Il piccolo centro della provincia mostra una vivacità politica che sembra non appartenere ad altri paesi dell’hinterland. Forse per merito di una opposizione – quella del gruppo Carpinone per passione – che non intende assumere il ruolo di comparsa, forse la consapevolezza che solo con l’attenzione alta e la cura degli interessi dei cittadini rispetto alle questioni amministrative si possa fare la differenza rispetto ai grandi temi che attanagliano questi comuni sempre più disabitati, sempre più marginali.
I consiglieri del gruppo “Carpinone per passione” rendono davvero concreto quel nome con il quale si sono presentati all’elettorato. Come nel caso della proposta di consentire ai cittadini di poter seguire le sedute del Consiglio da remoto, in streaming. Da qualsiasi posto, per non perdere il contatto con quanto si decide per il proprio paese. Un no, quello che si è levato dalla maggioranza, espresso nei confronti della possibilità di una partecipazione dei cittadini che di certo avrebbe potuto essere maggiore perché avrebbe consentito agli interessati di seguire i lavori da ogni casa, da ogni città, da ogni altra regione. Altro tema finito fra gli argomenti bocciati quello relativo al Consorzio industriale di Isernia-Venafro, oggetto questo di un piccolo giallo politico. Protagonista della vicenda l’attuale sindaco, il suo ruolo all’interno del Consorzio e le decisioni assunte – agli antipodi – in due momenti diversi dallo stesso primo cittadino.
È del gruppo consiliare la mozione che avrebbe voluto impegnare il sindaco e la giunta ad intraprendere una strada chiara nei confronti del Consorzio Industriale di Isernia–Venafro allo scopo di far accertare e dichiarare in maniera definitiva la fuoriuscita del Comune dal consorzio, uscita deliberata già dal Consiglio Comunale di Carpinone il 30 novembre del 2019 ma che sembra non sia stata ‘recepita’ dall’ente consortile «che, nonostante il recesso – spiegano i consiglieri – continuano a ritenere il Comune parte del consorzio».
Nel novembre 2019 il Consiglio comunale decide di uscire dal consorzio industriale esercitando la facoltà di recesso, peraltro espressamente prevista dallo statuto dell’ente consortile. Otto presenti alla votazione, sette favorevoli, tra cui due attuali consiglieri di maggioranza, il vicesindaco Antonio Biondi e l’assessore Nicola Venditti, ed un astenuto, il sindaco Pasquale Colitti.
«Il motivo di quella decisione è presto detto – spiegano Andrea Petta e Alessandra Martinelli -: non vale la pena pagare delle quote annuali per la gestione del consorzio, con il rischio peraltro di rimanere esposti ad eventuali debiti insoluti, per ricevere in cambio nulla, nessun servizio e nessun beneficio per la nostra area industriale. E questo è sotto l’occhio di tutti. È questo il ragionamento che ha portato negli anni quasi tutti i comuni del comprensorio ad abbandonare il consorzio. Ad oggi, dei diciotto iniziali, ne rimangono infatti solo cinque: Pozzilli, Venafro, Sesto Campano, Monteroduni e Macchia d’Isernia. Nonostante il recesso – spiegano ancora i consiglieri d’opposizione – e nonostante le successive diffide a prenderne atto, il consorzio ed i suoi dirigenti hanno continuato a far finta di nulla, infischiandosene della volontà espressa dal Comune, attraverso l’organo rappresentativo dei cittadini carpinonesi, e continuando a considerare l’ente come socio a tutti gli effetti del consorzio anche per quanto riguarda il pagamento della quota annuale di partecipazione alle sue spese di funzionamento. Di qui la nostra mozione per impegnare Sindaco e Giunta comunale a promuovere un’azione giudiziaria nei confronti del consorzio, al fine di far accertare in maniera definitiva ed inequivocabile il recesso e quindi la fuoriuscita del comune dall’ente consortile. Impegno che, in realtà, ed a prescindere dall’esito della nostra mozione, dovrebbe essere scontato, essendo gli amministratori tenuti, anche attraverso lo strumento giudiziario, a far eseguire i provvedimenti adottati ed a garantirne l’effettività, come nel caso di specie il recesso contestato dal consorzio. E questo a meno che, e fino a quando, non venga adottato un eguale provvedimento di segno contrario».
Queste le motivazioni che hanno spinto i consiglieri Petta e Martinelli a portare il caso in Aula, il luogo dove discuterne e prendere decisioni. Ma non è andata come – a rigor di logica – sarebbe dovuta andare.
«Introdotto l’argomento del consorzio – continuano i consiglieri di ‘Carpinone per passione’ – il sindaco ha comunicato al Consiglio riunito la propria decisione di uscire dall’Aula e di non partecipare né al voto né alla discussione sulla nostra mozione. Decisione questa assunta in ragione di una presunta, ma in realtà inesistente, sua condizione di incompatibilità rispetto al tema affrontato, per essere lui, al tempo stesso, sindaco ed anche componente del comitato direttivo, vale a dire l’organo esecutivo, del consorzio».
Per l’opposizione del gruppo consiliare quanto accaduto è di una gravità assoluta.
«È una mancata assunzione di responsabilità ed al tempo stesso una presa in giro – commentano Petta e Martinelli -; una presa in giro, si badi, non per i consiglieri di minoranza promotori della mozione bensì per l’intero consiglio comunale e per i cittadini tutti che esso rappresenta. Sottrarsi non solo al voto, ma addirittura alla discussione, rappresenta una fuga dalle responsabilità di guida di una comunità e di un’amministrazione che di certo non fa onore ad un primo cittadino.
Una fuga poi del tutto ingiustificata e purtroppo condita dalle solite giravolte perché quella che oggi viene spacciata per una presunta incompatibilità, non lo era nel 2017, allorquando il consiglio comunale fu chiamato a votare per approvare una transazione tra il Comune e lo stesso Consorzio industriale. Ebbene in quell’occasione il sindaco Pasquale Colitti, all’epoca già membro del comitato direttivo del consorzio, non solo partecipò alla discussione votando anche a favore della transazione, ma soprattutto ebbe ad affermare, in risposta ad una questione di incompatibilità sollevata da un consigliere di opposizione, che non vi fosse in realtà alcuna incompatibilità essendo lui un componente esterno del comitato direttivo del consorzio ed essendo la sua una nomina fiduciaria, quindi non legata al ruolo di sindaco del comune di Carpinone.
Oggi invece, chiamato ad affrontare il tema del recesso del comune dal Consorzio e di una possibile azione giudiziaria nei confronti del consorzio stesso per far accertare l’efficacia di tale recesso, il sindaco Colitti si dichiara incompatibile ed esce dall’aula sottraendosi addirittura alla discussione. Tutto questo senza considerare che, essendo stato lui eletto per rappresentare e curare gli interessi del Comune, una eventuale situazione di incompatibilità derivante dal suo concomitante ruolo esterno all’interno del Consorzio industriale, dovrebbe semmai condurre alle dimissioni da quest’ultimo incarico e non già ad abbandonare i lavori del consiglio comunale ogni qualvolta si affronti un tema legato al consorzio industriale.
Invece no, preferisce utilizzare l’espediente dell’incompatibilità come una foglia di fico per sottrarsi ad una discussione che evidentemente lo imbarazza, lasciando la sua maggioranza in balia degli argomenti dell’opposizione, con a presiedere il dibattito il suo vicesindaco che, incalzato su quali siano gli intendimenti dell’amministrazione in merito alla non definita questione del consorzio industriale, non riesce a dire altro che un laconico “stiamo valutando”, salvo poi votare, compatto con tutta la maggioranza, contro la nostra mozione. Nel 2019 aveva votato a favore del recesso del consorzio, oggi vota contro una mozione finalizzata proprio a far attuare quella delibera e quel recesso»
L’aspetto politico della vicenda è evidente ma la questione non si è risolta con la bocciatura della mozione.
«La cosa più grave di tutta questa vicenda l’abbiamo scoperta qualche giorno dopo, visionando la corrispondenza tra il Consorzio industriale ed il Comune – aggiungono i consiglieri -: abbiamo infatti scoperto che lo scorso settembre 2021, il sindaco “incompatibile”, senza peraltro informare del fatto la sua maggioranza dell’epoca (stiamo parlando di qualche giorno prima delle scorse elezioni), ha partecipato, in qualità di Sindaco di Carpinone, alla riunione del Consiglio generale del consorzio industriale (organo che riunisce tutti i soci dell’ente) approvando, con il suo voto favorevole, il nuovo Statuto consortile. E ciò nonostante il Consiglio comunale di Carpinone avesse votato nel 2019, con delibera immediatamente esecutiva, il recesso dal consorzio.
Per intenderci, il sindaco che “in casa sua” non partecipa alle discussioni sul consorzio, partecipa invece, in rappresentanza del suo comune ed in qualità di socio, all’assemblea dei soci del consorzio, facendo l’esatto contrario di quanto deliberato dal suo Consiglio comunale, unico organo competente in materia di partecipazione del comune in altri enti, società o aziende speciali, il quale aveva invece deciso di uscire dal consorzio industriale.
Invece di adoperarsi per vincere l’ostruzionismo del consorzio e dare così definitiva attuazione alla volontà del suo consiglio comunale, il nostro sindaco – incalzano Petta e Martinelli – ha pensato bene di continuare a partecipare, in rappresentanza del comune, e pure non avendone alcuna legittimazione, alle assemblee dei soci del consorzio, fornendo di fatto a quest’ultimo un ulteriore motivo per contestare il recesso esercitato dal Comune di Carpinone perché l’obiezione formulata dai dirigenti del consorzio suona più o meno così: “che fate, dite che siete fuori e poi venite alle assemblee e votate pure?”. Un fatto di assoluta gravità politica e amministrativa – concludono i consiglieri – cose che si fanno ma di cui non si ha coraggio di parlare».

ppm

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