La seconda ondata della pandemia sta mettendo a dura prova anche la sanità molisana. Ne è una dimostrazione l’elevato numero di ricoveri che si sta registrando nelle ultime settimane rispetto alla disponibilità effettiva dei posti letto nei reparti Covid. Negli ultimi giorni, infatti, per sopperire all’emergenza, alcuni dei locali di altri settori sono stati presi in “prestito” per garantire le cure necessarie a chi ha contratto il virus. Uno di questi riguarda la pediatria che è stata trasferita in otorinolaringoiatria. Al suo posto ci sono già una quindicina di letti allestiti e pronti per eventuali altri pazienti. Non tutti sanno, però, che, nel ridurre notevolmente la sezione dedicata ai pazienti più piccoli, è venuto meno anche un prezioso servizio rivolto ai bambini che non possono frequentare la scuola perché impegnati in cure e terapie di lunga durata.
A spiegarlo nei dettagli la giornalista, nonché insegnante della “Scuola Polo in Ospedale” al Cardarelli, Eliana Ronzullo: «Come molti di voi sapranno – racconta Ronzullo – all’ospedale Caldarelli di Campobasso è stato disposto l’ampliamento del reparto di Malattie Infettive con 17 posti in più per affrontare l’emergenza Coronavirus.
Una recente notizia di cronaca sulla morte per Covid di un 80enne di Vinchiaturo, improvvisamente aggravatosi a causa di una crisi respiratoria e non ricoverato in ospedale, presumibilmente, per mancanza di posti letto, ha chiaramente fatto il punto di quale sia la tragica situazione del momento e di quanto possa essere importante anche un solo posto letto in più.
Detto questo – spiega -, quello che non molti sanno è che per creare questo “ampliamento” si sono dovuti sacrificare: il reparto di Pediatria, presumibilmente, sottodimensionato e accorpato ad un altro reparto, l’associazione Clownterapia Paciok onlus di Campobasso, che non potrà più allietare i bambini ricoverati (solo chi ha avuto un figlio malato sa quanto possa essere importante un sorriso), e ultimo, ma non per importanza, la “Scuola Polo in Ospedale” (la sezione primaria dell’I.C. D’Ovidio situata all’interno del reparto di Pediatria).
Per i “fortunati” che non lo sapessero, questa istituzione è attiva in molti ospedali italiani e permette ai giovani e ai giovanissimi le cui patologie prevedono lunghi ricoveri di recuperare la loro identità di scolari e studenti.
La sezione ospedaliera dell’I.C. D’Ovidio – aggiunge -, garantiva il diritto allo studio e la continuità delle attività scolastiche a tutti i bambini e i ragazzi ricoverati al Cardarelli, costituendo così anche un sostegno emotivo ed un ponte con la quotidianità.
Nelle altre regioni l’emergenza Covid non ha frenato le attività della scuola in ospedale, che continua a svolgere il servizio anche in modalità a distanza, nel rispetto delle misure di contrasto alla diffusione del virus.
Questo purtroppo non è accaduto nella nostra regione, e ci lascia con l’amaro in bocca perché a pagare, come spesso accade, sono proprio i più piccoli e i più deboli, quelli che andrebbero maggiormente tutelati, tanto più perché proprio a causa delle restrizioni saranno complessi e difficoltosi anche i contatti con le loro famiglie.
Abbiamo già chiarito quanto siano importanti i posti letto ma la domanda è: “Non si potevano trovare dei locali più idonei senza dover sacrificare il diritto allo studio?”.
Può l’Asrem decidere autonomamente di eliminare un’istituzione scolastica?
Questo soprattutto alla luce del fatto che nei mesi scorsi, 118 sindaci dei complessivi 136 comuni molisani avevano apposto il proprio nome e cognome per sostenere la proposta, ideata dal Commissario alla Sanità Giustini, del Covid-hospital al Vietri di Larino.
Sarebbe bello – conclude l’insegnante – avere una risposta anche solo per togliere un po’ di quell’amaro in bocca al dirigente scolastico, all’insegnante che si occupava della scuola, ai genitori e soprattutto ai bambini ricoverati in ospedale.
Vogliamo concludere con una frase di Malala Yousafzai (Premio Nobel per la Pace): “Essere i primi della classe non ha nessuna importanza, se non puoi studiare affatto. Quando qualcuno ti toglie la penna di mano, allora sì che capisci davvero quanto sia importante l’istruzione” ».

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