Ancora due mesi e mezzo, più o meno, e si conoscerà il percorso giudiziario che prenderà la vicenda della frana di Castelpizzuto.
Fissata al primo febbraio 2024, infatti, l’udienza del giudice per le udienze preliminari chiamato a decidere sul rinvio a giudizio dei dieci indagati per frana colposa nell’ambito del procedimento penale portato avanti fin da subito dalla Procura della Repubblica di Isernia, con il procuratore Fucci come sempre impegnato in prima linea.
Quella ferita, che non è soltanto una strada impercorribile che ha costretto per mesi all’isolamento la piccola comunità di Castelpizzuto, deve essere rimarginata. Non solo ricostruendo l’arteria – e l’iter per ottenere i fondi necessari è stato lungo, complicato e anche faticoso – ma anche chiarendo i motivi di quell’imponente fronte franoso e, ove mai ci fossero, le eventuali responsabilità.
Il fronte del dissesto, che ha trascinato con sé la strada di accesso al piccolo centro, si è aperto a fine maggio del 2021 quando sull’asfalto si cominciarono a vedere i segni di una profonda lesione. L’indagine, immediatamente avviata e coordinata dal sostituto procuratore Iannitti con la supervisione del procuratore Fucci, è stata portata avanti dagli agenti della Polizia Stradale del comandante D’Amico. Nel mese di luglio, due mesi dopo lo smottamento imponente che ha coinvolto i muretti di contenimento e poi la sede stradale dell’unica via di accesso a Castelpizzuto, la Polizia Stradale ha eseguito, su disposizione dell’autorità giudiziaria, il sequestro penale dell’area a valle dello stabilimento per l’imbottigliamento delle acque ‘Castellina’ e ‘Santa Croce’.
Stabilimento che, come è noto, insiste sulla Sp 21, la Volturno-Pentrica, unica strada per arrivare nel piccolo comune della provincia, interessata da quell’ imponente movimento franoso che ha letteralmente spaccato in due la strada impedendo di fatto ai residenti di poter liberamente entrare ed uscire dall’abitato.
Nell’immediatezza del fatto, come si ricorderà, era stato disposto il sequestro dell’area dello stabilimento dove erano in corso i lavori di ampliamento autorizzati (due mesi prima del fatto) dal Comune di Castelpizzuto.
Il sequestro come conseguenza della relazione tecnica dei Vigili del Fuoco, contenuta anche nell’ordinanza di chiusura al transito della strada provinciale, emanata proprio dall’ente di Via Berta in quei giorni convulsi. I tecnici, allora, ipotizzavano una stretta correlazione tra i lavori in corso e il fenomeno di dissesto.
Le indagini hanno interessato i lavori condotti all’esterno dell’opificio della Santacroce Srl, spiegarono dalla Questura.
L’ipotesi al vaglio degli inquirenti – ha certificato la Questura di Isernia nel luglio di due anni fa – è che la frana sia stata causata dai lavori, ancora in esecuzione, per l’ampliamento dello stabilimento industriale. Motivo per il quale sono stati disposti accertamenti tecnici da parte di un consulente nominato dalla Procura della Repubblica e approfondimenti inerenti alla regolarità delle autorizzazioni presso gli enti locali competenti.
Il procuratore Carlo Fucci, ai microfoni di Teleregione, aveva poi ulteriormente dettagliato la vicenda. «Stiamo svolgendo indagini con accertamenti tecnici qualificati per vagliare la fondatezza delle ipotesi e per verificare se il profilo amministrativo sia conforme alla normativa vigente in materia.
L’indagine – aveva dichiarato allora il procuratore al collega Nicola De Santis – si è resa necessaria per l’evidente danno al territorio».
Parole che restringono il campo circa le identità degli indagati, quindi, che sarebbero imprenditori, amministratori e tecnici che avrebbero avuto tutti a che fare con i lavori di ampliamento, probabile causa del movimento franoso.

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