Più di sei ore per percorrere 60 chilometri, la distanza che separa Campobasso da Isernia. È accaduto venerdì sera ai colleghi di Teleregione Valentina Ciarlante e Pierluigi Boragine. È accaduto all’ex assessore del Comune di Campobasso Alessandra Salvatore, che a bordo di un pullman – visto che i treni non circolano per i lavori di elettrificazione che dovevano durare due anni ma che dureranno una vita – cercava di raggiungere la sua abitazione dopo una settimana di lavoro.
È accaduto a centinaia, forse migliaia di utenti della strada, che hanno avuto l’esigenza di mettersi a bordo dei loro mezzi e percorrere la statale 17.
Che sarebbe venuta giù la neve era stato preventivamente annunciato dagli esperti meteorologi. Che a Castelpetroso c’è un valico che in caso di precipitazioni abbondanti può creare problemi pure era noto. Che dal 15 novembre al 15 aprile di ogni anno è necessario viaggiare con pneumatici invernali o catene al seguito lo prevede la legge.
E allora, cosa non ha funzionato?
L’Anas, che a Primo Piano Molise non ha inteso fornire spiegazioni, ai colleghi di Teleregione ha affermato che le responsabilità del blocco stradale sono tutte da addebitare solo ed esclusivamente ad una bisarca in panne che ha occupato entrambe le carreggiate e ha impedito la regolare circolazione. Bisarca, secondo quanto riferisce l’Anas, non equipaggiata per la neve.
Al capo di Gabinetto della Prefettura di Isernia – che al contrario dell’Anas ha risposto a tutte le domande poste – è stato invece riferito dai soccorritori che il mezzo pesante era dotato di pneumatici adatti al periodo ma ciò non ha evitato la perdita di aderenza e l’intraversamento, da cui poi è scaturito il blocco totale del traffico e le conseguenti code chilometriche. Proprio perché era attesa la neve, la Prefettura ha attivato il piano di emergenza, che ha visto al lavoro decine di uomini di tutte le forze dell’ordine, dei Vigili del fuoco e della Protezione civile. Così come sono state attivate le aree (quattro in tutta la provincia) di filtraggio e stoccaggio dei mezzi in transito. Il prefetto – che tra l’altro si è insediato pochi giorni fa – già venerdì mattina aveva riunito il Comitato operativo per la viabilità (Cov), che ha poi seguito passo passo l’evolvere della situazione. Un nuovo vertice è in programma domattina.
«Tutto è perfettibile – così dall’Ufficio territoriale del governo di Isernia – ma rispetto alle nostre competenze abbiamo speso tutte le risorse possibili per evitare disagi».
Ma di disagi ce ne sono stati, eccome. C’è chi ha dovuto trascorrere la notte in albergo. O chi ha dovuto chiedere aiuto alla Croce rossa perché viaggiava con un neonato di quattro mesi in auto. E chi, ancora, si è sentito male a bordo di uno dei tanti autobus incolonnati.
Difficile – ma era prevedibile – comprendere fino in fondo di chi sia stata la “colpa”, a chi ascrivere le responsabilità dell’accaduto. Alcuni fatti sono tuttavia chiari, a cominciare dall’Anas che non ha inteso rispondere, spiegare.
Uomini e mezzi di Vigili del fuoco, Polizia, Carabinieri, Finanza, Croce rossa e volontari della Protezione civile hanno lavorato per tutta la durata dell’emergenza. Lavoro documentato da foto, immagini, testimonianze. La Prefettura ha risposto, spiegato, ha fornito informazioni.
L’unica assente ingiustificata sembra proprio la società che gestisce le strade statali. Quella che avrebbe dovuto garantire il passaggio continuo dei mezzi spartineve e spargisale, che in tanti tra coloro che erano incolonnati giurano di non aver incrociato lungo il tragitto da Campobasso a Castelpetroso.
D’altronde, se come sostiene la Prefettura di Isernia la bisarca che ha causato il disastro era dotata di pneumatici invernali, escludendo il guasto tecnico perché una volta rimessa in carreggiata è ripartita, la ragione più plausibile dell’intraversamento è che la strada non fosse stata adeguatamente liberata dalla neve. Non esistono pneumatici termici che tengano se sull’asfalto ci sono 30 centimetri di coltre bianca e se le temperature scendono sotto lo zero.
Forse questo è uno di quei pochi casi molisani in cui la politica sembra non avere un ruolo attivo. E invece, purtroppo, la classe dirigente molisana non è esente da colpe. E non lo è per più di una ragione. La prima: non si ha notizia di una sola reazione ufficiale della classe politica che governa la Regione. In un luogo civile, chi ha responsabilità di governo ieri mattina avrebbe fatto saltare in aria sedie e scrivanie fino ad ottenere le scuse pubbliche di chi ha sbagliato.
Ovvio che se il Molise è rimasto per ore diviso in due a causa di un camion di traverso, la viabilità non è più adeguata alle esigenze dei tempi. Lo sanno tutti, tutti promettono strade, autostrade, superstrade ma nei fatti non riescono ad ottenere dall’ente gestore il minimo necessario ad evitare che per percorrere 60 chilometri si impieghino sei ore. E nemmeno protestano. Così come non protestano per la mancata riapertura della tratta ferroviaria Campobasso-Isernia interessata dai lavori di elettrificazione. Anzi, quasi giustificano i ritardi.
È chiaro che quando una classe politico-dirigente è debole, non alza la voce, non punta i piedi, non batte i pugni sulle scrivanie ma pensa solo a mantenere poltrone e stipendi, ognuno fa come crede e tutti si sentono autorizzati ad agire con sufficienza, se non superficialità.
Se così non fosse, non esiste una sola ragione che abbia potuto impedire ad uno qualsiasi degli inquilini di via Genova o Palazzo D’Aimmo di chiedere spiegazioni e pretendere scuse ufficiali per quanto accaduto.
Ma alla fin fine chi vive in Molise ormai ci ha fatto il callo, sa di dover soffrire.
Del resto se pochi centimetri di neve mandano in tilt una regione, non ci si può meravigliare se per una risonanza magnetica è necessario attendere un anno.
Luca Colella

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