Al Nord si vive meglio che al Centro e ancor meglio che al Sud e nelle province di piccole e medie dimensioni si vive meglio che nelle metropoli. I grandi centri urbani, infatti, faticano a toccare la vetta e a mantenere posizioni di eccellenza. È quanto emerge dal rapporto sulla Qualità della vita 2019 di Italia Oggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, giunta alla sua 21esima edizione.
Sulle 107 province analizzate (non più 110, quelle sarde si sono ridotte da otto a cinque), quella di Campobasso si piazza al 71esimo posto (scendendo di 6 punti rispetto al 2018) con un punteggio complessivo di 472,57 mentre Isernia si assesta al 84esimo posto (precipitando di 8 punti rispetto al 2018) con un punteggio totale di 301,88.
I parametri utilizzati per misurare le province in cui si vive meglio sono: affari e lavoro, ambiente, istruzione e formazione, tempo libero e turismo.
«Reginetta d’Italia – si legge su Italia Oggi- è Trento, un primato, quello della provincia autonoma, che ricalca un successo ormai consolidato negli anni. Agli antipodi, Agrigento: caso paradigmatico di realtà del Sud con problemi strutturali atavici irrisolti, figura nell’ultimo posto della classifica.
Nel 2019 la qualità della vita in Italia è complessivamente migliorata. Oggi sono 65 su 107 le province italiane in cui la qualità di vita è buona o accettabile: un dato che risulta il migliore degli ultimi cinque anni. Nel 2015, infatti, le province in cui “si vive bene” erano 53 su 110, nel 2016 e 2017 erano diventate 56 su 110, nel 2018 avevano raggiunto quota 59 su 110».
Come si nota dallo schema, «le prime dieci province appartengono, ancora una volta, al Nordest o al Nordovest. Per incontrare le prime province del Sud, invece, bisogna scorrere la classifica fino ad arrivare al 69° e al 70° posto, dove compaiono le lucane Potenza e Matera.
Nel Mezzogiorno e nelle Isole, il “buon vivere” è ancora un miraggio: in 35 province su 38, tra cui quelle molisane, la qualità della vita è risultata scarsa o insufficiente (nelle rimanenti tre è accettabile). Il che significa, in termini di popolazione, che il 44% degli italiani vive con una qualità di vita insoddisfacente.
Al contrario, nel Nordest, in 22 province su 22 la qualità della vita è buona o accettabile, in nessuna scarsa o insufficiente. Nel Nordovest, la qualità è buona o accettabile in 23 su 25 province (solo in due scarsa). Nell’Italia Centrale si registra una situazione stabile: in 14 su 22 la qualità della vita nel 2019 è accettabile.
Tuttavia, le performance di alcune grandi città nel 2019 migliorano: Roma risale dall’85° al 76° posto; Milano dal 55° al 29°, Torino dal 78° al 49°; Bologna dal 43° al 13°. Per quanto riguarda Napoli, il salto è dal 108° al 104° posto: considerando che però il numero di province analizzate si è ridotto da 110 a 107, si tratta di una conferma. La provincia partenopea resta terz’ultima, seguita solo da Crotone e Agrigento».

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