Anche il cielo ha pianto per Romina, ieri pomeriggio. Grigio, plumbeo, carico di dolore e lacrime. La comunità di Cerro al Volturno ha atteso l’arrivo del feretro della dolce Romina, uccisa da chi diceva di amarla, chiusa in un silenzio assordante. Stretti come in un abbraccio, vicini come a consolarsi l’un l’altro. E quando la bara in legno chiaro, coperta da un cuscino di rose bianche e portata a spalla dagli amici di Romina è comparsa sulla strada, il dolore è diventato palpabile, pesante, ha offuscato gli occhi diventati improvvisamente lucidi. Carichi di dolore e lacrime.
La piccola chiesa dei Santi Pietro e Paolo ha accolto Romina e le parole del vescovo Cibotti non hanno lasciato spazio ad alcun fraintendimento. Pacate ma chiare, dirette, scevre da qualsiasi tentativo di dare una lettura della tragedia diversa da quella che è.
Una lezione d’amore, di fede, di principi non derogabili nella quale non c’è stato spazio per l’altro figlio di questa comunità, l’uomo che ha tolto la vita alla dolce Romina. Il suo assassino.
«La vostra presenza qui – ha detto monsignor Cibotti rivolgendosi all’intera comunità che ha preso parte alle esequie – mostra quanto ha fatto Romina. Lei è stata un dono, adesso è nelle braccia di Dio. Ma la violenza subita non si giustifica, l’amore che ha gesti violenti è una bestemmia: l’amore è di chi dona, non di chi porta morte».
Donarsi, partecipare alla vita dell’altro, sostenersi, aiutarsi, progettare insieme il futuro. Questo è l’amore che, come ha ricordato con pacatezza ma altrettanta fermezza il vescovo Cibotti, «non è possesso ma è altruismo, donazione, accoglienza della diversità dell’altro che è complementare alla propria persona. Ecco perché nel matrimonio ci si completa. È l’educazione all’amore che deve trionfare. Oggi l’amore non è stato compreso, è stato travisato, calpestato, ucciso. Nessun uomo si può arrogare il diritto di togliere la vita, che è dono. Non si può dire di amare quando si uccide, quando si da la morte. I percorsi non sempre si incontrano – la riflessione del Vescovo durante la sua accorata omelia -, il futuro può dividersi ma non è un fallimento, è la scoperta di dove vogliamo andare, cosa vogliamo essere. Se si è turbati dall’amore, significa che manca il suo significato vero che è comprensione, attenzione, premura. L’amore non è e non può essere a senso unico. Ci dispiace – ancora Cibotti – che Romina non abbia potuto conoscere l’amore vero, si era illusa oppure aveva capito che non era quello che stava vivendo ma è stata strappata come una rosa dal giardino, per farla appassire. Il sentimento è stato tarpato, distrutto. Questo non è amore, chi compie questi gesti non ama – ha tuonato il Vescovo -. Tutti vorremo che la nostra cara Romina non avesse subito quello che ha subito, che miracolosamente potesse tornare in vita e dirci che l’amore vince sulla violenza, che è più forte della morte, che resiste. Preghiamo per augurarle la vita eterna, anche se quella terrena le è stata impedita. Romina non è morta: la sua anima, che appartiene a Dio che è capace di amare, torna a Dio. Che lei possa consolare quanti piangono, il suo papà e il fratello: il ricordo – dice ancora rivolgendosi ai familiari, affranti – vi darà la forza di accettare un futuro dove quanto è stato vissuto non è stato perso ma è un tesoro da custodire, che vi parlerà sempre di lei. E nel suo nome dobbiamo credere ancora di più all’amore, combattere la violenza che non è mai amore, non è mai frutto della ragione. Il dialogo, l’incontro, l’ascolto, il perdono, un giusto compromesso, i ruoli che devono essere sempre rispettati in una società civile, umana. Se tutta l’umanità parlasse il linguaggio dell’amore non ci sarebbero guerre, violenze ma la comprensione e l’accettazione delle nostre diversità. Preghiamo per le nostre ragazze – ha concluso Cibotti -, per le aspirazioni dei nostri giovani, che vivano i rapporti con rispetto».
Al termine del rito funebre, il sindaco Remo Di Ianni, visibilmente commosso e trattenendo a fatica le lacrime, ha voluto abbracciare con poche parole arrivate dritte al cuore la famiglia di Romina, a nome dell’intera comunità.
«Non si può descrivere quanto ognuno di noi sta provando, la tristezza che ha avvolto la nostra comunità e non solo, i nostri cuori. Non ci sono parole per trovare una giustificazione per un amore che si dimostra recidendo una vita. Da padre – confessa Di Ianni – è il pensiero che mi affligge di più, non riesco a darmi una spiegazione. Non credo ci siano giustificazioni per un gesto così efferato. Credo sia un obbligo, per ognuno di noi, porci domande su come fare e cosa fare affinché non ci siano più sentimenti così tristi, situazioni così violente. Per far sì che un amore, che io non definirei tale, possa arrivare a recidere una vita. Romina – continua commosso il sindaco -, la ricordo per il sorriso, la sua dolcezza e gentilezza. Come amministrazione faremo di tutto perché il suo ricordo viva e perché possa essere esempio per la nostra comunità e non solo. Un motivo positivo per insegnare a noi, ai nostri figli, che bisogna rispettare la vita, gli altri e soprattutto le donne. Un impegno che risponde al sentimento di tutta la comunità».
Rispettare la vita, e soprattutto le donne. Parole che purtroppo si scontrano con quanto accaduto a Romina e a decine di ragazze – mamme, mogli, compagne – che dall’inizio dell’anno hanno trovato la morte per mano di chi diceva di amarle. Piccoli fiocchi di nastro rosso sono disseminati lungo i vicoli di Cerro al Volturno, il simbolo della lotta alla violenza sulle donne. Rosso come le lettere che compongono il nome di Romina, poggiate sotto l’altare. Rosso come il palloncino che si è levato in cielo, ha toccato il cielo grigio mentre suonava Vasco Rossi, per l’ultimo abbraccio alla dolce Romina. Un’altra vita recisa come una rosa dal giardino, per farla appassire. Addio, che tu abbia pace almeno lassù.
ls

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