole – viene rallentata per effetto dell’azione dei partiti, chiudiamo perché certamente non ho una poltrona da difendere a tutti i costi.

L’articolo completo domani su Primo Piano. 

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