«Un disturbo di personalità mista che ha fatto scemare la sua capacità di intendere e di volere». È la conclusione alla quale è arrivato il dottor Ottavio Di Marco, primario del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Frosinone. È lo specialista al quale la difesa di Pietro Ialongo ha affidato il compito di ‘studiare’ e analizzare la personalità del proprio assistito, accusato di omicidio volontario aggravato dalla coabitazione e stalking.
Ialongo, l’assassino reo confesso di Romina De Cesare, la sua ex fidanzata, accoltellata per 14 volte nel corridoio dell’ingresso dell’appartamento che ancora condividevano in via del Plebiscito a Frosinone.
Ialongo, che non accettava che lei volesse una nuova vita, senza di lui.
Ialongo, che alla fine ha scelto che Romina non dovesse essere di nessun altro. E l’ha ammazzata.
La storia clinica del 39enne assassino reo confesso racconta, però, di due soli accessi in Psichiatria: uno nel 2015 e l’altro nel 2017, parecchi anni prima quindi dell’efferato femminicidio. E in entrambi i casi, Ialongo è stato ricoverato a causa di stati di ansia.
Che deriverebbero dall’incidente nel quale è rimasto ferito, che gli avrebbe provocato un forte stato di stress.
La consulenza tecnica di parte è stata depositata dalla difesa di Ialongo, rappresentata dagli avvocati Vincenzo Mercolino e Riccardo Di Vizio, solo qualche ora prima dell’udienza in programma per ieri mattina, tenutasi come sempre nell’aula di Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone.
Motivo per il quale la parte civile, rappresentata dagli avvocati Danilo Leva (che assiste il papà di Romina, anche ieri in udienza) e Fiore Di Ciuccio (che assiste il fratello della giovane assassinata) ha chiesto il differimento alla prossima udienza, fissata per il 9 novembre, del controesame dello psichiatra.
Nel corso della prossima udienza sarà nominato anche il consulente già individuato dalla Corte nel dottor Mario Colucci, primario di Psichiatria anche lui ma dell’ospedale di Latina. Gli avvocati di parte civile, entro quella data, decideranno se avvalersi del supporto di altri professionisti.
In aula ieri la deposizione del fratello di Pietro che si è soffermato sugli esiti dell’incidente stradale che quindi sembra essere il momento in cui, per l’assassino reo confesso, siano cominciati i problemi.
Pietro che necessita di cure e di riabilitazione, un incidente che gli provoca come conseguenza una lombosciatalgia acuta e cronica: dolori acuti, hanno spiegato nel corso della scorsa udienza che si è tenuta il 14 settembre i medici che lo hanno tenuto in cura, che hanno inciso sì ma sulla sua capacità lavorativa. Non può svolgere lavori pesanti, in pratica.
Ma lo stato depressivo che sarebbe seguito all’incidente, quegli episodi di ansia che sembrerebbe abbiano accompagnato Ialongo per un certo periodo, sarebbero ormai archiviati da tempo.
Prova ne è che l’ultimo medico che lo ha tenuto in cura, dal 2019 al 2022, e che è stato ascoltato sempre il 14 settembre scorso, non gli ha mai prescritto farmaci antidepressivi. E, quando il giorno prima del delitto Ialongo gli ha chiesto qualche calmante per uno stato di ansia, gli ha prescritto semplici farmaci da banco.
Come detto, gli unici due accessi in Psichiatria risalgono a parecchi anni prima del delitto di cui si è macchiato. E in entrambi i casi, Pietro lamentava uno stato ansioso.
La consulenza di parte, depositata in queste ore, accerta un disturbo della personalità, certifica lo psichiatra Di Marco, che ha fatto scemare (quindi diminuire) la sua capacità di intendere e di volere. Di conseguenza, pare di capire, la capacità di intendere e di volere c’è. E c’era anche quella maledetta notte.

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