Torneranno presumibilmente domani mattina, nell’appartamento di via XXV Settembre, i carabinieri del Comando provinciale di Isernia. Accertamenti irripetibili quelli che sono stati effettuati in queste settimane nell’abitazione teatro dell’omicidio della vigilia di Natale, nella casa dove Irma Forte – 66 anni – ha ucciso il marito 72enne Carlo Giancola.
Delitto efferato – come lei stessa ha ammesso con i pensieri ancora confusi e con il cuore rivolto ai due figli, al dolore che ha arrecato loro – che la donna ha confessato tra le lacrime nel corso dell’interrogatorio reso davanti alla gip Michaela Sapio ripercorrendo le fasi del delitto, maturato – secondo quanto ha dichiarato – in un contesto familiare assai difficile, nel perimetro di un matrimonio vissuto nella paura a causa delle vessazioni fisiche e psicologiche alle quali il marito l’avrebbe sottoposta per decenni.
Quaranta lunghi anni nel corso dei quali Irma Forte – ristretta ai domiciliari con l’accusa di omicidio volontario aggravato – avrebbe sempre subito senza mai denunciare, avrebbe sempre reagito con il silenzio fino a quando tutto questo carico non è letteralmente esploso.
Domani i carabinieri del Comando provinciale di Isernia dovrebbero tornare nell’abitazione di via XXV Settembre: da fonti bene informate si apprende che si dovrebbe procedere al sequestro di alcuni pezzi di legna da ardere custoditi nello sgabuzzino accanto alla cucina.
Reperti utili ad una comparazione con il materiale legnoso che sarebbe stato trovato sotto le unghie della vittima nel corso dell’autopsia.
Secondo quanto confessato dalla donna, quella notte tra il 23 e il 24 dicembre scorso, Carlo Giancola sarebbe rimasto a lungo sveglio, in cucina, accanto al camino acceso. Inutili i tentativi di convincerlo ad andare a dormire, inutile restare in silenzio di fronte ai comportamenti che l’uomo avrebbe posto in essere anche quella dannata notte.
I rapporti con la moglie, Irma Forte, sarebbero stati seriamente minati dal comportamento autoritario dell’uomo e dagli esiti psicologici delle sue fragilità, che sarebbero conclamate anche dal percorso sanitario che avrebbe dovuto iniziare di lì a qualche giorno.
L’incontro con gli specialisti che non si è mai potuto tenere perché quella notte, secondo quanto verbalizzato dalla donna, l’uomo si sarebbe avvicinato al letto brandendo pericolosamente un pezzo di legno. Avrebbe potuto colpirla, questo il timore che ha attraversato come un lampo la mente della donna che sarebbe riuscita a togliergli dalle mani quell’arma impropria, presa appunto da quello sgabuzzino dove domani i Carabinieri dovrebbero prelevare campioni della stessa legna da ardere.
Irma Forte, nonostante la sua corporatura esile, lo avrebbe disarmato e lo avrebbe colpito più volte, lasciandolo senza vita ai piedi del letto, nella stanza utilizzata da qualche tempo come camera, al primo piano dell’abitazione, e accanto alla cucina: una scelta adottata per consentire all’uomo – che aveva conclamate difficoltà a deambulare – di non dover fare troppi gradini per andare a dormire.
Il pezzo di legno presumibilmente utilizzato dall’uomo prima e dalla donna poi sarebbe stato poi buttato nel camino, motivo per il quale dell’arma del delitto non sembrerebbero esserci tracce.
La comparazione tra la riserva di legna presente in casa e i reperti rinvenuti nel corso dell’autopsia potrebbe fornire ulteriori elementi utili agli inquirenti e agli investigatori per ricostruire il delitto e quindi confermare o meno le dichiarazioni della donna.
Nelle scorse settimane, in quella casa sono entrati gli uomini del Reparto investigazioni scientifiche che hanno effettuato numerosi gli accertamenti irripetibili disposti dalla Procura di Isernia che segue il caso con massima attenzione e cura, ovviamente, non tralasciando alcuna pista né ipotesi investigativa.
Sarà anche utile alla comprensione della dinamica dell’omicidio la ricostruzione in 3D che sarà realizzata proprio dagli specialisti del Ris di Roma: una metodologia scientifica che consentirà anche di analizzare le tracce ematiche, la loro direzione, la presenza sui mobili e le suppellettili e permetterà di certificare se in quella stanza, quella notte, ci fossero solo Irma e suo marito. E se quella donna provata da una vita difficile e dalla consapevolezza di aver ucciso l’uomo che aveva sposato abbia ripulito da sola il pavimento, in un estremo e inconsapevole tentativo di cancellare quei 40 anni d’inferno.
lucia sammartino

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