Pizzone II, le sezioni regionali di Legambiente Molise e Abruzzo, ieri mattina, hanno illustrato la posizione dell’associazione ambientalista in merito al progetto di ampliamento della centrale idroelettrica. Osservazioni inoltrate al ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica lo scorso 8 novembre. «I sistemi di pompaggio sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica ma il progetto originale presenta troppe criticità che bisogna superare» la sintesi di un documento corposo e dettagliato con il quale si ribadisce come sia necessario un maggiore coinvolgimento delle comunità perché i cittadini siano coinvolti nei processi decisionali dei territori, nell’individuazione delle strategie da attuare per il raggiungimento degli obiettivi climatici ma anche nell’individuazione dei siti dove gli impianti andranno collocati, nella scelta delle compensazioni e nella loro valorizzazione. E sul caso Pizzone II l’associazione ambientalista propone l’istituzione, in tempi brevi, di un tavolo di confronto interregionale che coinvolga anche le comunità locali, le aree protette e le diverse realità territoriali e associative.
«Sul caso Pizzone II non siamo contrari a prescindere – precisa Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – ma siamo convinti che ci siano diverse criticità che vadano assolutamente affrontate. Il territorio in questione, parliamo del versante molisano del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, è uno dei più delicati in termini di ecosistemi e biodiversità e tra le zone più importanti dell’Appennino centrale. Per questo è fondamentale che si avvii un tavolo di confronto interregionale: non dimentichiamo che la previsione di 5 anni di lavoro per realizzare le opere è insostenibile rispetto alla fragilità del contesto in cui si interviene».
La salvaguardia degli habitat è uno degli aspetti che il progetto di Enel considera con superficialità: la centrale come è noto dovrebbe essere realizzata all’interno del versante molisano del Pnalm, che oltre ad essere Parco, fa parte della rete Natura 2000 ed è una Important Bird Area (IBA). L’area di Pizzone è un territorio in cui la presenza dell’orso bruno marsicano è diventata oramai stabile e l’intera alta valle del Volturno potrebbe essere il luogo in grado di permettere l’ampliamento dell’areale del plantigrado verso il futuro Parco nazionale del Matese. Le sollecitazioni rumorose, le emissioni di polveri e di inquinanti da motori a combustione renderebbero quasi impossibile la permanenza dell’orso nell’area, e di conseguenza si vanificherebbe l’idea del corridoio tra i due parchi nazionali.
Come è ormai arcinoto, il progetto di Enel Green Power prevede l’ampliamento della centrale idroelettrica di Pizzone. La presentazione dell’istanza di valutazione di impatto ambientale e di incidenza al ministero competente il 7 agosto scorso ha creato non poche critiche per il tempismo sospetto (in piena estate). Presentate, poi, le osservazioni al progetto entro il termine dei 30 giorni – tutte di segno negativo – ha preso consistenza un fronte del no ampio e determinato che al suo interno però rileva differenze. I contrari tout court e i possibilisti, ove mai il progetto sia rispettoso del territorio. Ma quello presentato al Mate il 7 agosto non lo è e, a fronte del muro di dissenso nato sul territorio molisano e anche abruzzese, Enel ha deciso di sospendere l’iter e, da quanto si è appreso, lavorare ad un progetto alternativo a quello al momento in stand by (e lo sarà fino al 13 gennaio). Un progetto che sarebbe stato affidato ad una società svizzera e che, da indiscrezioni, dovrebbe essere meno impattante.
Legambiente, tenendo fede alla sua vocazione, rimarca l’importanza dei sistemi di pompaggio come fonte di accumulo per l’energia elettrica per raggiungere gli obiettivi della transizione ma in undici punti smonta il progetto Pizzone II perché insostenibile, sottostimato. E, ci si chiede, perché non ammodernare l’impianto esistente e scartare l’idea di realizzarne uno nuovo?
«Un progetto di tale portata – dichiarano Andrea De Marco e Giuseppe Di Marco, rispettivamente presidente di Legambiente Molise e Legambiente Abruzzo – se non correttamente dimensionato rischia di portare più danno all’ambiente rispetto ai benefici che può portare in termini di riduzione delle emissioni climalteranti. Per tali ragioni per essere realizzato devono essere risolte le criticità che sono emerse. Siamo convinti che l’idroelettrico ed i sistemi di pompaggio come fonte di accumulo per l’energia elettrica rappresentino una soluzione importante e fondamentale per decarbonizzare, mettere in sicurezza il sistema energetico italiano, e finalmente sostituire quello che, in parte, attualmente viene fatto per mezzo delle centrali turbogas. Impianti fatti bene, nel nostro Paese, insieme agli accumuli elettrochimici avranno e devono avere un ruolo fondamentale nella transizione energetica e nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.
Studiandoli e progettandoli – la precisazione che è meglio sottolineare – ben integrati nei territori».

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