Le cose nel capoluogo non vanno come chi ha votato il Movimento 5 stelle – perché immaginava un radicale cambiamento – auspicava. D’altro canto, non vanno nemmeno male.
Certo, ogni cosa è migliorabile. È pur vero, tuttavia, che la città di Campobasso è ferma da lustri.
Niente opere pubbliche significative, nessuna innovazione (o invenzione) per attrarre imprese e creare lavoro, turismo affidato al traino dei soliti (per fortuna che esistono) eventi. E poi è arrivata la pandemia.
Un dato che può dare la misure di come sia complessa la situazione in Municipio: gli archivi comunali non sono digitalizzati. Quindi, quando occorre reperire un atto datato, non c’è altra maniera se non scavare tra le carte. L’amministrazione in carica ha avviato la digitalizzazione, un processo lungo, forse lunghissimo, che porterà sicuri benefici, ma non nell’immediato.
Da oltre un anno alla guida di Palazzo San Giorgio, il grillino atipico Gravina ammette le lacune. Sapeva, lo ribadisce, che non sarebbe stato semplice. Spiega che sta lavorando per superare gli ostacoli e lancia pure qualche frecciatina al governo regionale e al presidente Toma.
Secondo il sindaco della città capoluogo di regione, la difficoltà maggiore sta nel rendere pratiche le idee. Per Gravina si tratta di una circostanza non di poco conto, tanto da definirla «frustrante» e «drammatica».
Ai suoi concittadini il giovane avvocato chiede più senso civico. Lui, dal suo canto, si impegna a lavorare il doppio, quando necessario, per far fronte alle carenze di organico. E a continuare a risparmiare sul funzionamento della macchina amministrativa: a cavallo tra il 2019 e il 2020 sono stati investiti 600mila euro senza accendere mutui. Si tratta, quindi, di fondi propri di bilancio, frutto di varie economie.
Il secondo anno di amministrazione entra nel vivo. La scusa (che peraltro lei non ha mai accampato, ma è molto comune tra gli amministratori pentastellati) «quelli di prima hanno fatto disastri» non regge più. È l’ora dei fatti. Grandi opere legate al Cis, certo. Ma una città ha necessità anche di piccole cose. Campobasso ha bisogno di tante cose.
«Abbiamo bisogno di essere veloci ed efficaci. Dal momento in cui si decide una cosa, anche la più banale, intercorre troppo tempo per vederla realizzata ed è frustrante.
Abbiamo bisogno di nuove professionalità che possano intercettare le mille occasioni che si susseguono in ogni ambito istituzionale e per il futuro ancor di più, Recovery fund in primis.
Abbiamo bisogno di più decoro e cura dei luoghi pubblici unita alla consapevolezza del senso civico di una comunità.
Abbiamo bisogno di nuove iniziative imprenditoriali, favorite ovviamente da nuove infrastrutture e da nuove politiche fiscali.
Abbiamo bisogno di nuove occasioni di lavoro.
E comunque mi risulta che le “scuse” non siano esclusiva del mondo pentastellato».
Campobasso è sporca. In tal senso il Pd ha mosso critiche feroci. «Quando amministravamo noi era colpa nostra, ora ci siete voi e la colpa è dei cittadini indisciplinati».
«Non ho mai urlato prima e mai toccato l’argomento perché sapevo (e lo immaginavo) fosse spinoso e complesso. Le colpe sono trasversali, sempre o quasi.
Oggi dobbiamo risolvere il problema. Completiamo la raccolta differenziata e multiamo coloro che si ostinano ad ignorare l’importanza di questo sistema, per l’ambiente e (andata a regime) per le tasche dei cittadini. Stiamo lavorando proprio a questo e per giunta, con risorse nostre visto il silenzio di altri enti che invece, in passato, hanno contribuito ma va bene così, nessun lamento, testa bassa e lavorare. Il 2021 deve essere l’anno del completamento del sistema su tutto il territorio comunale».
Talvolta ha lamentato carenza di personale. È un problema comune a tutti gli enti pubblici, soprattutto dopo l’entrata in vigore di “Quota 100”. Cosa si fa?
«Si bandiscono nuovi concorsi, come già fatto e come continueremo a fare, consapevoli però che alla velocità di uscita non c’è eguale velocità di entrata di nuove leve.
Si lavora il doppio, quando serve e si spera che l’emergenza responsabilizzi tutti».
Viabilità, verde pubblico, sostenibilità ambientale. Certo, qualche pianta messa a dimora dall’energico assessore Cretella, qualche pezza d’asfalto. Ma siamo nell’ambito dell’ordinario. Forse anche meno. Il cambiamento?
«Si lavora per realizzarlo. I cambiamenti richiedono tempo, dedizione e volontà.
Mi ripete questa domanda e devo in parte ripeterle ciò che le ho detto tempo fa: si cambiano anzitutto i metodi, a partire dalle nomine politiche per arrivare al metodo di lavoro ed alla gestione delle attività politiche delle commissioni e del Consiglio comunale.
Il cambiamento spero potrà aversi (in meglio, ovviamente) sempre più con i fatti e quando non me lo chiederà più, allora forse avremmo raggiunto l’obiettivo, ammesso che lo si voglia “vedere o riconoscere”.
Intanto, quella che definisce “qualche pezza di asfalto”, tanto per fare un esempio, è qualcosa di più; deriva da una razionalizzazione della spesa, quella politica in primis, per dimostrare che non solo spendiamo meno ma ciò che risparmiamo viene ovviamente destinato all’ordinario: lo scorso anno, così come questo 2020, abbiamo investito risorse per quasi 600mila euro e senza accendere nessun mutuo. A breve interverremo su diversi punti della città, ad iniziare proprio dalle contrade ma il lavoro sarà ovviamente parziale, perché c’è tanto da fare.
E ancora: il piano regolatore delle antenne? Abbiamo investito risorse ordinarie per fare qualcosa di stra-ordinario; l’avvio della digitalizzazione degli archivi comunali?».
Tre cose che farebbe se le fosse consentito. Ovvero, tre cose che le consentirebbero di dare un volto nuovo alla città.
«1. Una macchina amministrativa snella, che con entusiasmo condivida le idee ed i progetti per rilanciare lo sviluppo di questa città; la velocità con la quale progettiamo e decidiamo non ha un corrispondente nei fatti e questo è un dramma per tutti, a prescindere da chi amministra.
2. Un nuovo sistema di trasporto, con snodi intermodali e nuove aree di parcheggio.
3. Attrarre investimenti privati per dare nuove occasioni di lavoro ed arrestare il triste trend demografico e parallelamente, non mi stancherò mai di dirlo, attivare le opere pubbliche già finanziate».
Sono trascorsi 16 mesi da quando ha vinto le elezioni. Dubbi, rimpianti, incertezze, rifarebbe tutto?
«Assolutamente sì. Ovviamente per i rimpianti spero non ci sia mai il tempo di averne».
I rapporti con la Regione e con il governatore? Domenica scorsa (4 ottobre) avete seguito il Campobasso calcio insieme (nella foto sopra)… Avrete parlato di progetti comuni per il capoluogo e il Molise.
«Io sono rimasto sempre lo stesso, il governatore forse no e lo ha dimostrato appena ha potuto. Ma a prescindere, no, non abbiamo parlato di progetti comuni. Gli ho scritto più e più volte secondo schemi istituzionali ma aspetto da mesi una risposta: dalla riprogrammazione dei fondi Fsc, ai progetti del Recovery fund. Insomma, alle partite di calcio si guardano i giocatori ed il gioco, le “partite” politiche hanno altre sedi nelle quali discutere, ammesso lo si voglia fare davvero».
È vero che la corteggiano sia dal centrodestra sia dal centrosinistra per una lista trasversale alle prossime regionali?
«No, non mi risulta. Ma chi frequenta?», sorride Gravina. Uno sguardo all’orologio: il tempo è scaduto. Nessuna possibilità di replica. Come sempre.

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