Campobasso è la sua seconda casa. Dopo quasi 10 anni di servizio nel capoluogo, il dirigente della Squadra Mobile Raffaele Iasi torna in Puglia. A Lecce, sua terra natale, guiderà l’Ufficio personale della Questura. Un rientro in cui sperava da diversi anni, ma che non cancella il legame profondo che si è creato con il Molise e soprattutto con i suoi cittadini.
«È stata un’esperienza intensa, sia a livello professionale che umano, – le parole del dirigente che lunedì saluterà la questura di via Tiberio – lascio una terra che mi ha dato tanto e spero di aver dato anche io il mio contributo. Me ne vado in punta di piedi, così come sono arrivato in punta di piedi nel 2012, prima alla Scuola agenti e poi, dal 2013 alla guida della Squadra Mobile».
Un’attività che si è concentrata soprattutto nel contrasto dei reati legati alla droga e alle violenze di genere, all’interno delle mura domestiche: «Il livello della criminalità in Molise è certamente inferiore rispetto ad altre realtà, ma questo non vuol dire che non ci sia, anzi. Forse in apparenza sembra un’isola felice, ma in forma ‘strisciante’ c’è chi sta tramando sotto la cenere. Mi riferisco alle infiltrazioni dalle regioni limitrofe e lo spaccio di droga molto diffuso è il segnale più lampante di questi tentativi. In questi anni abbiamo condotto numerose e importanti operazioni che hanno disarticolato proprio il traffico di droga e i loro canali di rifornimento, soprattutto Puglia e Campania.
Un fenomeno, quello della droga, che è poi strettamente legato alla violenza all’interno delle mura domestiche ma anche ai reati predatori, come i furti. In tante occasioni siamo intervenuti proprio a seguito dell’appello disperato di tanti genitori o conviventi che hanno subito violenza da parte dei loro cari con problemi di tossicodipendenza».
Ed è stato proprio questo l’obiettivo che il dirigente Iasi ha perseguito negli anni: «Ho sempre improntato la mia attività a dare risposte immediate e certe alle persone, ad essere sempre presente nel quotidiano delle gente senza però eccedere e trovando il giusto equilibrio tra prevenzione e repressione.
Credo di esserci riuscito abbastanza bene. La prova l’ho avuta proprio dai molisani, dal colore e dalla vicinanza che mi ha dimostrato la cittadinanza. Ecco, forse l’unico rimpianto è che questo ‘contatto’ con gli anni è andato scemando. Quando sono arrivato a Campobasso le persone venivano tutti i giorni in questura anche solo per chiedere un consiglio, un parere. Ora invece, ma credo sia anche lo specchio dei tempi, siamo noi agenti di polizia a dover creare quel ‘ponte’ con le persone. Lo abbiamo fatto ad esempio nelle scuole, con incontri periodici con gli studenti sui temi della legalità e con i progetti di tutela degli anziani contro le truffe».
Insomma, il bilancio è più che positivo anche alla luce del calo dei reati in provincia: «Certo – ammette sorridendo – non è solo merito, ci vuole anche un pizzico di fortuna. Sicuramente la pandemia ha ‘agevolato’ questo trend, ma anche prima del Covid i numeri ci davano ragione. A Campobasso è stata registrata una netta diminuzione dei delitti, penso alle rapine, ai furti in appartamento. In dieci anni non ci sono mai stati omicidi o femminicidi, e questo ci rende orgogliosi».
Proficua è stata anche la collaborazione con le altre istituzioni, «con il mondo del volontariato e delle associazioni, penso al centro antiviolenza del capoluogo, con l’Agenzia delle Entrate, con i centri per l’impiego, con la polizia penitenziaria. Abbiamo instaurato dei rapporti importanti e questo lavoro di squadra ci ha permesso di raggiungere ottimi risultati».
Lunedì, dunque, passerà il ‘testimone’ al dottor Marco Graziano, già dirigente della Polizia Stradale. Ma Iasi promette che quello con Molise non è un addio, solo un arrivederci: «Dovrò ancora seguire dei processi, ma al di là del lavoro sarà sempre un piacere tornare in Molise».

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